Se sei come me, probabilmente ti senti confuso o manchevole nella preghiera più che in ogni altro aspetto della vita cristiana. Come mai? Parlare al Dio che ci ha scelto, che ci ha salvato e che ci sostiene non dovrebbe essere forse la cosa più naturale e piacevole al mondo? Dovrebbe esserlo, ma il più delle volte non lo è.
Tutti sappiamo che dovremmo pregare di più. Il nostro senso di colpa è lì a ricordarcelo. Ma se siamo onesti, dobbiamo confessare che non vogliamo pregare di più e che non siamo nemmeno convinti di averne bisogno. Per quale motivo? Forse perché in realtà non abbiamo capito ciò che la preghiera è, o tendiamo a dimenticarlo.
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Bentornati al podcast Ask Pastor John, e bentornato Pastore John. Abbiamo ricevuto una domanda da un ascoltatore che si chiama Tuck Warner da Coldstream (Canada): “Caro Pastore John, pur capendo che la Bibbia sostiene il concetto della predestinazione, ho ancora difficoltà a conciliare il fatto che un Dio perfettamente amorevole sostanzialmente ci «costringa» ad amarlo senza poter scegliere diversamente. Se il suo amore è perfetto, come può dunque non concederci la libertà di accettarlo o di rifiutarlo?” Come risponderesti?
Ho tre risposte, e principalmente sono risposte al modo in cui la domanda è formulata, ma credo che ci aiutino ad arrivare alle questioni di fondo che lo interessano. La prima risposta ha a che fare con il presumere di sapere ciò che significa per Dio essere perfettamente amorevole prima di capire veramente nella Bibbia in che modo egli ha amato. La seconda risposta riguarda la parola “costringere”, quando l’ascoltatore chiede: “Può Dio costringerci ad amarlo?”. Voglio dire qualcosa sulla parola “costringere”. E la terza è una risposta a Dio ci dà la libertà di accettare o rifiutare il suo amore. Queste sono le tre cose sulle quali voglio dire qualcosa.
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