Le nuove generazioni non sono orientate alle cause come potresti pensare
Nel corso degli anni, molti leader si sono detti delusi dalle nuove generazioni perché non sono orientate alle cause come dovrebbero. Ricordo che qualcuno una volta si lamentò con me dicendo: “I giovani d’oggi non sono attivisti. Sono svogliati!”
Comprendo il suo punto di vista. Tuttavia, i giovani hanno una maggiore propensione verso le cause delle generazioni precedenti. Quello che molti leader non capiscono è questo: le nuove generazioni non sono attratte dalle semplici cause. Sono attratte dalle cause comuni.
Comunità, non cause
Le nuove generazioni non fanno volontariato individualmente. Si offrono come volontari in gruppo. E’ raro che mi capiti di conoscere un giovane che serve fedelmente da solo per un lungo periodo di tempo. Per fare un esempio, queste sono alcune cause a cui la gente ha aderito:
Ricordi quando tutti davano la caccia al criminale di guerra ugandese Kony?
Ricordi quando tutti si versavano secchi d’acqua fredda sulla testa?
Ricordi quando tutti si mettevano al polso un braccialetto giallo per sostenere la lotta contro il cancro?
Eppure, probabilmente oggi non c’è più nessuno che aderisce a queste cause. Perché hanno smesso?
Kony è stato forse catturato?
La SLA non è più un problema?
E’ stata trovata la cura per il cancro?
No. Il bisogno non è scomparso. E’ scomparsa la comunità che si era riunita intorno a quel bisogno, e quindi anche le nuove generazioni.
Penso che siamo tutti d’accordo nel riconoscere che uno dei più noti attivisti mai vissuti sia stato William Wilberforce. Quando ci metti più di 25 anni per portare a termine con successo la tua causa e mettere fine al commercio di schiavi in Gran Bretagna, non sei certo uno svogliato. Ma la cosa che molti dimenticano è che Wilberforce non ottenne questo risultato da solo. La sua comunità ebbe un ruolo fondamentale.
Wilberforce aderì ai santi di Clapham, una comunità eterogenea fatta di pastori, matematici, birrai, scrittori, artisti e membri del parlamento. Fu uno sforzo comune. Era una causa comune. Quando le cose si facevano difficili—quando la loro causa non era di moda, quando non succedeva niente—c’erano le loro convinzioni ad unirli. Ricorda molto i discepoli e la chiesa primitiva.
Il distacco delle nuove generazioni
Se i giovani sono in cerca di una causa comune, non dovrebbero cercarla al di fuori della chiesa. La chiesa è la speranza del mondo. Perché allora la generazione più orientata alle cause al mondo in generale non è collegata all’organizzazione più orientata alle cause che c’è nel mondo?
Credo che non sia collegata perché molti di noi si sono allontanati dalla nostra unica causa. Cristo ci ha chiamato a fare suoi discepoli tutti i popoli, ma la realtà è che la maggior parte dei cristiani non discepola nessuno. Soltanto il 17 per cento dei cristiani dice di incontrarsi con un mentore spirituale quale parte del loro impegno nel discepolato. Non si direbbe che le ultime parole di Gesù siano la nostra priorità assoluta.
Con le sue ultime parole, Gesù ci ha affidato il Grande Mandato di andare e fare discepoli (Matteo 28:18-20). So che si parla molto in questi giorni di “far tornare grande l’America”, ma noi cristiani dobbiamo far tornare grande il mandato. (Potrei anche mettermi un cappellino rosso con scritto questo slogan).
La chiesa non ha un problema con le nuove generazioni. Ha un problema con il discepolato.
Fare discepoli è al centro dell’identità della chiesa. Credo che il nostro fallimento in questo abbia tolto molti giovani alla chiesa. Non perché in chiesa si suoni il genere musicale sbagliato o il pastore non indossi i jeans aderenti o non abbia abbastanza seguito sui social media, ma perché molte chiese hanno smesso di parlare seriamente di discepolato. Invece di invitare i giovani a prendere parte alla stessa entusiasmante e impegnativa avventura alla quale Gesù chiamò i suoi discepoli, molte chiese di fatto li hanno invitati a unirsi a un club e a conservare lo status quo.
La chiesa non può più limitarsi a fornire contenuti come prodotto principale, perché questa generazione può cercare contenuti su google tutto il giorno. Nel mondo digitale in cui viviamo, il valore percepito del contenuto è ai minimi storici. Questo sta colpendo le università, l’editoria, e anche la chiesa. Non è necessario andare in chiesa per ricevere contenuti. Le nuove generazioni possono guardare un messaggio in diretta streaming, scaricare un podcast, o guardare un video su YouTube. Ma non c’è ancora un’app per i rapporti autentici e per il discepolato a tu per tu. Questo è quello che la chiesa può offrire e che il mondo non può.
Non sto dicendo che il discepolato sia facile. Sto dicendo solo che ne vale la pena. Il Grande Mandato ha bisogno di grandi attenzioni, non di un semplice incrociare le dita in senso spirituale.
Ripeto, non abbiamo un problema con le nuove generazioni; abbiamo un problema con il discepolato. E se non lo risolviamo, allora la nuova generazione sarà l’ultima delle nostre preoccupazioni, perché c’è già un’altra generazione in arrivo. Ciò a cui daremo la priorità nei prossimi dieci anni rafforzerà o indebolirà la salute della chiesa.
Se i giovani vogliono una causa, diamogliene una. Invece di scervellarsi su come raggiungere le nuove generazioni, investiamo risorse per mobilitarle. Discepoliamo questa generazione in modo che possa discepolare la prossima.
Grant Skeldon è l’autore di The Passion Generation: The Seemingly Reckless, Definitely Disruptive, but far from Hopeless Millennials. Ha fondato un network missionario per millennials a Dallas chiamato Initiative Network. E’ anche consigliere di Catalyst e collabora con Leadership Network. Visita www.grantskeldon.com per maggiori informazioni.
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