Non essere individualista nell’evangelizzazione
La priorità dell’evangelizzazione è indiscutibile secondo la Bibbia. Eppure, la maggior parte dei cristiani probabilmente ritiene di non evangelizzare abbastanza.
Forse uno dei motivi è che tendiamo a pensare all’evangelizzazione come a uno sforzo individuale. Certo, dobbiamo condividere il vangelo come individui. Ma l’evangelizzazione fatta esclusivamente in modo solitario è lontana dall’essere l’ideale biblico.
Mentre alcuni privilegiano l’annuncio individuale, altri sottolineano l’importanza della comunità nell’evangelizzazione. Entrambe le posizioni sono valide, ma vediamo più frutto nell’evangelizzazione quando nella chiesa uniamo queste due posizioni.
Equazione rivoluzionaria
Chiunque abbia ascoltato Ray Ortlund o ne abbia letto i libri nutre probabilmente, come me, un sacco di ammirazione per lui. Molto di quello che ha detto ha aiutato tutti noi, soprattutto i giovani fondatori di chiese come me. Ma niente mi ha colpito come l’equazione che ha scritto all’inizio del suo libricino The Gospel.
Dottrina del vangelo – cultura del vangelo = ipocrisia
Cultura del vangelo – dottrina del vangelo = fragilità
Dottrina del vangelo + cultura del vangelo = potenza
Ho trovato questa equazione estremamente utile nel guidare la nostra giovane chiesa. Se proclamiamo il vangelo ma non lo viviamo, diventiamo ipocriti: gente che parla parla ma non fa. Viceversa, se viviamo il vangelo ma non proclamiamo la sua verità, diventiamo fragili: persone che passano da una moda all’altra. Ma se parliamo del vangelo e lo incarniamo, saremo una chiesa attraverso la quale altri possono al tempo stesso udire e sperimentare la buona notizia della grazia di Dio in Gesù. E quando questo succede, è potente.
Dottrina del vangelo
Per questo motivo, quando pensiamo a come evangelizzare dobbiamo partire dalla dottrina. La nostra chiesa di nuova fondazione fa parte di Acts 29, il che significa che siamo convinti che il popolo di Dio è al centro della missione di Dio. In altre parole, la chiesa riveste un’importanza fondamentale per realizzare ciò che Dio intende compiere nel mondo.
Anche la più breve panoramica di teologia biblica mostra questa centralità. Dio pose Adamo ed Eva nell’Eden per portare la sua immagine nella creazione (Genesi 1:27). Nel Vecchio Testamento, egli scelse Israele per essere la sua luce alle nazioni (Isaia 49:6). Nel Nuovo Testamento, egli assegnò alla chiesa il compito di proclamare le sue virtù (1 Pietro 2:9). E nella nuova creazione, la sposa che egli ha purificato manifesterà lo splendore della sua gloria (Apocalisse 21:9-11).
Così, da Genesi all’Apocalisse, le Scritture ci insegnano che Dio si fa conoscere nel mondo per mezzo del suo popolo—plurale.
Cultura del vangelo
Noi fondiamo chiese a tal fine. Ma nel farlo, dobbiamo guardarci dall’individualismo dilagante dei nostri giorni. Se non stiamo attenti, le chiese che fondiamo perpetueranno lo stesso tipo di egocentrismo peccaminoso che vediamo attorno a noi, che potrebbe diffondersi nella nostra evangelizzazione.
Se è davvero attraverso la nostra vita insieme che Dio si fa conoscere, allora non possiamo accontentarci dell’evangelizzazione fatta in solitario. Ripeto, sono perfettamente consapevole che gli individui hanno bisogno di condividere il vangelo nella sfera della loro vita quotidiana e non sto certamente sostenendo il contrario. Ma se desideriamo ardentemente che i nostri amici non credenti conoscano Dio, allora la nostra evangelizzazione deve essere prevalentemente comunitaria, non prevalentemente individualistica.
E le chiese di nuova fondazione possono far diventare questa ambizione una realtà. Ogni chiesa dovrebbe iniziare con lo specifico focus evangelistico di far conoscere Gesù all’interno di una determinata area geografica o, se all’estero, tra uno specifico gruppo etnico.
Nel fondare chiese, non stiamo semplicemente riunendo una folla perché partecipi a culti settimanali, né stiamo riunendo servitori affinché conducano programmi settimanali. Stiamo raccogliendo ambasciatori di Cristo, le cui vite condivise rappresentano il loro Salvatore ai loro vicini e alle nazioni.
Perciò condividiamo pasti insieme. Aspettiamo i nostri figli davanti a scuola insieme. Serviamo la nostra città insieme. Frequentiamo regolarmente il bar della zona insieme. Facciamo grigliate insieme. Guardiamo le partite insieme. Facciamo attività fisica insieme. Viviamo le nostre vite insieme affinché i nostri amici non credenti possano non soltanto incontrare un cristiano, ma possano incontrare la chiesa.
Dove c’è una cultura del vangelo, la fondazione di chiesa non permette un individualismo sfrenato, tanto meno nell’ambito dell’evangelizzazione. Non siamo un ammasso di individui che cercano di parlare di Gesù da soli. Siamo invece una stirpe eletta attraverso la quale Dio intende manifestare la sua gloria (1 Pietro 2:9-10). Questa verità trasforma l’evangelizzazione da chi io voglio raggiungere a chi noi vogliamo raggiungere.
Vera potenza
E quando viviamo in questo modo, c’è potenza. La nostra chiesa di recente ha testimoniato un esempio di questa potenza. Circa 18 mesi fa, una famiglia della nostra chiesa presentò un uomo alla nostra comunità. Non era mai stato in chiesa in vita sua, ma nell’ultima domenica del 2018 professò la sua fede in Cristo.
Quando gli chiesi di parlarmi un pò di più di quello che gli era successo, egli disse: “Attraverso la chiesa ho udito il vangelo e l’ho capito, ma la cosa che mi ha convinto che esso è vero è la comunione che condividete tra di voi”. Attraverso la dottrina della nostra chiesa ha ascoltato il messaggio del vangelo; attraverso la cultura della nostra chiesa ha visto all’opera la verità del vangelo; e attraverso la sua salvezza abbiamo sperimentato la potenza del vangelo.
O per usare le parole di Ray: dottrina del vangelo + cultura del vangelo = potenza.
Pete Rennie è il pastore guida di Living Hope Inverness di Inverness (Scozia), una chiesa che ha fondato nell’agosto del 2013. E’ sposato con Anne. Puoi seguirlo su Twitter.
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