Due anni dopo la fondazione della nostra chiesa, abbiamo dovuto affrontare la nostra prima crisi importante. Due anziani lasciarono la chiesa, non prima di aver sollevato una serie di accuse contro di me come pastore. La nostra giovane chiesa improvvisamente entrò nelle acque torbide e agitate del conflitto tra leader. Come ci si può aspettare, le dimissioni di questi due anziani portarono a una serie di riunioni dei membri di chiesa molto tormentate.
Ma Dio era con noi. Ci sono stati molti esempi della sua benevolenza durante quel periodo, ma uno in particolare risalta. La domenica mattina in cui si sarebbe dovuta tenere la più ardua delle riunioni dei membri di chiesa, Dio mandò Rod e sua moglie Joy, che erano in vacanza nella nostra zona, a visitare la nostra chiesa. Rod era un pastore e, proprio l’anno prima, per ironia della sorte, attraversò un periodo di conflitto simile nella sua chiesa. Due anziani si dimettono. Accuse. Conflitto. Pe tutta la settimana successiva, l’incoraggiamento e il discernimento ricevuto da Rod furono come un dono della grazia per un giovane pastore come me che stava cercando di tenere la sua testa sopra l’acqua nel mare del conflitto. Joy si prese cura di mia moglie che stava soffrendo molto a causa della situazione.
Read MoreIl noto agnostico Bart Ehrman, professore di studi religiosi all’Università della Carolina del Nord di Chapel Hill, inizia uno dei suoi corsi con un’esercitazione in classe.1 Esordisce così: “Quanti di voi credono che la Bibbia è la Parola ispirata di Dio?” Secondo il professor Ehrman, la maggioranza degli studenti alzano le mani. Poi chiede: “Quanti di voi hanno letto [e cita un romanzo conosciuto]… The Hunger Games di Suzanne Collins?” Di solito tutte le mani nella stanza si alzano, con poche eccezioni. Ehrman prosegue con una terza domanda: “Quanti di voi hanno letto tutta la Bibbia?” E praticamente nessuno alza la mano. Poi arriva la sua stoccata. Chiede: “Adesso capisco come mai leggete il libro della Collins. E’ una lettura interessante. Ma se credete davvero che Dio abbia scritto un libro, non lo dovreste leggere?” Ehrman mostra così l’incoerenza tra quello che questi studenti dicono e quello che fanno.
Read MoreFondiamo chiese per mettere in mostra Dio e la Sua ineguagliabile perfezione, grandezza e bellezza. Questo è il cuore pulsante della fondazione di chiese! Questo è quello che Paolo espone nella sua lettera alla chiesa di Efeso. In dodici versetti (1:6; 12; 14), Paolo ripete tre volte una frase: “a lode della Sua gloria”.
Perché quest’affermazione è il punto focale di questo brano? Perché è la motivazione principale che sta dietro alla fondazione di chiese? Ci sono tre argomentazioni convincenti:
Read MoreSono ormai più di vent’anni che frequento la chiesa. Non dimenticherò mai la mia prima esperienza in una vera chiesa che crede nella Bibbia, ripiena di Spirito e che canta gli inni della grazia. Fui sorpreso nel constatare che alle persone piaceva essere lì, rimasi senza parole nel notare che conoscevano le parole dei canti, e fui sbalordito quando venni a sapere che parlavano della loro fede anche quando non erano in chiesa. Vedevo mariti e mogli pieni di attenzioni reciproche, bambini rispettosi, e studenti universitari sobri. Tutto ciò ebbe un enorme impatto nella mia vita. Ero entusiasta della chiesa.
Vent’anni dopo, posso dire di aver sperimentato anche i dispiaceri dell’appartenere alla chiesa. Ho sperimentato il dolore di finire negli ingranaggi della politica ecclesiale, ho visto leader escludere i membri dalle decisioni, ho sentito amici pronunciare parole pesanti, ho visto membri di chiesa rovinare le loro vite nel peccato, e ho partecipato ad assemblee di chiesa che sembravano quasi una puntata di “Forum” (Jerry Springer).
La chiesa non è stata sempre un’esperienza piacevole. Nonostante abbia visto molte persone mollare la chiesa e allontanarsi da essa, amo ancora la chiesa e ho anche deciso di trasferirmi con la mia famiglia per rimettere in piedi una chiesa in difficoltà. Ciò che sto facendo può confondere la gente, ma amiamo ancora la chiesa, nonostante le sue imperfezioni e i suoi peccati.
Read MorePiù cammino con Gesù, più sono affascinato dall’apostolo Paolo.
Oltre che dalle grandi dimostrazioni della potenza dello Spirito Santo e dai vasti territori che ha influenzato con la sua opera di evangelista, sono attratto dalla sua umanità. Egli è una delle figure più rivoluzionarie presenti nella Scrittura, eppure è anche una delle più accessibili e trasparenti.
La sua conversione mostra uno dei più interessanti contrasti tra il prima e il dopo il cambiamento, ma molti tratti del suo carattere restano intatti. Nelle sue lettere, Paolo non misura il linguaggio nel condividere le sue insicurezze, le sue frustrazioni e le sue sofferenze. Rimprovera a tutti gli effetti la chiesa di Corinto riguardo al suo diritto di ricevere sostegno finanziario dalle chiese, sebbene egli non lo chieda (1 Corinzi 9). In seguito parla della sua inadeguatezza, raddoppiando nello stesso tempo gli sforzi per difendersi dai soliti attacchi sulla legittimità del suo apostolato con un solido ragionamento pieno di paragoni poco lusinghieri e sottile sarcasmo (2 Corinzi 10–12). Critica aspramente Pietro per la sua ipocrisia in un modo che farebbe arrossire la maggior parte dei ministri del vangelo occidentali per la “mancanza di amore” dimostrata (Galati 2:11–14).
La sua umanità è inoltre visibile nei suoi rapporti con le chiese da lui fondate e che egli serviva. Nel racconto fatto da Luca dell’ultimo discorso di Paolo agli anziani di Efeso (Atti 20:17–38) c’è una scena toccante in cui Paolo esprime il suo affetto per la chiesa in parole e opere, dichiarando con fermezza che le sue azioni erano osservabili da quelli del suo gruppo. Affermando “queste mani hanno provveduto ai bisogni miei”, ci dà l’immagine di un leader che fa un altro lavoro per provvedere ai suoi bisogni, per non essere di peso alla chiesa. Sembra così umano.
Elaborando questo negli anni, rimango spesso disilluso quando considero la mia precedente visione dei leader cristiani.
Read MoreCome
Se siamo convinti che le collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese siano una conseguenza naturale del vangelo e che arrechino molti benefici alle nostre chiese locali e reti di chiese, saremo allora pronti a compiere dei semplici passi per sviluppare questo tipo di collaborazioni nel nostro contesto.
1. Imposta una visione del vangelo
Questo passo è fondamentale. Dobbiamo essere sostenitori convinti e convincenti di una visione globale del vangelo che scaturisce da versetti come Abacuc 2:14: “Poiché la conoscenza della gloria del Signore riempirà la terra come le acque coprono il fondo del mare”. In tutti i nostri sermoni, studi e conversazioni informali, nella nostra esegesi, esposizione e applicazione del testo biblico, dovrebbe essere presente la portata del vangelo, l’estensione e la profondità del suo messaggio, la Signoria cosmica di Gesù. La nostra gente imparerà presto ad amare questo panorama suggestivo.
Read More
Logica e motivazione
Perché dovremmo coltivare collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese? Questo post non è per nulla esauriente, ma dovrebbe essere sufficiente a convincere. Per quelli che saranno convinti, a breve sarà pubblicato un altro post per stimolare la riflessione su come coltivare queste collaborazioni.
1. La chiesa primitiva era, fin dall’inizio, una famiglia diversificata e globale di chiese che fondano chiese
Matteo 28:18-20 ha bisogno di collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese per essere adempiuto. Come può il vangelo giungere fino alle estremità della terra senza varcare i confini nazionali (o i loro equivalenti)? Come si battezzano, si istruiscono e si fanno discepoli al di fuori del contesto della chiesa, secondo le categorie descritte dal Nuovo Testamento? Alla luce del grande mandato, non sorprende osservare che il libro degli Atti è una storia di collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese, sin dal giorno in cui la chiesa di Antiochia mandò Paolo e Barnaba in missione. Luca ci fornisce una bellissima immagine del principio in Atti 20:4, con Paolo che ritorna a Gerusalemme con un gruppo di colleghi dopo aver da poco fondato chiese a Berea, Tessalonica, Derba e in Asia (forse grazie al contributo delle chiese fondate da Paolo a Efeso e a Colosse). Luca descrive le collaborazioni internazionali incidentalmente, come se fossero una normale componente del tessuto della chiesa primitiva. Lo stesso quadro emerge dalle epistole. Perché Paolo scrisse Romani? Per recarsi in Spagna, e creare una collaborazione internazionale tra la chiesa di Roma e la chiesa che sperava di fondare in Spagna. Filippesi è una lettera che riguarda la collaborazione nel vangelo (cap. 1 e cap. 4). 1 Tessalonicesi 1 mostra una chiesa la cui influenza e testimonianza echeggiavano da provincia a provincia in modo naturale e contagioso. Tutto lascerebbe pensare che quando la finalità e la portata del vangelo erano predicate, producevano come conseguenza necessaria collaborazioni internazionali vitali e intenzionali.
Read More
E’ meraviglioso che il Dio che ha creato il mondo per mezzo della sua parola abbia parlato al suo popolo in un libro. Pensaci. Il Dio invisibile ha rivelato se stesso attraverso gli scritti di uomini che furono sospinti dallo Spirito (2 Pietro 1:19–21). Quale grazia! Se non sei meravigliato da questa cosa, non diventare un predicatore.
La ferma convinzione che la Bibbia è la comunicazione diretta e personale di Dio al suo popolo è all’origine di una predicazione efficace. L’uomo che risponde alla chiamata a predicare si assume un’enorme responsabilità, che va presa con una buona dose di santo timore. Non è qualcosa da prendersi alla leggera.
Read MoreCon calma Giosuè passò in rassegna i suoi soldati, radunati in truppe di cinquanta e di cento unità. Si accertò che i capitani avessero capito la strategia. Passò anche del tempo a pregare con qualche soldato esitante qua e là. Altri seguirono il suo esempio, e un quieto brusio di benedizioni e di preghiere si unì al risoluto cigolio di pelle e al tintinnio del metallo proveniente degli uomini che stavano controllando e indossando la loro armatura.
Quando giunse alla tribù di Giuda, il comandante abbracciò Caleb e, mani sulle spalle, pregarono insieme. Caleb e i suoi uomini avrebbero dovuto avanzare per bloccare l’impatto dell’offensiva Amalechita quando la battaglia sarebbe iniziata, e Giosuè era certo che l’assalto del nemico si sarebbe infranto contro il roccioso coraggio del suo vecchio amico.