Scegli una vita cruciforme

Anche i pastori provano vergogna. La nostra vergogna —come quella di tutti gli altri—ha avuto inizio in Eden, e possiamo tracciare il suo percorso nelle nostre vite attraverso tutta una serie di cose che abbiamo fatto e di cose che sono state fatte a noi.

Ci sono persino momenti in cui il ministero stesso ci appare una fonte di vergogna. Ci sentiamo fraintesi. I nostri ministeri non sono come ce li immaginavamo. Le continue chiamate che rivolgiamo alle persone a venire a Cristo, a vigilare e a combattere per le realtà eterne ci rendono vulnerabili al loro rifiuto. Nell’arco di decenni di ministero, la vulnerabilità accumulata può farsi sentire.

Certo, sappiamo dove guardare per avere speranza. Possiamo guardare a Cristo e ricordare la dignità che abbiamo nell’appartenere a lui. Ma a volte è più facile offrire questa promessa agli altri che applicarla a noi stessi.

Talvolta noi pastori predichiamo agli altri che Cristo ha preso su di sé la nostra vergogna, anche quando usiamo la nostra chiamata al ministero per coprire la nostra. A volte carichiamo il ministero di un peso (essere visti, conosciuti, amati) che esso non è in grado di portare.

Che cosa possiamo fare come pastori e fondatori di chiesa quando consideriamo i nostri ministeri sia come l’origine della nostra vergogna sia come la sua (falsa) soluzione?

Ricorda la verità. Combatti le bugie.

Quanto ricordiamo la nostra identità in Cristo, ci sentiamo sollevati: siamo seduti nei luoghi celesti con lui non a causa delle nostre opere ma a causa della sua opera al posto nostro. Sapere che Dio ci vede e ci conosce appieno, e che nonostante questo siamo pienamente amati e scelti da lui, può certamente essere sufficiente a farci uscire dalla nostra disperazione.

Come mai allora questo sollievo spesso dura poco? In passato, pensavo che fosse un problema di dimenticanza. Pensavo di avere solo bisogno di qualcosa che mi ricordasse la verità e che mi riportasse ad essa. Ma quando riflettevo sulle circostanze del ministero che mi facevano provare vergogna, mi rendevo conto che mi stavo dilettando nella verità senza sradicare la bugia.

Le presenze in chiesa calano e con esse anche il nostro senso di accettazione. Pensiamo di essere importanti quanto il nostro ultimo sermone. La nostra influenza diminuisce e temiamo di essere dimenticati. Qual è la bugia qui? Crediamo erroneamente che le folle, un impatto visibile e un’influenza crescente tra le persone che non conosciamo siano il sentiero che conduce alla dignità. Ma questo genera una spirale nella quale le cause e le soluzioni alla nostra vergogna diventano la stessa cosa: metri di misura mondani del successo e dell’affermazione.

Per contrastare questa bugia, dobbiamo non solo ricordare a noi stessi qual è la nostra identità in Cristo, ma anche che siamo identificati con lui. Quando lo facciamo, successo e dignità assumono un nuovo significato.

‘Identità in’ e ‘identificarsi con’

Che cosa significa essere identificati con l’uomo dei dolori, familiare col patire? Marco riporta una conversazione tra Gesù e due discepoli che volevano sedere con lui l’uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Come risposta, Gesù chiese: “Potete voi bere il calice che io bevo, o essere battezzati del battesimo del quale io sono battezzato?” (Marco 10:38).

Egli rispose alla loro richiesta di essere identificati con lui nella sua gloria chiedendogli se loro sarebbero stati disposti a identificarsi con lui nelle sue sofferenze. Sarebbero stati disposti a rivedere il loro concetto di onore e dignità alla luce della croce?

Gesù fu disprezzato e rifiutato dagli uomini, non aveva bellezza né aspetto tale da piacerci, fu considerato maledetto e colpito da Dio. Quando affrontiamo una sofferenza che assomiglia anche solo remotamente a queste cose, la consideriamo innaturale per un servitore di Cristo o come il privilegio incredibile e la preziosa dignità di seguire lui?

Quando è il sogno americano, e non le sofferenze di Cristo, a determinare le nostre aspettative riguardo il ministero, ci aggrappiamo alla nostra identità in lui solo nei momenti in cui non abbiamo successo, senza nemmeno mettere in discussione la nostra definizione di successo prima di tutto. Troviamo la nostra identità in Cristo ma preferiamo ancora non identificarci con lui. Ci piace il conforto dell’“identità in” senza abbracciare il disagio dell’“identità con”.

Imitazione ed associazione

Certe volte metto i miei desideri per il ministero da una parte, e il figlio crocifisso di un carpentiere dall’altra, e mi chiedo quale ministero preferirei emulare e con chi mi associerei.

Di certo, nessuno di noi è Cristo. Nessuno di noi è chiamato a portare il peccato e la sofferenza del mondo, e abbiamo bisogno di saggezza e di relazioni per capire se stiamo cercando di esserlo. Ad ogni modo, siamo chiamati a scegliere una vita cruciforme, nella quale la croce non ci insegna semplicemente che Cristo è morto, ma ci insegna anche come vivere.

Il ministero cristiano è croce e risurrezione, è una vita d’amore che si sacrifica. Noi che viviamo siamo esposti alla morte per amor di Gesù affinché la sua vita si manifesti nei nostri corpi mortali. Mentre una sorta di morte opera in noi, la vita di risurrezione opera in coloro che amiamo (2 Corinzi 4:11-12).

Ma anche se questa nuova vita non è visibile a noi—anche se nel nostro ministero c’è più il morire che il risuscitare —la vergogna non deve coprire il nostro volto. Non se imitare Cristo ed essere associati a lui è l’onore più grande della nostra vita. Non se condividere la sua gloria in cielo e le sue sofferenze sulla terra è la nostra gioia più completa.

Il ministero è una fatica d’amore che ci costringerà ad affrontare la nostra paura del rifiuto, la nostra paura di essere dimenticati e la nostra paura di essere considerati un fallimento. Quando ciò accade, possiamo riposare nella nostra identità in Cristo, conoscere il privilegio di essere identificati con lui, e servire senza vergogna.


Jason James è il pastore di New Hope Church ad Harlem e fa parte del consiglio consultivo di Advance Initiative. Puoi leggere altri suoi articoli su Substack.

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