Quattro modi per essere una chiesa che accoglie le famiglie con bisogni speciali

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Secondo uno studio condotto da LifeWay Research, “Quasi ogni pastore (99 percento) e fedele (97 percento) afferma che una persona disabile si sentirebbe accolta e inclusa nella sua chiesa”. 

Tuttavia, quando famiglie come la mia leggono queste statistiche notano delle incongruenze. 

Avendo una sorella affetta da sindrome di Down, ho fatto parte di una famiglia con bisogni speciali per tutta la mia vita. Le chiese nelle quali sono cresciuta sono state molto accoglienti con la mia famiglia, ma quando a nostro figlio James fu diagnosticato l’autismo 10 dieci anni fa, mi sono resa conto che la nostra chiesa, di cui mio marito era pastore, non aveva al suo interno nessuna famiglia con bisogni speciali. Se qualcuno mi avesse fatto quella domanda, avrei risposto che chiunque avesse una disabilità era il benvenuto nella nostra chiesa, ma non avevamo nessuna esperienza concreta. 

In che modo le chiese possono diventare più accoglienti con bambini, adolescenti e adulti disabili? Ripensando alle iniziative adottate dalla mia chiesa 10 anni fa, sono convinta che ogni chiesa può passare dal rispondere “Pensiamo che le persone disabili verrebbero accolte” a “Siamo sicuri che verrebbero accolte”. 

Questi sono quattro modi in cui le chiese possono lavorare per raggiungere questo obiettivo:

1. Sviluppare una teologia della disabilità.

Nel suo libro Same Lake, Different Boat, Stephanie Hubach presenta tre prospettive sulla disabilità. La prospettiva modernista considera la disabilità come una parte anormale di vita nel nostro mondo normale. La prospettiva postmoderna considera la disabilità come una parte normale di vita nel nostro mondo normale. La prospettiva biblica, tuttavia, considera la disabilità come una parte normale (prevedibile) di vita nel mondo anormale in cui viviamo. 

Il Salmo 139 dice che tutti noi siamo stati fatti in modo stupendo (Salmo 139:14). Dio ha avuto la stessa cura nell’intessere una persona nata con la sindrome di Down come per una persona nata con il numero normale di cromosomi. In 2 Samuele 9, Davide onorò Mefiboset, il figlio storpio di Gionatan, invitandolo a mangiare alla sua tavola, dando un valore alla loro relazione tale da abbattere le barriere della vergogna e dell’accessibilità. 

In Giovanni 9, quando i discepoli chiesero a Gesù se la cecità di un certo uomo fosse dovuta al suo peccato o a quello dei suoi genitori, Gesù corresse le loro convinzioni dicendo che la disabilità di quell’uomo esisteva affinché le opere di Dio fossero manifestate in lui (Giovanni 9:3). 

Comprendere i bisogni speciali come una realtà che ci si può aspettare nel nostro mondo anormale e decaduto ci aiuta a sviluppare una teologia della disabilità che valorizza ogni vita umana in quanto creata a immagine di Dio. 

2. Credere che ogni parte del corpo di Cristo è necessaria.

Ogni membro del corpo di Cristo è necessario per compiere la missione della Sua chiesa, che è il corpo di Cristo. Alcune parti del corpo sono più deboli di altre, ma sono comunque degne di grande onore (1 Corinzi 12:12-27). Ancora di più: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui” (1 Corinzi 12:26). 

Se si giudica mio figlio James da ciò che può fare per la nostra comunità, potremmo metterlo in fondo alla lista dei membri di chiesa importanti. Il suo modo di comunicare è funzionalmente non verbale, il che significa che è più probabile che risponda al tuo “Buongiorno” con una citazione di uno dei suoi film preferiti piuttosto che con quella che noi consideriamo una risposta appropriata. 

Tuttavia, dopo averlo aiutato per settimane a farlo sentire a proprio agio con le luci e i suoni del nostro culto di adorazione, nel giorno della festa della mamma è riuscito a stare in piedi con noi in prima fila durante i canti. Ha indossato delle cuffie antirumore appoggiandosi a suo papà come supporto, ma la presenza di James è stata un incoraggiamento per chi ci stava accanto.

Nei giorni successivi, abbiamo ricevuto email e messaggi di testo di fratelli e sorelle che dicevano quanto fosse stato importante per loro vedere nostro figlio adorare insieme a noi. Quell’occasione ha mostrato alla nostra chiesa che la grazia di Dio è sufficiente anche nelle nostre sfide, e che ogni persona può incoraggiare gli altri con l’incoraggiamento che essa ha ricevuto da Dio (2 Corinzi 1:3-4).

3. Aumentare l’accessibilità.

Una parte importante di accostarsi a chi ha una disabilità è abbattere gli ostacoli all’accessibilità. Tutte le persone hanno il diritto di accedere al Vangelo, alla comunità e all’adorazione. Le chiese devono essere disposte a fare degli adattamenti, anche quando ciò richiede sacrificio. 

Ogni attività che svolgiamo, dal culto di adorazione la domenica mattina ai piccoli gruppi, dai campi sportivi alle agapi, dovrebbe essere accessibile a quante più persone possibile. Per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere necessario spendere più soldi e reperire più volontari, ma è un privilegio confidare nella provvidenza di Dio! Non potrebbe essere che Egli abbia già collocato alcune persone nella tua chiesa in grado di aiutare a soddisfare i bisogni delle famiglie con bisogni speciali? Cerchiamo queste persone e invitiamole a servire in questa direzione. 

Ci sono molti tutori personali e di famiglia che possono aiutare le chiese con gli aspetti pratici dell’essere più inclusive. E mentre le chiese reperiscono tali risorse, sempre di più ne saranno disponibili.    

4. Cercare le famiglie con bisogni speciali.

Una famiglia su cinque negli USA ha un membro con una disabilità, ma non dobbiamo aspettarci che queste famiglie vengano nelle nostre chiese se non andiamo intenzionalmente a cercarle.

La nostra chiesa organizza eventi evangelistici rivolti specificamente a famiglie con bisogni speciali, come proiezioni mattutine di film liberi da sollecitazioni sensoriali e momenti di gioco ai castelli gonfiabili. Organizziamo serate di sollievo e una giornata di relax per mamme e assistenti. Invece di accontentarci dell’approccio “venite e vedete”, andiamo noi a cercare le famiglie che hanno minori probabilità di frequentare una chiesa. Facciamo loro sapere che sono benvenute e che ci stiamo adoperando per imparare come servirle nel modo migliore. 

Inoltre, ricordiamo ai nostri membri con disabilità, alle nostre famiglie con bisogni speciali e a quanti lavorano nella sanità e nell’insegnamento di sostegno che sono dei missionari. Essi conoscono le difficoltà che le famiglie con bisogni speciali affrontano, e comprendono il linguaggio spesso disorientante di acronimi e diagnosi. Come chiesa, lavoriamo per incoraggiare ed equipaggiare questi missionari in prima linea. 

Diventare una chiesa più accogliente per le persone disabili ci impone di morire a noi stessi in tanti modi, piccoli e grandi. Ma la ricompensa è grande: una chiesa che riflette la compassione di Gesù per ogni tipo di persona.


Sandra Peoples (MDiv) è una mamma e una sorella di persone con bisogni speciali. Lei e la sua famiglia vivono nella periferia di Houston, dove serve la sua chiesa come coordinatrice dell’inclusione per le famiglie con bisogni speciali. Fa anche parte della Southern Baptist of Texas Convention nella veste di consulente per i ministeri che si occupano di bisogni speciali. E’ l’autrice del libro Unexpected Blessings: The Joys and Possibilities of Life in a Special-Needs Family.

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