Quando Dio non si avvicina
Quando hai un disperato bisogno che Dio intervenga nelle tue prove, dove cerchi nella Bibbia la speranza di cui hai bisogno?
Negli ultimi dieci anni, 2 Cronache 16:9 è stato uno dei miei versetti preferiti: “Il Signore percorre con lo sguardo tutta la terra per spiegare la sua forza in favore di quelli che hanno il cuore integro verso di lui”. Dio sa subito quali sono i nostri bisogni. Egli non è né distratto né occupato. Con i suoi occhi egli percorre tutta la terra per spiegare la sua forza in favore dei suoi figli. Egli è un Padre premuroso e un instancabile consolatore.
L’intensità e la tenerezza dell’amore di Dio in questo versetto rendono le parole successive ancora più raggelanti:
“In questo tu hai agito da insensato” (2 Cronache 16:9)
Quando il profeta Canani ricordò al Re Asa che gli occhi di Dio percorrono avanti e indietro tutta la terra, non stava rassicurando e confortando il re, lo stava invece ammonendo e disapprovando. Qual era il suo messaggio ad Asa? Se cerchi l’aiuto di Dio quando sei disperato, niente e nessuno potrà farti del male, ma se ti rivolgi altrove per chiedere aiuto, e non a Dio, niente e nessuno potrà salvarti.
Come appoggiarsi a Dio
Asa aveva sperimentato la gioia di vedere Dio venire improvvisamente in soccorso con grande potenza. Soltanto due capitoli prima, quando un milione di Etiopi marciarono contro il suo esercito, e trovandosi in inferiorità numerica di due a uno,
Asa invocò il suo Dio dicendo: “SIGNORE, per te non c'è differenza tra il dare soccorso a chi è in gran numero, e il darlo a chi è senza forza; soccorrici, SIGNORE nostro Dio! Poiché su di te noi ci appoggiamo, e nel tuo nome siamo venuti contro questa moltitudine. Tu sei il SIGNORE nostro Dio; non vinca l'uomo contro di te!” (2 Cronache 14:10)
A quale cuore Dio corre in soccorso? Per cominciare, a un cuore che riconosce che niente e nessuno può soccorrere come lui: “Signore, fuori di te nessuno può soccorrere” (Versione C.E.I). Dio non promette di aiutare quelli che ricorrono a lui come se fosse l’ultima spiaggia, e non come la prima opzione difensiva. Asa rivolse subito il suo sguardo a Dio quando gli Etiopi invasero la terra, non alle sue risorse e non ai suoi alleati, perché sapeva che solo Dio era più grande di tutti i suoi nemici.
Secondo, Dio soccorre quelli che hanno il cuore integro verso di lui e che riconoscono la loro debolezza e la forza di Dio: “Signore, per te non c’è differenza tra il dare soccorso a chi è in gran numero, e il darlo a chi è senza forza”. Gli Etiopi erano più potenti, in mezzi militari e in numero. Giuda, la nazione di cui Asa era il re, era debole. Ma il re sapeva che il suo Dio confonde la saggezza degli uomini, anche dei più saggi fra gli uomini, e sovverte la forza degli eserciti più potenti, rendendo il forte debole e il debole forte per rivelare ancora di più la sua magnificenza.
Terzo, Asa prese con coraggio il passo successivo appoggiandosi a Dio. Egli pregò: “Soccorrici, Signore nostro Dio! Poiché su di te noi ci appoggiamo, e nel tuo nome siamo venuti contro questa moltitudine”. Poiché avevano fiducia che il loro Dio sovrano avrebbe agito, non corsero a nascondersi, ma avanzarono. Affrontarono una battaglia che non erano in grado di vincere con le loro forze.
Che cosa succede quando Asa corse a Dio per ricevere soccorso? Dio corse a combattere per Asa: “E il Signore sconfisse gli Etiopi davanti ad Asa e davanti a Giuda, e gli Etiopi si diedero alla fuga” (2 Cronache 14:12). Asa si appoggiò al Signore, e Dio sconfisse un milione di soldati.
Le tue battaglie non sono finite
Ma il cuore di Asa non rimase integro verso Dio. Quando Baasa, re d’Israele, attaccò Giuda, benché Asa avesse già visto il Signore sconfiggere un milione di Etiopi perché aveva pregato, il re si rivolse alla Siria per chiedere aiuto, e non a Dio.
Poi Asa prese dell’argento e dell’oro dai tesori della casa del Signore e del palazzo del re e li mandò a Ben-Adad re di Siria . . . Ben-Adad diede ascolto al Re Asa e mandò i capi del suo esercito contro le città d’Israele, ed essi conquistarono Ion, Dan, Abel-Maim, e tutte le città di rifornimento di Naftali. (2 Cronache 16:2, 4).
Con l’aiuto della Siria, Asa vinse la battaglia, ma perse il sostegno del Signore. Gli occhi fiammeggianti che una volta avevano percorso la terra avanti e indietro per soccorrerlo, ora si nascondevano da lui. “In questo tu hai agito da insensato”, annunciò il profeta, “infatti, da ora in poi avrai delle guerre” (2 Cronache 16:9).
Dio non ti soccorrerà
Quando ricorriamo a qualcuno o a qualcosa ignorando Dio, riveliamo che in fondo confidiamo in noi stessi anziché in lui. Siamo convinti di sapere più di Dio quello che è meglio per noi. Invece di fermarci, pregare e cercare l’aiuto e la guida di Dio, sblocchiamo i nostri smartphone e scorriamo tra i nostri contatti in cerca di qualcuno che diventi la nostra Siria.
Quando il conflitto divampa nei nostri matrimoni e nelle nostre amicizie, e non ci fermiamo per chiedere l’aiuto di Dio, dovremmo essere sorpresi se i conflitti diventano più frequenti ed esplosivi? Quando i nostri ministeri sono impantanati in paludi di problemi relazionali o organizzativi, e continuiamo a rimandare l’appuntamento con la preghiera per i problemi, ci aspettiamo che le acque non diventino ancora più alte mentre i nostri piedi vanno sempre più a fondo? Quando dobbiamo prendere decisioni importanti, e facciamo tutto quello che ci passa per la mente, tranne la cosa più importante, non ci sentiremmo come se un milione di nemici si fossero schierati contro di noi?
Il fallimento da parte di Asa dovuto alla sua ostinazione ci insegna che se facciamo affidamento su noi stessi e cerchiamo aiuto da qualche altra parte, non soltanto Dio lascerà che ce la caviamo da soli, ma le guerre potrebbero non avere mai fine.
Il giorno peggiore per morire
E se Asa avesse compreso quello che aveva perso quando vinse la battaglia senza Dio? E se avesse riconosciuto quanto inconsistente e momentanea fu la sua vittoria? E se avesse ascoltato? Ma Asa non gradì per niente il messaggio del profeta: “Asa s’indignò contro il veggente, e lo fece mettere in prigione, tanto questa cosa lo aveva irritato contro di lui” (2 Cronache 16:10). Questa è la reazione ostinata (di Asa ma anche la nostra) di chi fa affidamento su se stesso quando viene messo a confronto con la verità.
Trascorsero tre terribili anni prima della morte di Asa: “Il trentanovesimo anno del suo regno, Asa ebbe una malattia ai piedi; la sua malattia fu gravissima; e, tuttavia, nella sua malattia non ricorse al Signore, ma ai medici” (2 Cronache 16:12). C’è forse una fine più misera? Egli preferì morire affidandosi alle mani dei medici invece di affidarsi a quelle di Dio. Gesù direbbe: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico” (Marco 2:17) — anche quando la malattia sale dai loro piedi al loro cuore.
Quando hai bisogno di lui
Quando Dio ci ricorda, nella sua parola, quanto abbiamo bisogno di lui, o il nostro orgoglio si ribellerà per difendersi o l’umiltà ci porterà a inginocchiarci con un cuore triste ma gioioso. Quando percepiamo il nostro bisogno di Dio, ma facciamo a meno di correre da lui, non dobbiamo aspettarci che sia lui a correre da noi. Egli non asseconderà la nostra fiducia in noi stessi, perché essa dice ben poco su di lui. Un altro re, un umile Re Davide, avrebbe avvertito Asa (e tutti quelli come lui) con queste parole: “Sì, eccelso è il Signore, eppure ha riguardo per gli umili, e da lontano conosce il superbo” (Salmo 138:6).
Tuttavia, se corriamo a Dio e facciamo affidamento su di lui, gettando su di lui i nostri pesi perché egli ha cura di noi (1 Pietro 5:7), e abbiamo fiducia che colui che non ha risparmiato il proprio Figlio ci donerà tutto quello che è necessario per la nostra gioia eterna (Romani 8:32), Dio stesso verrà in nostro soccorso — ogni volta che abbiamo bisogno di lui, per quanto deboli ci sentiamo, chiunque o qualunque cosa sia contro di noi, a qualunque costo.
Se i suoi occhi percorsero avanti e indietro tutta la terra per soccorrere un antico re che si allontanò da lui, quanto di più egli correrà in soccorso di coloro che è venuto a salvare mediante la morte di suo Figlio sulla croce.
Marshall Segal (@marshallsegal) è autore e caporedattore di desiringGod.org. E’ l’autore di Non ancora sposati. Trovare la vera gioia nelle relazioni sentimentali (Adi-Media, 2017). Si è laureato al Bethlehem College & Seminary. Lui e sua moglie hanno un figlio e vivono a Minneapolis.
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