Un rinnovato impegno dopo 55 anni su una sedia a rotelle

A volte mi chiedo: Chi sono io, Dio, per avermi portato fino a qui? Ultimamente, mi sono posta questa domanda che si trova in 1 Cronache 17:16: “Allora il Re Davide [disse]: “Chi sono io, o SIGNORE Dio, e cos’è la mia casa, che tu m'abbia fatto arrivare fino a questo punto?” Chi sono io per poter parlare su una radio nazionale da 40 anni? Chi sono io per essere così benedetta nel matrimonio con Ken da 40 anni? E come ho fatto ad avere la forza per sopravvivere 55 anni da quadriplegica su una sedia a rotelle?

La verità è che io non ho questa forza. Mi alzo ogni mattina con un bisogno disperato di Dio. Come Davide, spesso confesso: “Sono misero e povero” (Salmo 40:17). Forse è così che Dio mi ha fatto arrivare fino a questo punto. Non saprei dirlo, ma so che “il SIGNORE percorre con lo sguardo tutta la terra per spiegare la sua forza in favore di quelli che hanno il cuore integro verso di lui” (2 Cronache 16:9). Dio sta cercando in lungo e in largo persone deboli che lo amano affinché egli possa riversare in loro la sua forza. Forse questa è la mia storia, ma come sono arrivata qui non sono io a doverlo dire. Continuo semplicemente a lodare il mio Dio sovrano per ogni traguardo che supero.

È la nobile causa di Cristo alla quale ho dedicato me stessa per decenni che mi fa andare avanti, e non riesco a pensare a nient’altro che mi dia più gioia. Nel raggiungere il traguardo di 55 anni con la quadriplegia—senza contare due episodi di cancro, gravi problemi respiratori, COVID-19 e dolori cronici—mi aggrappo saldamente ad Atti 20:24: “Non faccio nessun conto della mia vita come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio”.

In questo anniversario che segna 55 anni di vita su una sedia a rotelle, voglio riflettere su più traguardi tramite cui Dio ha fatto cose straordinarie.

L’anniversario della legge sulla disabilità

Quando un collo rotto stravolse la mia vita 55 anni fa, lasciandomi depressa e devastata, le ultime persone con cui volevo stare in compagnia erano quelle su una sedia a rotelle come me. Mi facevano sentire a disagio, perciò ignoravo praticamente chiunque avesse una malattia invalidante. Immaginate la mia sorpresa quando poco più di dieci anni dopo, Dio usò la mia afflizione per fondare un ministero internazionale per i disabili. Durante quei dieci anni, superai la mia paura del futuro e il mio disprezzo per gli altri disabili. Dio trasformò il mio cuore, cambiò il mio atteggiamento e mi mostrò che nella vita ci sono cose più importanti che camminare.

Sono finita su una sedia a rotelle in un periodo in cui l’accessibilità per le persone che usavano ausili alla mobilità era molto limitata. Negli anni settanta, quando mi capitava di andare al ristorante, mi sentivo dire che per accedere avrei dovuto andare giù per una stradina, superare bidoni puzzolenti, entrare da una porta laterale che portava ad una cucina affollata e rumorosa per raggiungere infine il mio tavolo.

Ricordo di essere rimasta bloccata nel camerino di una boutique mentre provavo dei vestiti. La mia sedia a rotelle si era incastrata tra la porta basculante e la parete; il responsabile del negozio dovette venire a liberarmi. La mia sedia a rotelle lasciò segni di strisciate in tutto il camerino. Ero terribilmente imbarazzata. Così andavano le cose nei primi anni settanta, prima dell’entrata in vigore della legge che proibisce la discriminazione basata sulla disabilità (ADA).

Di anno in anno accumulavo incidenti imbarazzanti, come rimanere bloccata, restare incastrata e dover fare lunghe deviazioni tortuose per entrare al cinema, al ristorante, in chiesa e nei negozi. Alla fine ne ho avuto abbastanza, così iniziai ad impegnarmi attivamente per me e per gli altri disabili.

Alla fine degli anni ottanta, ottenni in qualche modo un posto nella Consulta Nazionale sulla Disabilità sotto la presidenza di Reagan. Uno dei primi progetti ai quali la Consulta lavorò fu la mancanza di accessibilità ai luoghi pubblici. Lavorando con altre organizzazioni che si occupavano di disabilità, riuscimmo ad inviare al Congresso una proposta di riforma per migliorare l'accessibilità degli americani con disabilità. Infine, nel 1990, ero seduta sul prato della Casa Bianca con gli altri membri della Consulta mentre il Presidente Bush firmava la legge sulla disabilità.

Non mi capita spesso di ripensare ai giorni in cui facevo parte della Consulta. Ad ogni modo, durante una recente vacanza al Parco Nazionale Yosemite, io e Ken notammo che tutti i sentieri erano pavimentati e contrassegnati da simboli di accesso. Rimasi piacevolmente sorpresa di scoprire che c’erano chilometri di sentieri che potevo percorrere. Per i posti in cui non potevo andare con la sedia a rotelle, c’erano tram accessibili.

Ad un certo punto, mentre spingevo la mia sedia a rotelle lungo il fondovalle dello Yosemite, mi fermai a riflettere, piangendo ricordando i giorni in cui dovevo farmi strada attraverso vicoli bui e porte di servizio. Quello era il passato. E il presente? Praticamente tutto il sistema dei parchi nazionali è aperto per me. Questo mese ricorrono 32 anni da quando è stata approvata la legge sugli americani con disabilità (ADA).

Oltre l’attivismo: una visione per l’appartenenza

Naturalmente, alle persone con disabilità serve qualcosa di più che sentieri agevoli, fontanelle abbassate e rampe di uscita. Qui negli U.S.A, le leggi che impongono di adottare standard di accessibilità sono utili, ma non possono dare quel senso di appartenenza che le persone disabili molto spesso non hanno. Anche se sono passati 32 anni dall’ADA, le persone con disabilità spesso sono ancora isolate ed emarginate. È per questo motivo che ho fondato Joni and Friends nel 1979. Sapevo che c’erano migliaia e migliaia di persone alle prese con gli stessi rancori e timori sulla loro disabilità. Così ho messo insieme un team di amici con la stessa visione determinati a fare tutto il possibile per rendere Cristo reale ai disabili di tutto il mondo.

C’è bisogno di una legge più grande dell’ADA. In Luca 14:13-14, Gesù ci dice di chiamare “poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato”. Noi di Joni and Friends abbiamo la visione di un mondo in cui ogni persona che soffre di disabilità trova speranza, dignità e il suo posto nel corpo di Cristo.

Per esempio, qui negli U.S.A., organizziamo ritiri di famiglia nei quali i genitori di bambini con bisogni speciali ricevono il riposo tanto necessario e intere famiglie scoprono di fare parte non solo di una comunità che li capisce ma del corpo di Cristo. Migliaia di veterani sono tornati dalla guerra con ferite fisiche, morali e con problemi di disturbo post-traumatico da stress, perciò organizziamo ritiri spirituali per questi militari coraggiosi, uomini e donne, e le loro famiglie. Inoltre, ci sono bisogni disperati in città come East St. Louis, Nashville e il centro di Los Angeles. Stiamo quindi cercando di aumentare il numero dei nostri programmi e di fornire risorse alle chiese per portare le persone con disabilità nella casa di Dio per mezzo della fede in Cristo.

Una presenza globale per un bisogno globale

Mi si spezza il cuore quando penso che nel mondo ci sono un miliardo di persone con problemi di disabilità, la maggioranza delle quali vive in povertà con poche speranze di cambiamento. Queste persone si sentono dimenticate dalle loro comunità, ma Gesù non le ha dimenticate.

Nelle nazioni in via di sviluppo stiamo distribuendo sedie a rotelle e Bibbie grazie alla nostra iniziativa “Wheels for the World”. La casa di Joni consiste in centri per disabili che offrono ergoterapia, forniture mediche, studi biblici e programmi di discepolato, formazione professionale, manutenzione delle sedie a rotelle e altro ancora. Inoltre, collaboriamo con gli ospedali locali per fornire trattamento delle ferite, assistenza chirurgica e fisioterapia. In breve, lavoriamo per “dimostrare” la potenza del messaggio della salvezza dando prova della compassione di Cristo.

Eravamo in procinto di avviare i lavori per costruire una nuova Casa di Joni in Ucraina quando a Febbraio è scoppiata la guerra. Mentre le bombe russe cadevano, le persone con disabilità sono rimaste isolate in una situazione di pericolo. Abbiamo quindi iniziato a servire gli ucraini con disabilità, ma non come avevamo pianificato. La nostra coordinatrice nazionale, Galyna, ha iniziato ad organizzare le evacuazioni, anche quando la Russia intensificava i suoi bombardamenti. Con l’aiuto della sua rete di chiese e dei nostri partner in Polonia, Galyna ha lavorato instancabilmente e coraggiosamente per rintracciare le persone con disabilità ed evacuare le più vulnerabili tra loro—centinaia ad oggi.

Nonostante oggi l’Ucraina riceva meno titoli sui giornali, Galyna e i membri della nostra rete continuano a fornire alloggi e scorte alimentari agli ucraini con disabilità. Attualmente stiamo programmando un Ritiro di Famiglia per gli ucraini con disabilità sfollati e i loro accompagnatori.

Determinata a servire fino alla fine

Dagli scantinati bui in Ucraina alle pendici dell'Himalaya alle strade del centro di Los Angeles, le persone con disabilità soffrono in modo indicibile. I loro bisogni sono urgenti, e perciò sto “correndo sulla mia sedia a rotelle” la gara che il Signore Gesù ha posto dinanzi a me. Ci sono troppe persone che stanno lottando e soffrendo come facevo io 55 anni fa quando mi ruppi la spina dorsale e diventai quadriplegica.

Invecchiare con la quadriplegia può presentare sfide supplementari, ma ciò non mi demoralizza. Con l’aiuto di Dio, cerco di non mi aggrapparmi troppo saldamente a nulla. Cerco di non aggrapparmi alla mia fragile vita, né di coccolarla o minimizzare il mio lavoro con Joni and Friends soltanto perché sto invecchiando, diventando più debole e avendo più dolori. Anzi, trovo una grande consolazione e una grande gioia nel morire a me stessa e vivere ogni giorno per servire il Signore Gesù e altre persone le cui disabilità sono molto più gravi della mia.

Cos’altro potrebbe essere più importante che rimboccarsi le maniche e mettere in pratica il cristianesimo tra i bisognosi? Quando mi stanco, trovo ispirazione dalla vita di Gesù che, nonostante fosse inchiodato sulla croce tra grandi sofferenze, continuò ugualmente a servire gli altri (come il ladrone, sua madre e i soldati che avevano bisogno di perdono). Efesini 5:1 mi dice di imitare lui. Perciò sono determinata a onorare il mio Gesù, servire il prossimo, finire la corsa e portare a termine il compito di rendere testimonianza della grazia del Vangelo.


​Joni Eareckson Tada è autrice, oratrice e sostenitrice internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Un incidente durante un tuffo nel 1967 la lasciò quadriplegica. Dopo anni di riabilitazione, Joni è uscita dal quel periodo buio della sua vita con nuove abilità e una rinnovata determinazione ad aiutare gli altri. Il suo ministero, Joni and Friends, offre programmi per famiglie con bisogni speciali, così come formazione a chiese di tutto il mondo. Joni ha scritto 45 libri, tra cui Quando Dio piange, lntromissione divina e Quando è giusto morire?.

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Joni Eareckson Tada