Tre modi per aiutare i tuoi amici post-cristiani a comprendere il Vangelo

Oggi sto gustando una bevanda originaria del Sudafrica chiamata rooibos. Come posso spiegarti che sapore ha il rooibos se non l’hai mai assaggiato? Potrei dire che è simile al tè, ma non lo descriverebbe appieno. Potrei dirti che ha un colore tendente al rossastro-marroncino, ma questo non descriverebbe il suo gusto. Parole e analogie funzionano solo fino a un certo punto.

Un problema simile si pone quando parliamo del Vangelo ai nostri amici post-cristiani. Possiamo usare concetti cristiani standard come il peccato, la colpa, l’inferno, la riconciliazione e la salvezza che sono essenziali per il messaggio del Vangelo. Tuttavia, è più probabile che i nostri amici sappiano cos’è un “rooibos”. Dopotutto, molti termini biblici hanno assunto un significato diverso. “Peccato” è un piacere innocente come il cioccolato o il gelato. “Redenzione” è ciò che succede a un eroe dello sport che torna in auge.

Nello stesso tempo, ci sono opportunità per comunicare il Vangelo agli amici post-cristiani. Forse verranno in chiesa per un corso sulla genitorialità o per cercare libertà dall’ansia. Ma come possiamo passare dai bisogni percepiti al Vangelo? Come possiamo parlare ai nostri amici post-cristiani del loro bisogno estremo di perdono, riconciliazione e salvezza quando questi termini per loro non hanno più senso? Ecco alcuni modi.

1. Chiedi ai tuoi amici di leggere la Bibbia con te.

Amici e colleghi di lavoro sono inaspettatamente disponibili a leggere la Bibbia se chiedi loro: “Ti andrebbe di leggere la Bibbia con me?” Potremmo pensare che nessuno voglia leggere la Parola di Dio nel nostro mondo post-cristiano, ma un ministero online ha scoperto che il 20 per cento delle persone risponderà con un “sì” all’invito a leggere la Bibbia. Se una banca offrisse un rendimento del genere, ci andremmo subito! Sono sicuro che questo numero aumenta quando hai una relazione interpersonale solida con un amico.

Inoltre, un “no” non è un “mai”. Se qualcuno declina il tuo invito, questo non significa che non vorrà mai leggere la Bibbia. Prendi quel “no” come un “non adesso”. Nella nostra chiesa abbiamo storie di amici che hanno iniziato a leggere la Bibbia 18 anni dopo la prima volta che era stato loro chiesto di leggerla. Hai un amico a cui potresti chiedere di leggere la Bibbia con te oggi?

2. Non sottovalutare il potere di una storia.

Credo nel potere di una storia di comunicare concetti complessi senza usare specifiche parole. Prendiamo la storia mitologica di Icaro: il padre di Icaro gli diede delle ali fatte con piume e cera ma lo avvertì di non volare troppo vicino al sole. Icaro non ascoltò. Egli volò sempre più in alto finché il sole sciolse le sue ali e Icaro precipitò e morì.

Di che cosa parla questa storia? Dell’orgoglio, dirai tu. Nota però che non ho usato la parola “orgoglio” raccontando la storia. La storia insegna l’orgoglio in modo implicito senza usare la parola.

Quando le persone post-cristiane leggono la Bibbia, esse scoprono tante storie di persone che vanno a Gesù con dei bisogni percepiti. La donna al pozzo aveva bisogno di acqua (Giovanni 4:1-29), l’uomo nato cieco chiedeva di poter vedere (Giovanni 9:1-7) e il paralitico desiderava camminare (Marco 2:1-12). Gesù mostra ad ognuno il loro bisogno estremo di salvezza.

Quando gli amici post-cristiani leggono le Scrittura, si imbattono anche in moltissime storie in cui Gesù mostra alle persone il loro peccato senza usare quel termine. Egli dice a Nicodemo: “Bisogna che nasciate di nuovo” (Giovanni 3:7). Egli aiuta un ricco stolto a capire che chi “accumula tesori per sé . . . non è ricco davanti a Dio” (Luca 12:21). Altrove, Gesù racconta una parabola “per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Luca 18:9).

Quando il nostro grande bisogno di salvezza ci viene rivelato comprendiamo la necessità della morte e della risurrezione di Gesù quale unica via per tornare a Dio. Le storie della Bibbia portano alla luce questo bisogno, e lo fanno usando un linguaggio in cui molti credenti si sono imbattuti per la prima volta da bambini, in un modo che può aiutare anche le persone post-cristiane ad imparare i concetti biblici. Quali storie bibliche hanno avuto un effetto duraturo sulla tua comprensione del Vangelo?

3. Usa analogie.

Gesù usa alberi, uccelli e fiori per illustrare verità spirituali. Non ogni storia che usiamo per spiegare la verità ai nostri amici non credenti deve provenire direttamente dalla Bibbia. Tuttavia, seguendo il modello narrativo di Gesù, anche noi possiamo usare analogie per aiutarli a comprendere i concetti biblici. Ecco un esempio.

Immaginiamo che un sabato io e mia moglie stiamo pulendo la casa. Detesto pulire, così le dico: “Ho un’idea brillante. Che ne dici se io me ne vado a fare surf e tu continui a pulire? Poi stasera possiamo uscire a mangiare fuori. Va bene?” Che cosa dirà mia moglie? Mi risponderà “puoi andare se vuoi”. Questo potrebbe sembrare un “sì” in apparenza, ma in realtà è un “no.” In effetti vuol dire: “Vai se hai coraggio”. In questa analogia, non vado a fare surf, perché non ho il coraggio di farlo. Non importa quanto sarebbe stato divertente fare surf, so che avrei passato un tempo orribile perché ero in disaccordo con mia moglie.

Questa analogia aiuta a spiegare ai miei amici non credenti come mai le cose buone che ci piacciono—come il vino, l’olio e il pane (Salmo 104:15)—non soddisfano pienamente, perché esse non sono piacevoli se non ne godiamo con Dio. Quali analogie potresti usare quando parli del Vangelo con un amico non credente?

Non so se riesco a trovare una storia in grado di spiegarti la gioia che provo nel bere il rooibos. Ma sono convinto che leggere e raccontare storie ed analogie (dalla Bibbia e dalle nostre vite) può aiutare le persone post-cristiane a comprendere il loro bisogno estremo di perdono, riconciliazione e salvezza in Gesù.


Sam Chan (PhD, Trinity Evangelical Divinity School) è l’autore di Evangelism in a Skeptical World e How to Talk About Jesus (Without Being That Guy). È un evangelista pubblico che lavora per City Bible Forum a Sydney, Australia, dove condivide regolarmente il Vangelo con studenti delle scuole superiori, dipendenti comunali, dottori e avvocati. È oratore in conferenze che si svolgono in tutto il mondo sul tema dell’etica, della narrazione, dell’apologetica e dell'evangelizzazione in una cultura una post-cristiana. Sam ha un blog: espressotheology.com.

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