Tre modi in cui la preghiera modella il cuore di un fondatore di chiesa
Come pastori, pensiamo spesso a come fare in modo che le persone coltivino una vita di preghiera. Questo impegno inizia tuttavia coltivando noi stessi per primi una vita di preghiera. Non dobbiamo infatti permettere che tutte le nostre strategie sulla preghiera, tutti i nostri insegnamenti sulla preghiera e gli eventi di preghiera che organizziamo ci facciano dimenticare di fare l’unica cosa che è più importante di tutte queste: pregare.
La ragione più ovvia per pregare è che la preghiera compie delle cose. Il meraviglioso mistero della sovranità di Dio è che Egli ha stabilito l’intervento umano come mezzo per compiere i suoi scopi. La preghiera è un modo per muovere la sua mano ad agire. “Non avete”, dice Giacomo, “perché non chiedete” (4:2). Come pastori noi preghiamo perché crediamo a Dio quando egli dice che darà cose buone ai suoi figli che gliele domandano (Matteo 7:11).
La preghiera però non si limita a compiere l’opera di Dio intorno a noi; essa compie anche l’opera di Dio dentro di noi. Essa cambia le nostre circostanze, certo, ma cambia anche i nostri cuori. Questi sono tre modi in cui una una vita di preghiera disciplinata modella il cuore di un fondatore di chiesa.
1. La preghiera unisce il tuo cuore alla tua gente.
Non dimenticherò mai quella volta che mia moglie mi fece una delle domande più importanti che mi siano mai state rivolte. Eravamo in auto, e mi stavo sfogando (in modo poco costruttivo) per una situazione difficile con alcuni membri di chiesa. “Stai pregando per loro?” mi chiese. Fu come un pugno nello stomaco. In effetti, non stavo pregando per loro; mi stavo lamentando, e ciò rendeva il mio cuore amareggiato nei loro confronti. Mentre pregavo, non solo per la situazione che si era creata ma anche per loro, il mio cuore iniziò ad addolcirsi. Iniziai a preoccuparmi più del loro benessere e della loro crescita spirituale che della mia reputazione o del mio interesse.
Non puoi disprezzare qualcuno e al tempo stesso pregare per lui. Quando preghiamo per una persona e intercediamo per lei, il nostro affetto nei suoi confronti cresce. L’atteggiamento del nostro cuore nei confronti di quella persona diventa conforme al cuore di Dio per lei. Se desideri amare in modo più profondo la tua gente, anche quando le persone ti fanno venire il mal di testa e feriscono il tuo cuore, prega regolarmente per loro.
2. La preghiera ti ricorda che dipendi da Dio.
Quando mia figlia mi chiese di prenderle una cosa che lei non riusciva a raggiungere, stava ammettendo le sue limitazioni. “Non sono in grado di arrivare a quella cosa, ma papà sì”. La preghiera è questo: il riconoscimento del nostro bisogno di chiedere a qualcuno che è più capace di noi. L’atto stesso della preghiera è un’ammissione di insufficienza.
H.B. Charles disse: “La preghiera è senza dubbio la misura più obiettiva della nostra dipendenza da Dio. Le cose per cui preghi sono le cose che affidi alla gestione di Dio. Le cose per cui non preghi sono le cose che credi di poter gestire da solo”. Pregare a Dio ti ricorda che tu non sei Dio. Anche quando non sappiamo per cosa pregare o come pregare, la postura stessa della preghiera è un atto di umiltà. Ci ricorda la nostra dipendenza.
L’illusione dell’autosufficienza è una pillola avvelenata nell’opera della fondazione di chiese. Il momento in cui crediamo che la chiesa è tutta sulle nostre spalle è il momento in cui cadiamo. Ecco perché dobbiamo pregare. La preghiera è l’antidoto al veleno dell’autosufficienza. Nella preghiera, siamo come bambini che ammettono che qualcosa è irraggiungibile per loro, e che hanno bisogno che il loro papà faccia ciò che essi non sono in grado di fare.
3. La preghiera coltiva la tua relazione con Dio.
Non è necessario fare il pastore per molto tempo prima di rendersi conto che è un’impresa solitaria. Non importa che tipo di amicizie maturi, sarai sempre considerato quello che indossa “il cappello del pastore”. Siccome sei tu quello a cui tutti gli altri vanno con la loro stanchezza, hai bisogno di un luogo dove portare la tua, ed è questo che rende queste parole di Gesù tra le più dolci mai pronunciate: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
Ci sono momenti in cui la preghiera—più di ogni altra cosa—è rivolta a un amico che può portare i tuoi pesi con te. E Dio è un amico che ha portato gli stessi tuoi pesi. Egli sa cosa vuol dire essere traditi. Egli sa cosa vuol dire essere falsamente accusati. Egli sa che cosa vuol dire amare e servire soltanto per non essere apprezzati e venire respinti. Ed Egli è lì per te, desideroso di ascoltare e pronto a comprenderti.
Ci saranno momenti in cui ti sembrerà che nessuno ti capisca. Ci saranno volte in cui ti sembrerà che a nessuno importi di te. Nella preghiera, hai accesso a un amico che ti capisce e che si preoccupa di te. Prega quando ti sembra che non c’è nessuno con cui parlare, perché c’è realmente e veramente qualcuno con cui parlare. Prega quando la tua anima non ha riposo, perché c’è uno che ti ascolta e che può dare alla tua anima il riposo di cui essa ha bisogno.
Matt Hodges (MA, Dallas Theological Seminary) è il pastore per l’insegnamento della Risen Church nella zona nordoccidentale di Houston. E’ l’autore di A Living Hope: Examining History’s Most Important Event and What It Means for the World. Puoi seguirlo su Twitter.
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