Tre considerazioni sui visitatori della chiesa
Quando visiti una nuova chiesa, un sacco di pensieri ti vengono in mente nel momento in cui i tuoi piedi varcano la porta d'ingresso. La possibilità di essere notato (o di passare inosservato) è in cima ai pensieri di ogni nuovo arrivato. “In questo luogo potrò sentirmi a casa e trovare sicurezza e cura spirituale?” È una domanda ricorrente che attraversa la mente di un visitatore. La primissima impressione che si ha all’arrivo può segnare l’esperienza di chi visita la chiesa per la prima volta e invogliarla ad essere coinvolta o allontanarla.
Il panorama del coinvolgimento ecclesiale è cambiato notevolmente negli ultimi anni. È probabile che molte persone che vengono in chiesa per la prima volta abbiano già una certa familiarità con la tua chiesa per via del coinvolgimento virtuale attraverso il sito internet, la trasmissione online dei servizi e i social media. Le persone si presentano in chiesa dopo aver già fatto le loro ricerche. Si sono incuriosite abbastanza da venire, ed è di vitale importanza offrire loro un’esperienza autentica in linea con le loro aspettative.
La presenza di un team di accoglienza premuroso, cordiale e disponibile pronto ad accogliere le persone e interagire con esse può fare una grande differenza.
Mettersi nei loro panni
Una sorella che da poco è membro della nostra chiesa ci ha raccontato la sua esperienza nel visitare un’altra chiesa in una città diversa, dove nessuno l’ha notata. È entrata, è rimasta seduta durante il culto, ma nessuno le si è avvicinato. Se ne è andata con l’amaro in bocca, perché il loro sito internet affermava che lì avrebbe trovato comunità, relazioni e una famiglia di fede. Questo si rivelò non essere vero nel breve tempo trascorso lì quella mattina, così lasciò perdere, e non ritornò più in quella chiesa.
Quando ti metti nei panni di un visitatore, è fondamentale tenere conto dell’ora di arrivo. Molti partecipanti regolari arrivano in orario (o cinque minuti dopo). Abbiamo fretta di entrare dalla porta, trovare un posto a sedere, portare i bambini alla loro classe della scuola domenicale o al nido, salutare le persone che conosciamo, ed è tutto. Il più delle volte, la possibilità che al culto sia presente una faccia non familiare non è nemmeno contemplata dal classico membro di chiesa. Inoltre, il pastore e lo staff si stanno preparando per servire e guidare il servizio e non sempre sono presenti per salutare un nuovo arrivato. È curioso il fatto che la maggior parte dei nuovi visitatori arrivi presto (al contrario dei partecipanti regolari), e che spesso non ci sia nessuno ad accoglierli.
Per un nuovo visitatore, anche il momento dopo la fine del servizio, quando si dà la benedizione e la gente inizia ad andare via, è un banco di prova dell’autenticità della chiesa. I preparativi sono finiti, il servizio è terminato e le persone si rilassano un po’. La vera comunità viene rivelata mentre le persone pensano a cosa fare dopo essere state in chiesa e agli impegni della settimana successiva. Durante questo tempo, la gente spesso si attarda mentre i bambini corrono in giro e gli adulti parlano tra di loro mostrando affetto, gentilezza e amore. Queste chiacchierate conviviali fanno sperare al visitatore che lì può trovare un senso di appartenenza.
Ecco tre domande per guidarti a riflettere su come servire nel migliore dei modi le persone che visitano la tua chiesa.
Quali sono i primi momenti di interazione per un visitatore?
Il ciclo dell’interazione inizia molto prima che qualcuno visiti la chiesa. Prima c’è un invito nel contesto di una relazione che porta chi non è ancora credente a prendere in considerazione Gesù. Poi questa persona visiterà il sito internet della chiesa e altre piattaforme rivolte al pubblico per reperire informazioni sulla comunità, lo stile e la dottrina della chiesa. Queste sono come delle finestre dalle quali le persone possono vedere dentro la tua chiesa. Essere trasparenti, dare informazioni aggiornate e usare un linguaggio adeguato nei confronti di un nuovo arrivato può fare la differenza tra invogliare qualcuno ad entrare e indurlo a non voler più guardare dentro.
Quando le persone decidono di varcare la porta d’ingresso di una chiesa, dobbiamo preparare per loro un’accoglienza calorosa ed equilibrata. Vogliamo che le persone vengano notate e informate, permettendo loro di assorbire quello che vedono e sentono e facendole sentire a loro agio.
Qual è l’esperienza durante il servizio?
In secondo luogo, l’esperienza durante il servizio e il ritmo della liturgia dovrebbero dare la sensazione a qualcuno che non ha familiarità con la chiesa di trovarsi davanti ad una porta aperta. Usare un linguaggio accessibile, cercare di conoscere i visitatori e spiegare loro quello che succede, sono tutte cose che aiutano la persona a sentirsi in un ambiente aperto. In fin dei conti il nostro desiderio è che le persone incontrino Gesù e diventino parte del suo popolo.
Quale seguito viene dato una volta che un visitatore lascia l’edificio?
I dieci minuti dopo il servizio sono molto importanti per stabilire contatti informali. Avere un percorso chiaro per raccogliere le informazioni di contatto è fondamentale per instaurare una relazione. Possiamo seguire i loro tempi nel comunicare ed essere rispettosi, ma non dobbiamo trascurare di seguire le persone. Indipendentemente dalla loro personalità, la gente desidera essere notata. Ricevere una email o un messaggio in cui la ringraziamo per la sua presenza quella domenica e la invitiamo alla prossima fase di interazione fa sentire una persona non più sconosciuta ma conosciuta.
È importante prenderti del tempo e riflettere sul tuo processo di accoglienza e interazione con i nuovi visitatori. Molte domeniche mattina sono frenetiche per i fondatori di chiesa e i leader, ma è fondamentale non dimenticare che dobbiamo essere persone con la mente rivolta alla missione. Mettiti nei panni di una persona che viene per la prima volta nella tua chiesa, e ringrazia il Signore per averti dato il grande privilegio di ricevere le persone che Gesù ti manda con gioia e premura.
Patti Rosell è una moglie e madre di quattro figli. Ha una Laurea Magistrale in assistenza sociale e negli ultimi anni ha messo le sue competenze al servizio della chiesa locale. Da 17 anni è un membro della chiesa Seven Mile Road, che si trova a nord di Boston. Patti serve il Signore in diversi modi, occupandosi del discepolato delle donne, insegnando, scrivendo e collaborando con i pastori affinché le donne della chiesa crescano spiritualmente.
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