Sei Pro-Life solo di nome?
Una cosa è dire di essere pro-life, un’altra è essere pro-life. In altri termini, se siamo pro-life soltanto in teoria ma non in pratica, allora non siamo veramente pro-life. Certo, possiamo dire di esserlo, ma ciò non significa niente e non ha nessun peso.
Che cosa vuol dire dunque essere veramente pro-life? In che modo come cristiani passiamo dalla convinzione all’azione su questo pressante problema?
Quando compare l’anima?
Il Salmo 139 è forse il testo per antonomasia per argomentare sulla santità della vita. In questo salmo, Davide loda Dio per averlo formato nel grembo di sua madre. Dal punto di vista teologico, questo salmo non lascia alcun dubbio che il bambino nel grembo materno è un essere umano, con dei giorni davanti a sé già assegnati da Dio. Il nostro Dio é profondamente e attivamente coinvolto nella nostra creazione. Teologicamente, la vita inizia al concepimento.
Peraltro, questo non è un grande tema di discussione tra teologia e scienza come alcuni tendono a credere. Non c’è una vera disputa intorno ai fatti: al concepimento, si crea un nuovo filamento di DNA che è diverso da quello di mamma e di papà, una nuova vita umana. A otto settimane, un bambino sente il dolore e reagisce al dolore, e ha già tutti gli organi necessari per la vita.
Eppure è legale porre fine alla sua vita.
Stranamente, però, è legale solo in alcune circostanze. Se una donna sta guidando la sua auto per andare ad abortire e un guidatore ubriaco le va a sbattere contro facendole perdere il bambino, il conducente può essere accusato di omicidio colposo. Questa legge dimostra che il bambino non ancora nato è, a tutti gli effetti, un essere umano. Ciò nonostante, si ha il pieno diritto di guidare verso la clinica abortiva e porre fine alla vita del proprio bambino senza che ci siano conseguenze legali. Il nostro sistema giuridico è privo di senso su questa questione.
Una volta pensavo che la scienza avrebbe risolto questo dibattito, ma non lo ha fatto. La domanda essenziale non è più: “Quando inizia la vita?” ma “Quando compare l’anima?” Questa non è una domanda di tipo scientifico, ma di ordine morale e teologico. Ed è per questo che come cristiani dobbiamo essere attivamente pro-life.
Lo stupro e una cultura usa e getta
Un’altra questione che spesso sorge è quella dei bambini concepiti in seguito ad uno stupro. Lo stupro è un problema serio, tragico e orribile, e la compassione e la cura delle vittime di stupri è essenziale. Ciò nonostante, un bambino indifeso non può essere il prezzo da pagare per l’odioso atto di qualcun altro. In verità, solo una piccola percentuale di aborti appartiene a questa categoria, e la realtà dello stupro non giustifica la diffusa tolleranza per l’aborto.
Viviamo in una cultura usa e getta che esalta l’indipendenza dell’«io». Pensa alla generazione dei tuoi genitori o dei tuoi nonni, e considera quanto più spesso le persone riparavano gli oggetti invece di sostituirli e basta. Di rado oggi capita di vedere un paio di jeans rattoppato. Adesso, quando qualcosa si strappa o si rompe, si getta via e si compra qualcosa di nuovo. Questo è il modo in cui la nostra società cerca di risolvere i suoi problemi.
Purtroppo questa mentalità ha alimentato la cultura dell’aborto, facendo in modo che il bambino nel grembo sia visto come un problema da risolvere, una cosa che può essere semplicemente buttata via. Tragicamente, le vittime di stupri spesso provano un’ingiustificata colpa e vergogna. Desideriamo profondamente essere vicini a queste persone per aiutarle a guarire. Incoraggiare l’aborto significa soltanto accrescere il loro dolore.
La tua risposta da cristiano
La nostra prima risposta di fronte a qualsiasi cosa dovrebbe essere la preghiera. Dobbiamo pregare che Dio metta fine all’ingiustizia dell’aborto. Dobbiamo pregare per il perdono, sia che abbiamo abortito o solo per essere stati indifferenti al problema. Dobbiamo pregare che quelli in autorità siano convinti a cambiare le cose. La preghiera è uno strumento potente che non dovremmo prendere alla leggera.
Dopo aver pregato, dobbiamo anche intervenire. Ci sono tanti modi per agire sulle tue preghiere. Puoi scrivere ai rappresentanti politici che hai eletto e, in modo chiaro e rispettoso, esporre il motivo per cui l’aborto in questa nazione deve cessare. Approfitta della tua cittadinanza americana; sono pochi nel mondo a poter essere parte della vita governativa come a noi è concesso.
Inoltre, dovremmo anche impegnarci in ministeri che aiutano le donne a rischio di aborto. Come chiese, non dobbiamo dire dell’aborto: “É omicidio”, senza dire alle donne incinte: “Vi aiuteremo”. Dobbiamo ascoltare, amare, prendere in affidamento, adottare, dare soldi, fare da babysitter, donare provviste, fare da mentore alle giovani donne, e aiutare con tutto quello che Dio ci ha dato.
Se stiamo dicendo la prima cosa (“L’aborto è omicidio”) senza la seconda (“Vi aiuteremo”), significa che non stiamo capendo davvero il vangelo. Se affermiamo di essere pro-life ma non facciamo niente in merito, non stiamo capendo davvero il vangelo; non siamo veramente pro-life.
Matt Chandler è pastore per l’insegnamento nella chiesa “The Village Church” a Dallas/Fort Worth (Texas) ed è l’attuale presidente di Atti 29. Ha scritto diversi libri, tra cui Mingling of Souls, Recovering Redemption, To Live is Christ to Die is Gain, Creature of the Word, e The Explicit Gospel. Matt e sua moglie Lauren vivono con i loro tre figli, Audrey, Reid e Norah, a Highland Village (Texas, USA).
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