Aspiranti fondatori di chiese (prima parte): Discernere la chiamata a fondare
Questo è il primo di una serie di quattro post per aspiranti fondatori di chiese. Pubblicheremo i successivi post nelle prossime settimane.
Qualificato per contare
Prima di metterti a fondare una chiesa, con ogni probabilità pensi alla fondazione di chiese come a una Tesla. Rimani incantato davanti alla sua bellezza, alla sua potenza e al suo potenziale. La fondazione di chiese è la carriera più desiderabile che ci sia. In essa vedi la bellezza di ciò che potresti creare, la potenza incomparabile del vangelo, e il potenziale illimitato di fondare una chiesa. E’ una cosa esaltante. Ma c’è un problema. Non sai ancora bene cosa c’è sotto il cofano. Vorrei aprire il cofano con te e farti vedere che cosa è necessario per fondare una chiesa. Esaminiamo due cose: che cosa ti rende qualificato e che cosa conti.
Che cosa ti rende qualificato?
La fondazione di chiese è un combattimento; è come stare in trincea. Che cosa succede in trincea? La causa avanza in una pioggia di proiettili, gli amici cadono, e i fondatori falliscono. Il carattere è messo alla prova. Ogni debolezza è ingigantita; le piccole fessure diventano crepe. Ciò che ti squalificherà dal guidare la chiesa di Cristo non sarà probabilmente una questione di tipo dottrinale ma morale.
La minuziosa lista di San Paolo dei requisiti dei conduttori di chiesa non include una strategia missionale o il processo di formazione dei leader. Non privilegia alcuni tipi di personalità o grandi predicatori. La lista non si concentra nemmeno sulla teologia sistematica o biblica. Il contenuto di 1 Timoteo 3 è per il novanta per cento comportamentale e per il dieci per cento dottrinale. 90% carattere; 10% dottrina.
Un fondatore di chiese dovrebbe conoscere talmente bene 1 Timoteo 3 da esserne spaventato.
Se un peccato dovesse farti lasciare il ministero, quale sarebbe? Lo sai? Dovresti saperlo, e dovrebbero saperlo anche tua moglie e i tuoi colleghi di ministero. Il peccato è un siero anti-carattere. Bevilo e il tuo carattere cadrà a pezzi. Satana mette in fila bevande di ogni tipo, e dice: “Salute!”
Forse la bevanda più forte è la gloria. Rebecca Deyoung osserva che la radice di tutto il peccato è la vanagloria. La vanagloria assorbe l’Io. Attribuisce peso e importanza a te stesso. La vanagloria vuole l’attenzione su di sé più che su Cristo. Essa assume la forma di elogi per il successo o di disperazione per un fallimento, preoccupazione delle statistiche o delusione per le presenze in chiesa.
Dovrai fare i conti con la vanagloria nel ministero.
La domanda è: come? Quando iniziai per la prima volta a tenere un blog di teologia, fondazione di chiese e missione, controllavo le statistiche del blog ogni giorno, talvolta diverse volte il giorno. Perché? Perché volevo disperatamente vedere il vangelo diffondersi? Le motivazioni erano miste, ma volevo vedere diffondere la mia gloria. Anche se a quel tempo non l’avrei mai ammesso, ero curioso di sapere quello che le persone pensavano di me e delle mie riflessioni. Nei primi anni della fondazione della chiesa, le poche conversioni m’infastidivano come uno sfogo cutaneo e un numero modesto di persone in chiesa la domenica mi rendeva amareggiato. La vanagloria è accecante. Non la vedi, ma lei ti vede.
Che cosa conti?
I giovani fondatori di chiese spesso desiderano contare o essere vicini a quelli che contano. Pensiamo di contare (essere importanti) perché possiamo contare (quantificare) alcuni indici di misura. Il pastore di una mega-chiesa una volta mi disse: “Tutti contano. Noi contiamo le conversioni ma voi contate le comunità missionali”. Ahia! Teniamo nota della gloria contando. Nei primi due anni, contavo i convertiti. Nel terzo e nel quarto anno, contavo le chiese fondate. Nel quinto e nel sesto anno, contavo i libri venduti. Ma a quell’epoca non ve l’avrei detto!
Che cosa conti?
Blaise Pascal domanda: “Hai paura? Non avere paura. Se non hai paura, abbi paura”. Dio dice: non avere timore solo di Timoteo 3; abbi timore di me. Metti il peso dove va messo, sulla mia gloria. Paolo l’ha espresso in questo modo: “Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della gloria” (Col. 1:27). Fai ruotare la tua vita attorno alle ricchezze della sua gloria. Vai a fondo nel vangelo e implora di poter ammirare il Dio del vangelo.
Che cosa conta davvero?
Qualunque cosa tu stia contando, non potrà mai paragonarsi a Cristo. I numeri vanno su e giù ma egli rimane lo stesso, sempre glorioso. Sii meravigliato da Cristo in te, non dal tuo io in te. Egli è la tua speranza di gloria. La parola Ebraica per gloria significa “peso”. Il vangelo ci dice che non dobbiamo attribuire peso a noi stessi perché Cristo è il nostro peso. Fai affidamento su Cristo, più che sul tuo carattere, perché il tuo carattere si spezzerà ma quello di Cristo no. Infatti, il corpo di Cristo fu spezzato affinché tu ed io potessimo guarire.
Primo Timoteo 3, con tutti i suoi rigorosi requisiti in tema di carattere, richiede qualcosa di più. Dobbiamo “custodire il mistero della fede in una coscienza pura”. Che cos’è il mistero della pietà?
Colui che è stato manifestato in carne,
E’ stato giustificato nello Spirito,
E’ apparso agli angeli,
E’ stato proclamato fra le nazioni,
E’ stato creduto nel mondo,
E’ stato elevato in gloria.
1 Timoteo 3:16
Pura poesia, gloria totale. Cristo, la speranza della gloria, elevato in gloria, e che ritornerà in gloria. Affidati a Cristo e non sarai mai deluso. Alla fine, questo capitolo è per il 90% carattere, per il 10% dottrina, e per il 100% vangelo! Tutto Cristo per tutto noi stessi, la sua giustizia al posto della nostra giustizia, la sua gloria al posto del nostro peccato. Questo è quello che ci motiva, non solo a fondare una chiesa, ma a seguire con decisione il Signore della chiesa! Questa dossologia è intesa per descriverci, per ricalibrare ciò che contiamo, affinché contiamo su Cristo. Perciò, più siamo meravigliati da Cristo, più ci conformeremo al suo carattere. Adora la bellezza, la potenza e il potenziale non della fondazione di chiese, ma del Cristo risorto, ed edifica la sua chiesa su questo.
Jonathan K. Dodson (M.Div, Th.M) è felicemente sposato con Robie, ed è padre orgoglioso di Owen, Ellie e Rosamund. E’ pastore della City Life Church e leader di PlantR e Gospel Centered Discipleship.com. Jonathan è anche autore di Gospel-Centered Discipleship, Raised? Finding Jesus by Doubting the Resurrection and The Unbelievable Gospel: Say Something Worth Believing (Settembre 2014). Gli piace ascoltare M. Ward, fumare la sua pipa, guardare fantascienza e seguire Gesù.
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