Seguire la Trinità seguendo Cristo: il discepolato in chiave trinitaria
Non c’è un modo più semplice di descrivere la vita cristiana che chiamarla discepolato. Essere un discepolo di Gesù Cristo è l’essenza, il cuore e la forma di ciò che significa essere un cristiano. Rispondere alla chiamata di Gesù ad essere un suo discepolo è ciò che dà alla vita cristiana il suo semplice potere di plasmare la vita. Fa una grande differenza leggere i quattro Vangeli come episodi del racconto biblico e leggerli per conoscere Gesù realmente e seguirlo come un discepolo dei nostri giorni.
Affascinati dalla semplicità di questa relazione, a volte però i cristiani possono essere tentati a contrapporla con l’affermazione più complessa di credere e servire il Dio trino. Gli antitrinitari, naturalmente, interpretano questo come un contrasto assoluto: rifiutando la dottrina della Trinità, essi sostengono di seguire semplicemente Gesù. Ma anche i cristiani con una sana dottrina possono comunque avvertire la tensione tra il semplice seguire Cristo e la complessa adorazione della Trinità.
In realtà, le due cose vanno insieme, e sono sempre andate insieme. La dottrina della Trinità offre infatti il fondamento profondo di ciò che significa essere un discepolo di Gesù.
Trasporre il discepolato in una nuova chiave
Pensiamo alla natura del discepolato. Quando Gesù chiamò i primi discepoli a seguirlo, con “seguire” egli intendeva che i suoi discepoli lo seguissero in modo diretto e letterale. Egli camminava lungo la strada ed essi dovevano camminare con lui. Egli andava nel villaggio più vicino, e lo stesso fecero loro. Lo scopo era “tenerli con sé” (Marco 3:14) affinché ascoltassero ciò che egli diceva e vedessero ciò che egli faceva, in modo da poter a loro volta essere mandati nel suo nome.
Ma la storia del vangelo che inizia con questa chiamata si conclude poi con l’ascensione di Gesù alla destra di Dio. Seguire un Signore asceso, e seduto sul trono, francamente è diverso dal seguire a piedi un Maestro itinerante. L’intero tema del discepolato, anche per i primi discepoli, doveva essere trasposto in una nuova chiave. E questa nuova chiave era trinitaria.
Gesù mise il discepolato in una prospettiva trinitaria quando egli insegnò che sarebbe asceso alla destra del Padre, da dove il Padre e il Figlio avrebbero mandato lo Spirito Santo (Giovanni 14:16; 14:26; 15:26; 16:7). Era lo Spirito che avrebbe permesso a questi primi seguaci di completare il loro discepolato con un Signore asceso—precisamente perché, come Gesù aveva promesso: “Egli non parlerà di suo”, ma “mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie” (Giovanni 16:13-14).
L’intimità del discepolato diretto e personale si completa in questo triplice movimento. Tutte le cose che ha il Padre appartengono al Figlio, e tutte le cose che appartengono al Figlio ci sono annunciate dallo Spirito Santo. L’unità di queste tre persone è talmente profonda che non dobbiamo pensare di dover rimbalzare tra tre membri diversi di un comitato celeste, ma di essere ancora più completamente a nostro agio nella realtà dell’identità del Figlio proprio in virtù del coinvolgimento dello Spirito. Lo Spirito ci mostra tutte le cose che appartengono al Figlio e al Padre (che è il principio e la fonte di tutte le cose che ha il Figlio). Ciò che i discepoli avevano nella comunione personale con Gesù, lo ebbero con ancora maggiore pienezza avendolo nel Padre e dallo Spirito.
Tutta la sottostruttura trinitaria del discepolato diventa gloriosamente evidente a questo punto della storia della salvezza. Per celebrarne il significato, il calendario cristiano colloca la Domenica della Trinità subito dopo la celebrazione dell’ascensione di Cristo e della discesa dello Spirito (Domenica di Pentecoste). Questi eventi segnano l’opera di consumazione del Figlio che è andato al Padre, e dello Spirito che viene mandato dal Padre e dal Figlio. I discepoli sono seguaci di Cristo non solo grazie al Figlio, ma grazie al Padre e allo Spirito. Gesù intendeva questo quando disse: “Io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada” (Giovanni 16:7).
Alla luce di questa grande adempimento, prendiamoci un momento per notare altre due cose.
Rivelare ciò che è sempre stato
Primo, vedere il discepolato adempiuto e completato nella venuta dello Spirito ci rivela che il discepolato era una realtà trinitaria fin dall’inizio. Gli eventi drammatici dell’ascesa di Cristo e della discesa dello Spirito hanno cambiato il modo in cui quei primi seguaci hanno sperimentato il discepolato da quel momento in poi, ma hanno inoltre rivelato la struttura trinitaria del discepolato che avevano già vissuto. Nessuno di loro era venuto a Gesù senza essere stato attirato dal Padre, e nessuno di loro aveva chiamato Gesù Signore se non per lo Spirito Santo (Giovanni 6:44; 1 Corinzi 12:3).
Una volta che notiamo questo, cominciamo ad accorgerci che i Vangeli sono pieni di momenti in cui l’insegnamento di Gesù sul Padre e sullo Spirito andavano oltre la comprensione dei suoi seguaci. Gli evangelisti, scrivendo dopo la Pentecoste, possono confessare ai loro lettori che “essi non capirono che egli parlava loro del Padre” (Giovanni 8:27), o che “[Gesù] disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui; lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato” (Giovanni 7:39). Il discepolato è sempre stato e sarà sempre trinitario fino in fondo.
Incontrare l’intera Trinità attraverso Gesù
La seconda cosa da notare sull’adempimento trinitario del discepolato scende ancora più in profondità.
La ragione ultima del perché il Padre e lo Spirito non sono una distrazione dal Figlio e non tolgono a Gesù il suo posto centrale nelle nostre vite è che Dio è uno. L’unità tra Padre, Figlio e Spirito Santo è un’unione più profonda, più forte e più intima di qualsiasi altra cosa nella creazione. È semplicemente impossibile conoscere una persona della Trinità senza le altre. Ogni esperienza del Padre, del Figlio o dello Spirito Santo è fortemente e intimamente legata alla pienezza del Dio trino. In questa perfetta unità trina al di sopra di tutti i mondi, che avrebbe vissuto eternamente in una beatitudine divina che i discepoli esistessero o meno, il Figlio non è mai senza il Padre e il Figlio e il Padre non sono mai senza lo Spirito Santo.
Ecco perché, quando viviamo come discepoli di Cristo, possiamo concentrare la nostra attenzione su Gesù e in questo stesso evento incontrare il Padre e lo Spirito. Ecco perché, se segui Gesù, lo segui verso suo Padre per lo Spirito.
Fred Sanders insegna al Torrey Honors Institute presso Biola University. Ha scritto e ha contribuito a scrivere diversi libri, tra cui The Deep Things of God: How the Trinity Changes Everything, 2nd ed. (Crossway, 2017), The Triune God (Zondervan, 2016), e The Image of the Immanent Trinity: Rahner’s Rule and the Theological Interpretation of Scripture (Peter Lang, 2004).
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