Quattro possibili ragioni per la preghiera non esaudita
Hai bisogno di incoraggiamento per pregare? Giovanni Calvino una volta disse che “Niente è meglio adatto a stimolarci alla preghiera che la piena convinzione che saremo ascoltati”. Ecco perché Gesù disse cose come:
Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. (Matteo 7:7-8)
Queste promesse audaci hanno lo scopo di incoraggiarci a pregare.
Tuttavia, esse sollevano anche una domanda ovvia. Quale spiegazione diamo quando abbiamo chiesto, ma ci sembra di non avere ricevuto? Abbiamo cercato, ma non abbiamo ancora trovato. Abbiamo bussato, e la porta è ancora chiusa. Come spieghiamo le preghiere non esaudite alla luce dell’affermazione di Gesù secondo cui “chiunque chiede riceve”?
La Bibbia ci offre almeno quattro possibili risposte.
1. Forse manchiamo di fede
Questa non è sempre la spiegazione. Lo ripeto: questa non è sempre la spiegazione. Tuttavia è quanto meno una delle possibili spiegazioni, dato che la Scrittura dice chiaramente che dovremmo chiedere “con fede, senza dubitare, perché chi dubita . . . non pensi di ricevere qualcosa dal Signore” (Giacomo 1:6-7).
Perciò non dare per scontato di non aver avuto fede, ma non scartare nemmeno questa possibilità su due piedi. Mettiamo in dubbio la potenza, la bontà o la generosità di Dio? Abbiamo dei dubbi che forse non dovremmo chiedere la cosa che stiamo chiedendo? In tal caso, dobbiamo schiarirci un po’ le idee con una visione migliore di Dio e della sua volontà, così da poter pregare con una maggiore certezza di fede.
2. Forse dobbiamo imparare la perseveranza
In Luca 18, Gesù racconta la parabola di una vedova insistente che chiede a un giudice di renderle giustizia. Al giudice non interessa affatto la situazione della vedova, ma lei continua a chiedere, a cercare e a bussare. Così, alla fine, egli dice: “Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno, pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa” (Luca 18:4-5).
Il punto non è che a Dio non interessa di noi, bensì che se lo importuniamo abbastanza egli alla fine potrebbe cedere pur di essere lasciato in pace. Il punto è che se un giudice ingiusto agirà in questo modo, quanto più lo farà un giudice giusto! In effetti questo punto viene subito precisato: “Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Luca 18:1).
In breve, non arrenderti! Continua a chiedere, continua a cercare e continua a bussare. Gesù non vuole che siamo come chi corre per 200 metri e poi rimane senza fiato e ansima, incapace di andare avanti; egli vuole che diventiamo dei maratoneti della preghiera. George Mueller pregò per alcune persone per 50 anni prima che finalmente diventassero dei cristiani, ma egli non smise di pregare, e nemmeno noi dovremmo (cf. Luca 11:1-10).
3. Forse stiamo chiedendo con delle motivazioni sbagliate
Secondo Giacomo 4, a volte le nostre preghiere procedono da un cuore adultero. Invece di essere fedeli a Dio, vogliamo flirtare con il mondo pur tenendoci intorno Dio per finanziare le nostre tresche. Ma Dio non è il “paparino” di nessuno. Egli prende sul serio la nostra fedeltà: “Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia” (Giacomo 4:5), ed egli non intende sborsare le sue risorse per “spenderle nei [nostri] piaceri” (Giacomo 4:3).
Questa spiegazione per la preghiera non esaudita è forse la più scioccante, ma lo è soltanto perché il richiamo del mondo all’adulterio spirituale non si presenta come una cosa illecita, ma innocente. Il dono che stiamo chiedendo potrebbe essere buono in sé (per es., un’auto, una casa, una moglie), ma potremmo desiderarlo in modo eccessivo, o per il motivo sbagliato. Il nostro desiderio di cose innocenti potrebbe essersi trasformato in idolatria, e quando ciò accade, la preghiera esaudita cessa di essere simile a un Padre che elargisce doni e diventa simile a un marito che permette alla moglie di fargli le corna.
Se le nostre preghiere non ricevono una risposta, investighiamo i nostri cuori e chiediamo a Dio di mostrarci se ci sono delle motivazioni che procedono da un cuore adultero.
4. Forse dobbiamo imparare ad avere fiducia
Sin dall’inizio, Satana ha cercato di convincere l’uomo che Dio è un avaro che dice sempre di no perché non vuole che siamo saggi, felici o appagati. Egli ignora le nostre preghiere perché non è buono e non ci ama.
Gesù lancia un attacco frontale a questa bugia nei versetti immediatamente successivi a queste promesse audaci in Matteo 7:9-11. Gesù in sostanza domanda: Avete figli? OK. Vi piace vedere i sorrisi nei loro volti quando fate loro una sorpresa con un regalo? Il vostro cuore non si scalda quando vi chiedono una cosa buona, perché si fidano di voi e credono che gliela darete?
Se hai risposto sì a tutte queste domande, è perché sei un bravo papà o una brava mamma. Ma qui sta il punto: c’è un Padre nel cielo che è infinitamente migliore di te. In confronto a lui, voi siete malvagi (Matteo 7:11). Come Matthew Henry ha scritto:
Se tutte le compassioni di tutti i padri più teneri del mondo fossero ammassate nel [cuore] di un padre, paragonate alle tenere misericordie del nostro Dio, esse non sarebbero che una candela paragonata al sole, o una goccia d’acqua paragonata all’oceano.
Ecco perché Dio ama dare cose buone ai suoi figli: perché egli è il Padre buono per eccellenza.
I padri buoni non dicono sempre sì
Ma funziona in entrambi i sensi con le preghiere esaudite. Perché come ogni genitore sa per esperienza, a volte i tuoi figli (inconsapevolmente) chiedono proprio un serpente o uno scorpione! E quando lo chiedono, dici di no—non perché non ami tuo figlio, ma perché lo ami! È vero che Dio non rifiuterà alcun bene (Salmo 84:11), ma è altrettanto vero che non tutto quello che chiediamo è effettivamente buono.
Dovremmo essere grati che Dio non è un distributore automatico non pensante che si limita ad erogare la bibita in base al pulsante che premiamo, perché a volte per sbaglio premiamo il pulsante sbagliato. Non ti è mai successo? Volevi premere il pulsante della Coca Cola e per errore hai premuto quello della Fanta, e la macchinetta ha erogato Fanta perché non sapeva né gli interessava sapere ciò che volevi veramente, sapeva solo che hai premuto quel pulsante. La preghiera non è così. John Broadus una volta ha osservato:
È una delle prerogative della preghiera il fatto che Dio possa negarne l’esaudimento se lo ritiene opportuno. Se non fosse così, le persone più sagge e migliori potrebbero spesso essere le più lente a chiedere, perché esse sanno quanto spesso il loro giudizio su ciò che era meglio si è dimostrato errato.
Se Dio dovesse darti automaticamente tutto quello che chiedi, alla fine avresti paura di chiedere. Ma egli non lo fa, perciò non devi avere paura.
È un privilegio pregare qualcuno che è infinitamente più saggio di noi, che ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi, e che ci ama più di qualunque padre umano.
Non hai niente da perdere
Ecco il motivo per cui possiamo chiedere tranquillamente ogni cosa che sembra buona secondo la sua volontà—non solo perché sappiamo che egli ama dare cose buone ai suoi figli, ma perché possiamo avere fiducia che anche se ci dice di no, lo fa perché ci ama e ha qualcosa di meglio da darci. Se non ora in questa vita che è come un vapore, nell’età senza fine a venire.
Perciò non essere scoraggiato per le preghiere non esaudite. Se Dio è il tuo Padre, allora la preghiera è una vittoria sicura. O la tua preghiera viene esaudita, o hai l’opportunità di crescere nella fede, acquisire perseveranza, purificare il tuo cuore e conoscere meglio il Padre tuo. Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, incluse le preghiere non esaudite.
Justin Dillehay (MDiv, The Southern Baptist Theological Seminary) è il pastore di Grace Baptist Church a Hartsville, Tennessee, dove abita con sua moglie, Tilly, e i suoi figli: Norah, Agnes e Henry. È un redattore di The Gospel Coalition.
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