Prendersi cura dei malati cronici
Quando vivi in uno stato di dolore costante, o soffri di una malattia cronica, lo scoraggiamento fa parte della vita quotidiana.
I compiti più semplici possono diventare faticosi. Hai sempre paura di essere un peso per gli altri. Spesso il dolore può causare sonno intermittente, perciò raramente ti senti riposato. È difficile restare ottimisti e allegri. Dato che le patologie croniche persistono per lungo tempo o ricorrono costantemente, dipendi dagli amici per ricevere incoraggiamento e sostegno — e poi per continuare a incoraggiarti e sostenerti per lunghi periodi di tempo.
Soffro della sindrome post-polio da quasi venti anni, e per decenni ho cercato anche di prendermi cura di altre persone con problemi di salute cronici, così ho imparato da ambo le parti che cosa può essere utile, sostenibile e spesso trascurato. È una strada lunga e difficile per tutte le parti coinvolte, e ogni situazione è unica, tuttavia queste sono alcune lezioni su che cosa fare, che cosa dire e come pregare per i nostri amici che stanno soffrendo.
1. Continua a sentirli, anche quando altri hanno smesso.
In base alla mia esperienza, uno dei modi più utili per servire i nostri amici che soffrono è sentirli regolarmente per vedere come stanno.
Le persone che soffrono di dolore cronico o di una malattia cronica spesso si sentono sole e dimenticate, specialmente se la loro condizione li costringe a rimanere in casa. Quando i sintomi iniziano a manifestarsi, gli amici corrono in loro aiuto, ma quando subentrano problemi urgenti nelle loro vite, molti smettono di restare in contatto con loro. Pensano che ci siano già altre persone che li vanno ancora a trovare e ad assistere, ma pochi continuano a impegnarsi nei mesi successivi, anche se i bisogni perdurano e aumentano. L’uomo paralitico di Betesda non aveva nessuno che lo aiutasse a entrare nella vasca, forse perché, dopo 38 anni di disabilità, la gente aveva smesso di farsi vedere (Giovanni 5:2-7).
Se vai a fare una visita, prendi in considerazione di offrire anche un aiuto concreto. Può essere qualsiasi cosa, da fermarsi a fare la spesa a fare delle commissioni a portare un pasto. Come Giacomo ci ricorda, è facile dire: “«Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non [dare] loro le cose necessarie al corpo” (Giacomo 2:16).
Anche se rimani solo per trenta minuti, potresti offrirti di caricare la lavastoviglie, rassettare la cucina, o fare un massaggio alla schiena mentre parlate. Oppure potresti chiedere se c’è qualcos’altro che potresti fare o se ci sono dei lavori che potresti svolgere in un momento successivo. Le persone di solito non iniziano la conversazione parlando dei loro bisogni, ma potrebbero rispondere positivamente a domande specifiche. In qualunque modo cerchi di aiutare, chiedi sempre prima, perché quella che potrebbe essere una cosa gradita per alcuni potrebbe risultare invadente per altri.
2. Sii pronto ad ascoltare e lento a parlare.
Anche se tutti noi vogliamo dire qualcosa di profondo e consolante, a volte ascoltare è il dono più consolante che possiamo offrire.
Gli amici che soffrono di una malattia cronica potrebbero non accennare ai loro ultimi sintomi o difficoltà per paura di sembrare dei piagnoni cronici, ma potrebbero essere lieti di avere l’opportunità di condividere ciò che sta succedendo nella loro vita. Cerca di ascoltare senza dare immediatamente un giudizio. Trattieniti dall’offrire una “cura” per il loro dolore. E se per il momento preferiscono non parlarne più, non forzarle. Invece di fare la domanda generica: “Come stai?” potresti invece chiedere: “Come stai oggi?” che è una domanda più personale e più facile da rispondere.
Ricordare che cosa non dire molte volte è più importante di ricordare che cosa dire. Dico questo come persona che troppo spesso ha parlato troppo. Non sminuire quello che stanno passando. Non paragonare la loro sofferenza con altri che se la stanno passando “meglio”. Evita le frasi che iniziano con “Almeno …”. Non tirare fuori frasi fatte come: “Conta le tue benedizioni”. Non dire loro che sai che la loro condizione migliorerà o che saranno guariti, perché nessuno sa ciò che ha in serbo il futuro. Di nuovo, faccio questi esempi come persona che rimpiange di aver detto tutte queste cose in passato.
Gli amici fedeli piangono con coloro che piangono (Romani 12:15). Essi riconoscono quanto è difficile la loro situazione. Essi lasciano che i loro amici malati si sfoghino per un po’ di tempo, e poi li incoraggiano a riporre la loro speranza nel Signore Gesù. Essi assicurano loro che Dio non li abbandonerà mai, e li rassicurano che la loro sofferenza non sarà sprecata. Essi ricordano loro la gloria che li attende in cielo, dove non ci sarà più dolore né pianto.
In questa generazione siamo stati ammoniti a non usare la Scrittura come una mazza da baseball con la quale colpire le persone che soffrono in modo da farle sentire meglio, ma non avere paura di condividere la Parola di Dio del tutto. Poiché la Parola di Dio dona vera consolazione, porta pure con te dei versetti da condividere, ma fallo con pazienza e con cura. Scegli i versetti che sono stati importanti per te nelle tue prove, e spiega perché. Per esempio, io ho trovato speranza in versetti come questi:
Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. (Giovanni 14:27)
Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne. (2 Corinzi 4:16-18)
Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà! (Lamentazioni 3:21-23)
3. Fai il gesto più premuroso e più efficace di tutti: prega.
Prega costantemente per i tuoi amici che soffrono di malattie croniche. Essi hanno bisogno di preghiere non solo per i loro bisogni fisici (tra cui forza, guarigione e sollievo dal dolore) ma anche per i loro bisogni emotivi e spirituali. Quando si soffre di problemi cronici, è normale sentirsi scoraggiati, disillusi e depressi mentre i giorni passano senza alcun miglioramento. Anche se non possiamo cambiare la loro situazione, Dio ama agire attraverso le nostre preghiere.
Quando i tuoi amici condividono le loro richieste di preghiera, prega con loro subito, se possibile. Questo non solo rafforza la tua cura genuina, ma assicura anche che tu preghi davvero. È facile smettere di pregare ferventemente per le persone con patologie a lungo termine, ma le nostre preghiere hanno una grande efficacia (Giacomo 5:16), perciò non smettere di pregare. Ricorda alle persone che non ti sei dimenticato di loro inviando ogni tanto dei messaggi in cui condividi le cose per cui stai pregando per loro.
Potresti offrirti di pregare con loro usando un salmo di lamento come il Salmo 13, 43, o 142. Fare lamento insieme è un modo meraviglioso di prendere atto delle difficoltà e gridare a Dio con loro, affidando la loro situazione a lui. Leggi pochi versetti alla volta, seguiti da parole spontanee di richiesta o da espressioni di fiducia. Se il tuo amico preferisce limitarsi ad ascoltare, cerca di inserire il suo nome in un salmo come il Salmo 23, 46, o 139 mentre lo preghi ad alta voce.
Oggi non è troppo tardi
Servire persone che soffrono di una malattia cronica o di un dolore cronico può lasciarci esausti se crediamo che dipende tutto da noi. Se abbiamo commesso errori nel passato e abbiamo finito per ferire qualcuno che volevamo aiutare, potremmo domandarci se i nostri sforzi valgano la pena. Ma prendersi cura dei nostri amici feriti non dipende tutto da noi, e i nostri sforzi imperfetti ne valgono davvero la pena. Dio ci darà nuova forza e saggezza mentre speriamo in lui e serviamo mediante la forza che egli fornisce (Isaia 40:31; 1 Pietro 4:11).
Se ti sei stancato e hai smesso di farti sentire, non lasciare che il senso di colpa ti tenga lontano. Invece, vai avanti e contatta il tuo amico, perché non è mai troppo tardi. Non possiamo risolvere i problemi dei nostri amici, ma possiamo continuare a farci vedere, soddisfare i loro bisogni fisici, ascoltare le loro lotte, incoraggiarli in Cristo e portarli in preghiera davanti all’unico Dio che è tanto grande da guarirli, sostenerli e liberarli.
Vaneetha Rendall Risner è l’autrice di Walking Through Fire: A Memoir of Loss and Redemption. Vaneetha e suo marito Joel vivono a Raleigh (Carolina del Nord). Scrive nel suo sito internet, incoraggiando i lettori a rivolgersi a Cristo nel loro dolore.
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