Perché le chiese e gli artisti hanno bisogno l’uno dell’altro?
Ryan Lister, Brett McCracken e Thomas Terry discutono di doni artistici, voci creative nella chiesa, ispirazione artistica e dell’importanza di avere dei paletti in campo artistico.
Ryan Lister: La chiesa ha bisogno di artisti affinché questi ultimi utilizzino e mettano al servizio della chiesa e del vangelo i loro doni. Per questo motivo il Signore ha dotato alcune persone di certi doni affinché li esercitino nella chiesa locale, in modo da aiutare gli altri membri della chiesa, prendersi cura di loro per poi guidarli con i loro doni all’adorazione. Penso che questo sia uno dei modi in cui la chiesa ha bisogno di artisti.
Un altro motivo per cui la chiesa ha bisogno di artisti e di persone creative in generale è che esse contribuiscono ad offrire una prospettiva diversa, in un certo senso aiutano ad abbattere alcuni muri che non devono necessariamente esserci nella chiesa e permettono alla bellezza di irrompere in territori che altrimenti storicamente ne sarebbero esclusi. Ciò porta al dialogo. Diversifica il corpo, permette a idee e opinioni diverse di confluire sotto l’autorità del vangelo per plasmarsi a vicenda. Accade quindi che la persona creativa potenzia coloro che non si definirebbero persone creative o artisti. Allo stesso tempo, il resto della chiesa risponde loro, rafforzandoli, sfidandoli, aiutandoli a capire che cosa significa essere un cristiano e un artista sotto la signoria di Cristo.
Brett McCracken: Una cosa che mi viene in mente è che gli artisti giocano un ruolo importante in ogni cultura, in ogni società, in ogni comunità ponendosi le domande che gli tutti gli esseri umani si fanno. Sono sintonizzati sugli interrogativi esistenziali. Gli artisti tendono ad avere il polso dell'aria che si respira nella società. Ed è utile che le chiese e i pastori siano consapevoli di queste dinamiche sociali. E a volte gli artisti sono quel ponte tra il resto del mondo e i desideri umani. L’arte si basa molto sul dare voce ai desideri umani che tutti avvertono. E le chiese e i pastori non dovrebbero essere avulsi da questa esperienza.
Un’altra cosa è la bellezza. Le chiese hanno bisogno di artisti e del valore della bellezza che essi producono. Nella nostra epoca, il vangelo, se non viene trasmesso in modo bello, è destinato a cadere nel vuoto. Non possiamo limitarci a trasmetterlo didatticamente con parole obsolete, logore, vecchie. C’è potenza nel vangelo, comunque esso venga trasmesso. E Dio, naturalmente, può servirsi di ogni cosa per salvare le persone. Ma nella cultura occidentale odierna, credo che abbiamo bisogno di artisti che ci aiutino ad abbellire il messaggio della teologia.
Ryan Lister: In un certo senso riaccendere l’immaginazione che porta prospettive e concezioni differenti del vangelo estendendole a tutte le sfere della vita.
Brett McCracken: Sì.
Thomas Terry: Bene. Quindi, perché gli artisti hanno bisogno della chiesa?
Ryan Lister: Beh, prima di tutto, hanno bisogno della chiesa perché è lì che il vangelo viene dichiarato, e quindi gli artisti hanno bisogno del vangelo come tutti noi. Il fatto è che il vangelo viene annunciato, e quindi gli artisti devono fare parte di una chiesa perché gli venga ricordato ciò che Cristo ha fatto per loro e ciò che Cristo ha fatto per tutti loro, ciò che Cristo ha fatto per la loro identità, rimuovendola, come dicevi prima, dal quel “Io sono un creativo” per riporla fondamentalmente in Cristo, quel “Io sono unito a Cristo”. Questo è il motivo principale.
Una ragione pratica, diciamo un motivo secondario, è che quando entri in una chiesa, ti trovi davanti persone che non sono per niente come te. E anche se non lo è, questo è un suo sottoprodotto, che alla fine aiuterà la tua arte. Perché ascolti storie diverse, ascolti narrative diverse, ascolti idee diverse. E questo ti spingerà ad affinare il tuo palato, per così dire. È un qualcosa che dice: “Non sto ascoltando continuamente le stesse cose. Sto ascoltando persone diverse che parlano di idee diverse”.
E questo si ripercuote anche nelle nostre storie, per cui mentre scriviamo abbiamo la voce di qualcun altro nella nostra testa. O mentre lavoriamo ad un film, sappiamo come cogliere la prospettiva di queste persone perché sono nella nostra chiesa, e parlano alle nostre orecchie. E quando cantiamo, capiamo il nostro pubblico, che cosa ha bisogno di ascoltare, cose più grandi di noi, e come questo viene recepito dalle persone in modi diversi e con enfasi diverse.
Brett McCracken: Ottimo punto. Penso che gli artisti abbiano la tendenza a vivere in bolle, e questo non produce buona arte. La brutta arte proviene dalle bolle, mentre la buona arte viene da artisti che si mescolano a persone di ogni tipo. E c’è una ragione per cui storicamente le città sono state le culle della grande arte. Nelle città e nelle aree urbane c’è infatti una grande mescolanza di culture e idee, il che rappresenta un ambiente fecondo per l’arte. E quindi la chiesa può operare in modo simile come un microcosmo nel quale un artista può avere intorno a sé persone che non sono come lui per trarre ispirazione dalla disordinata mescolanza della madre di famiglia e del veterano settantenne in pensione, e tutto ciò che ci sta in mezzo. Lo spettro dell’esistenza umana si trova in una buona chiesa sana e diversificata, e questa può essere una grande fonte d’ispirazione per gli artisti.
Un’altra cosa importante da dire sono i limiti e i confini che una chiesa stabilisce. Avete parlato di quanto per noi artisti la libertà artistica sia molto importante. Ma in realtà, il “tutti contro tutti” non è liberatorio. È un po’ opprimente. Pertanto ritengo che gli artisti prosperino di più quando ci sono dei limiti. Non dico che la chiesa sia una gigantesca limitazione, ma in un certo senso lo è, in un senso buono. Si può dire che blocca tutto il resto e dice: “Questa è la verità. Per tutte le domande che ti fai, per tutto ciò che potresti esplorare come artista, sai che questo è vero. La Bibbia ci dice questo”. La chiesa aiuta gli artisti a rimanere focalizzati e fornisce loro dei paletti e dei confini che, in realtà, in modo controintuitivo, sono più liberatori e incoraggiano gli artisti ad allargare i loro orizzonti.
Ryan Lister: Sì. E questo richiede che le persone siano aperte. Per esempio, quando vai in chiesa, devi essere aperto alla possibilità di imbatterti in cose che richiederanno una tua reazione, che ti sfideranno. Devi avere questa apertura mentale. Devi essere disposto a diventare ciò che l’obbedienza può effettivamente produrre in te. Devi essere disposto a credere che questa verità è veramente importante, e che è importante per la tua arte perché contribuirà ad esaltarla e a renderla più grande di quello che il mondo ti sta dicendo che la tua arte può essere.
J. Ryan Lister è professore associato di teologia presso il Western Seminary a Portland, Oregon. È l’autore di The Presence of God: Its Place in the Storyline of Scripture and the Story of Our Lives (Crossway, 2014). Puoi seguirlo su Twitter.
Brett McCracken è redattore capo e direttore della comunicazione di The Gospel Coalition. È l’autore di The Wisdom Pyramid: Feeding Your Soul in a Post-Truth World, Uncomfortable: The Awkward and Essential Challenge of Christian Community, Gray Matters: Navigating the Space Between Legalism and Liberty, e Hipster Christianity: When Church and Cool Collide. Brett e sua moglie Kira vivono a Santa Ana (California) con i loro tre figli. Sono membri della Southlands Church, di cui Brett è uno degli anziani. Puoi seguirlo su Twitter.
Thomas Terry è il fondatore e il proprietario di Humble Beast, un’etichetta discografica e un ministero con sede a Portland, Oregon. Come artista della parola parlata e membro di Beautiful Eulogy, cerca di unire creatività e teologia per glorificare il Signore che ha creato entrambe. Thomas vive a Portland con sua moglie, Heather, e due figli, Tobin e Kuyper, ed è un anziano della Trinity Church. Puoi seguirlo su twitter e scoprire le sue parole e la sua musica su www.humblebeast.com.
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