Non troverai il coniuge ‘perfetto’

Durante il liceo e l’università, lessi tutti i libri sul corteggiamento e il matrimonio che si trovavano sugli scaffali delle librerie cristiane.

A causa di esperienze passate di alcuni membri della mia famiglia, l’idea di trovare la persona giusta con cui passare la vita mi rendeva nervosa. Ero determinata ad assicurarmi che un uomo rispondesse a tutti i requisiti richiesti prima di poterlo considerare un potenziale buon marito.

Tuttavia, non avevo considerato che potevo essere troppo esigente. Avevo confuso il dover alzare l’asticella nella ricerca di un bravo marito con la ricerca di aspettative irrealistiche (spesso determinate dalla cultura). Col tempo, mi ero fatta una bella lista dettagliata degli attributi che cercavo nel marito per cui stavo pregando.

La ‘formula’ del buon marito 

Senza dubbio la Bibbia classifica esplicitamente alcune qualità come requisiti: il matrimonio è stato progettato per unire un uomo e una donna (Genesi 2:24), e i credenti devono sposare soltanto altri credenti che vivono in conformità alla loro professione di fede (2 Corinzi 6:14).

A parte questi due requisiti necessari per un matrimonio che onora Dio, Egli ci dà la libertà di scegliere la persona con cui trascorrere la nostra vita.

Anche se le pile di libri e gli articoli sui tratti caratteriali da cercare in un coniuge devoto sono guide utili e valide per prendere una decisione definitiva saggia, iniziai a fissarmi sulla “formula” invece che sulla guida di Dio nella mia vita.

Il problema si manifestò quando subdolamente iniziai a pensare che le mie preferenze supplementari in realtà fossero necessarie. Non c’è nulla di sbagliato nel preferire certe qualità in un marito o in una moglie, ma quando trasformiamo ciò che non è una chiara linea guida biblica in un qualcosa di irrinunciabile (in un idolo), ci troviamo in una zona pericolosa.

Nella mia mente mi ero creata l’immagine di uomo che corrispondeva al tipo di persona che io pensavo di volere sposare, ma che non esisteva.

Dal perfezionismo al pessimismo

Non mi resi conto di avere questi standard irragionevoli finché non ascoltai la serie di sermoni sul matrimonio di Tim Keller. Il contenuto di questi sermoni è stato poi raccolto nel suo libro Il matrimonio. Un impegno da affrontare con la saggezza di Dio, nel quale egli affronta il problema culturale molto diffuso della ricerca della nostra idea di quasi perfezione in un potenziale coniuge.

“Sia gli uomini che le donne vedono il matrimonio non come un modo per formare la personalità e la comunità, ma come un espediente per raggiungere i propri obiettivi di vita. Tutti cercano un coniuge che ‘soddisfi i propri desideri emotivi, sessuali e spirituali’. E ciò crea un idealismo estremo che conduce al pessimismo di cui si parlava in apertura: non sarà mai possibile trovare la persona giusta” (pag. 16).

Anche noi credenti, condizionati dalla cultura, possiamo cadere in questa trappola. Il pessimismo comincia a insinuarsi nelle persone, come ho potuto testimoniare al liceo sotto forma di umorismo di dubbio gusto nei confronti del sesso opposto e di riferimenti al fatto di preferire il celibato a vita (alcune volte a mo’ di scherzo per nascondere la disperazione crescente, altre volte parlando seriamente).

Il desiderio egoistico di un marito perfetto

Quando Dio mise nella mia vita l’uomo che adesso è mio marito, mi sentii spinta a conoscerlo e anche disillusa. A parte i requisiti veramente fondamentali, come essere un credente che mette in pratica la propria fede, egli non possiede tutti quei talenti e attributi supplementari che io pensavo di dover trovare in un compagno di vita.

Lo Spirito Santo e la mia chiesa mi hanno aiutato a capire che questi altri attributi erano soltanto degli ideali. Pensavo che queste qualità avrebbero migliorato la mia immagine e che mi avrebbero appagato. Ero alla ricerca di un uomo che mi avrebbe fatto fare una bella figura agli occhi del mondo e sentire meglio con me stessa. In sostanza, cercavo la realizzazione personale in un altro essere umano caduto.

In questa visione del matrimonio c’è poco spazio per il vero disegno del matrimonio, vale a dire camminare con il nostro coniuge negli alti e bassi della vita, aiutandosi l’un l’altro a diventare sempre più simili a Dio camminando insieme verso il cielo.

Desideri migliori

Dio continuò a insegnarmi, e iniziò a mettere nel mio cuore desideri nuovi e migliori (Salmo 37:4). Fare i conti con il fatto che dopotutto mio marito non avrebbe soddisfatto il desiderio attanagliante della mia anima di essere conosciuta e appagata all’inizio è stato difficile. Ma col tempo, è diventato liberatorio. Iniziai a prenderlo come un invito ad amare liberamente mio marito senza sentirmi minacciata dalle sue imperfezioni, e come un invito a suscitare affetti e speranze più grandi nel mio cuore per una vita incredibilmente appagante e senza fine in cielo.

Oggi, sono semplice e umile, e sono grata a Dio per non avermi dato alcune delle cose per cui ho pregato tanto in un marito.

La cosa ancora più sorprendente è che Egli mi ha dato cose meravigliose che non avevo nemmeno pensato di chiedere. Nella Sua saggezza e bontà, Dio mi ha dato un marito diverso dall’uomo che immaginavo di sposare, ma incredibilmente migliore per me sotto ogni aspetto. Abbiamo punti di forza e punti deboli diversi, e questo ci ha aiutato a diventare migliori come coppia di quanto lo siamo come individui.

Amici single che desiderate sposarvi, pensate alle qualità che desiderate un coniuge abbia e pregate per esse. Non c’è niente di sbagliato nello sperare che il vostro futuro marito o la vostra futura moglie abbiano certe caratteristiche o interessi. Ma prega anche che il tuo cuore sia ricettivo al piano di Dio per te. Chiedigli di mostrarti e di cambiare ogni aspettativa non realistica o dannosa. Prega con il salmista: “O SIGNORE, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Salmo 25:4). Prega affinché Dio diventi il tesoro del tuo cuore.

Se il matrimonio è stato disegnato per essere un’ombra terrena della realtà celeste, allora le nostre aspettative devono adattarsi di conseguenza. Ombre e sagome sono anch’esse forme d’arte, ma non sono nulla rispetto a un’immagine vivida, colorata con dettagli nitidi. Aspettiamo che le nostre ombre siano riempite da una vita incontaminata dal male e dal decadimento all’alba dell’eternità, alla cena delle nozze dell’Agnello (Apocalisse 19:6–9).


Kirsten Franze ha frequentato l’Università di Northwestern-St. Paul, dove ha conseguito una laurea in Inglese e una laurea minore in Bibbia. Dopo aver insegnato per qualche anno, ha deciso di perseguire una carriera nella nutrizione e nel fitness e ora è un personal trainer. Vive con suo marito a Woodbury, Minnesota, e fa parte della Cities Church a St. Paul.

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Adam Muhtaseb