Il nostro problema legato alla leadership Romana

Ma Gesù, chiamatili a sé, disse: “Voi sapete che i prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore…” Matteo 20:25-26

Mi pare che vi sia una carenza di leader-servitori in Italia sia per guidare chiese già esistenti sia per fondarne di nuove. Ritengo che gran parte della causa di questa abnorme carenza sia da rintracciarsi nell’ideale e nel modello ‘Romano’ di leadership importato e imposto sulla vita della chiesa stessa.

Vi prego di seguirmi perché sto cercando di scrivere qualcosa per tutti utilizzando un esempio dalla cultura italiana…

Tendenzialmente, la cultura italiana è piuttosto autocratica e oligarchica. Fin dalla nascita, un giovane affronterà un sistema complesso e verticistico che intimidisce, nel quale sarà sempre “sotto il comando” di qualcun altro. Chiamiamo il nostro giovane Mesto (non un nome comune in Italia, ma chiarisce il concetto). Mesto incontrerà questa pressione nelle strutture familiari e poi quando andrà a scuola. Se dovesse essere uno studente lento nell’apprendimento, creativo o istintivo, probabilmente avrà delle grosse sfide da affrontare perché il sistema non lo premia, anzi, spesso lo penalizza. Quando il giovane Mesto si confronta con la società, scoprirà in fretta che c’è una scala gerarchica in quasi ogni settore in cui si imbatterà. Non ci metterà tanto il nostro giovanotto a imparare che la “cortesia” è un mezzo per ottenere qualcosa. In altri termini, non è che la gente abbia una profonda ammirazione e una grande stima per l’impiegato postale allo sportello quando usa quel linguaggio aulico, premuroso, formale ed elegante per spedire un pacchetto. No, il semplice fatto è che il lavoratore detiene l’autorità in quel momento, e lo sa. Oh sì, c’è del potere in azione all’ufficio postale! Ora mettiamoci anche il supermercato, la banca, il vigile urbano, il meccanico, e perfino il tecnico riparatore e abbiamo una società che ha fatto dell’accaparrarsi il potere gli uni dagli altri una forma d’arte. 

Diamo al nostro emergente Mesto un lavoro (quasi un miracolo nella situazione attuale). Ha studiato fino a quasi trent’anni, ricevendo una solida formazione universitaria, quindi mettiamolo nella linea di montaggio di una fabbrica (il che capita spesso in paesi con una grave fuga di cervelli e politiche spesso ostili all’avvio di attività imprenditoriali). Il suo capo è un semi-dio il cui obiettivo principale è sceneggiare L’inferno di Dante sugli operai che però non può licenziare, ma che vorrebbe “aiutare a dimettersi volontariamente”. Com’è gentile! Aggiungiamo ora il sistema politico pieno di scandali, un sistema religioso/tradizionale pesante (‘fai così, se no….’), e non dimentichiamo l’opprimente sistema fiscale. Alla fine di tutto, il nostro giovane Mesto non farà certo la fila per sventolare la bandiera italiana e cantare l’inno nazionale - se non in occasione della partita della Nazionale. È arrivato adesso alla mezza età, molto orgoglioso di quel poco di controllo che è riuscito a conservare e di come è riuscito a dare alla sua vita una qualche parvenza di ordine. Ed è anche alla moda! Ma che bello che sei, Mesto.

Ora inseriamolo nella chiesa e chiediamogli: “Vorresti essere un leader?” Che cosa pensi che direbbe e farebbe? Per molti, la risposta è: “No, grazie!” E possiamo capire perché! Per altri, la risposta è stata: “OK, adesso è il mio turno! …” e le chiese ne hanno davvero sofferto. Per pochi la risposta è: “Se il Signore vuole usarmi”. E questi hanno poi dovuto affrontare le aspettative scoraggianti delle persone che guidano per via della loro mentalità che ha subìto la chiara impronta ‘romana’.

Qui c’è bisogno di una risposta

Potere imperiale, Cesare-centrico e consolidato è stata la via ‘romana’ per quasi tre millenni. Ma Gesù dice: “Io edificherò la mia chiesa”. Gesù è conosciuto anche come Emmanuele, il Dio con noi. Nella Sua chiesa, il modello è l’opposto del sistema ‘romano’. Dio detiene tutta l’autorità, Gesù è il comandante in capo, ed egli è nel mezzo del suo popolo, operando per mezzo dello Spirito. Di conseguenza, il ministero dell’anziano è cristocentrico e motivato da un cuore di servo, che si esprime attraverso il servizio alla comunità. Un carattere devoto è molto più importante delle capacità e dei giochi di potere.

Nell’Europa meridionale dobbiamo presentare un modello ecclesiologico completamente nuovo, ma riconosciamo che dobbiamo viverlo prima di poterlo presentare. La chiesa radicale di Gesù avrà delle guide al suo interno che si inchinano per lavare i piedi, non che si aspettano che altri si inchinino per baciare i loro. E sia chiaro, non sto prendendo di mira soltanto l’Italia, ma ovunque ci sia un sistema di leadership guidato dall’uomo, senza servizio e senza preghiera, come certi ambienti dove si sta cercando di modellare la chiesa in stile Apple, Google, o società sportiva. 

Lo scrittore John Garr illustra bene questo punto storico:

Quando le guide della chiesa nelle generazioni successive abbandonarono il paradigma del leader servitore che Gesù mostrò, cominciarono a costruire i loro stili di leadership secondo i sistemi autocratici politici e/o commerciali delle loro società. I leaders cominciarono a proteggere sempre di più il loro orticello, cercando di mantenere ed estendere l’egida del loro dominio. Le sette all’interno della chiesa divennero sempre di più elitarie e campanilistiche. La chiesa divenne sempre di più un organismo semi-politico, e i leader si contendevano il potere politico ed economico. Vescovi monarchi assunsero il controllo territoriale della chiesa. Infine, il vescovo di Roma cercò di stabilire il suo primato su tutta la chiesa, tentativo che culminò nella nascita del papato, il quale produsse successivi abusi di potere e accelerò lo scisma tra Oriente e Occidente. Il cristianesimo divenne la Cristianità.                  

 [John Garr, Our Lost Legacy, p. 192]

Verso un paradigma più biblico

Una volta capito che il paradigma della leadership ‘romana’ è pervasivo e che è stato per secoli “il modus operandi”, va fatto del lavoro verso un approccio più incentrato sulla parola, più comunitario e organico. 

Per concludere ecco un elenco di alcuni approcci sui quali penso dovremmo concentrarci (ma ne avrei ancora degli altri):

  • Dobbiamo avere uomini formati sia nella parola del vangelo sia nel servizio fatto con umiltà. Le gloriose profondità del vangelo formeranno il loro modo di pensare, e il loro servizio lo manifesterà. Il processo di diaconato forma gli uomini ad una costante inclinazione alla cura e al servizio.

  • Dovremmo studiare di più e sottolineare maggiormente le nostre radici Ebraiche, che sono antecedenti all’introduzione delle pratiche imperiali sulla leadership nella chiesa. Gli apostoli hanno modellato molto della chiesa e della sua conduzione dopo l’antica sinagoga, la quale era una democratizzazione della pratica religiosa.

  • Dobbiamo cercare di evitare di batterci per una filosofia di anzianato da “eroe sportivo”. Voglio dire semplicemente che troppo spesso vogliamo l'uomo che può fare tutto– in un modo accattivante – e lo fa con stile. Piuttosto, poiché vi è diversità di bisogni in ogni congregazione, il Signore spesso chiamerò uomini che sono adatti e che hanno i doni solo per un gruppo o uno scopo particolare.

  • Come nella creazione, il Padre ama l’unità nella diversità. Attualmente stiamo lavorando su un semplice modello di formazione di conduttori di chiesa profeta-sacerdote-re per sviluppare un modello di equilibrio sano e trinitario che riflette la Divinità.

  • Prima di chiamare gli uomini a essere missionali nella loro chiesa e attraverso essa, dovremmo per prima cosa aiutarli a rendere missionali le loro case. E’ la casa il primo santuario della presenza di Dio.

Riconosco che ci sono molti più principi “contrastanti” che potrei elencare qui. Ammetto anche che slittare verso un sistema “indovina chi è il leader oggi” sia altrettanto controproducente. Ci dovranno essere forme familiari di leadership, ma la differenza è che dovranno essere piene di passione fedele e guidate da uomini vangelocentrici. Abbiamo un problema di leadership ‘romana’. Tuttavia credo che possiamo mostrare ai nostri uomini quanto può essere caratteristico, contro-culturale, liberatorio e gioioso quel ministero nella chiesa radicale di Gesù.

Pregherai con noi per questo?


Jonathan (J. D.) Gilmore è il Direttore di Impatto Italia (Acts 29 in Italia) ed è il responsabile per Europa del sud-est di Acts 29. Nato da genitori missionari britannici, J. D. è cresciuto in Italia. Vive a Palermo con sua moglie Annette. Ha fondato la chiesa LifeHope ed è inoltre impegnato in diverse iniziative per la crescita di TGC in Europa.

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Jonathan Gilmore