Pastore, ricorda la tua chiamata
Ero nel punto più basso nel mio ministero. La nostra chiesa era alle prese con grossi problemi che apparentemente non avevano soluzione. Per come vedevo le cose, l'unica certezza era l’enorme dolore che questa situazione avrebbe causato alle persone. La chiesa che avevo fondato stava per spaccarsi in due sotto la mia leadership.
Mi sedetti sul divano in pelle nella sala riunioni della chiesa e piansi. Non sono un piagnucolone, ma quella volta piansi singhiozzando (nonostante la mia sensibilità di uomo del Midwest). Stavo male. Mi sentivo intrappolato dalle circostanze. Questo inguaribile ottimista era arrivato ad un punto tutto nuovo per lui. Ero arrivato al punto di mollare tutto.
Non voglio più fare questo, pensai. Per la prima volta, mi ritrovai a desiderare una vita al di fuori del pastorato. “Membro di chiesa” invece di “pastore” suonava bene. Quale chiesa avrei frequentato se quella che stavo guidando si era divisa o mi aveva sbattuto fuori? Qual era il modo migliore per minimizzare il conflitto e permettere a mia moglie e ai miei figli di mantenere le relazioni con le persone che amavano? I miei doni mi rendevano più adatto a fare il venditore o mettere in piedi una start-up? O avrei dovuto accontentarmi di un semplice stipendio e riposarmi un po’?
Qual è la tua chiamata?
Grazie a Dio avevo ancora del lavoro da fare quel giorno. Quel mercoledì mattina nel mio ufficio stava andando in onda in sottofondo un podcast condotto da Ray Ortlund che, per opera dello Spirito, mi fece venire alla mente queste parole: “Ricorda la tua chiamata”.
Che cosa significa essere chiamato? Perché io ero nel ministero? Perché tu sei nel ministero? La saggezza biblica ci ricorda che la chiamata comporta l’opera interiore dello Spirito che crea il desiderio e il frutto spirituale. La chiamata comporta anche l’opera esterna dello Spirito che induce la guida di una chiesa e una congregazione a riconoscere e confermare tale chiamata.
In quel momento buio, non sentivo più il desiderio di essere nel ministero. Ma mentre pregavo, lo Spirito iniziò a suscitare un desiderio ancora più profondo sebbene i miei sentimenti fossero confusi. Il Vangelo di Gesù continuava ad essere una meravigliosa notizia che meritava di essere annunciata. La chiesa locale rimaneva la sposa del mio re, degna di un amore che si sacrifica. Il ruolo pastorale era ancora un’attività lodevole per la quale avevo i doni necessari.
La mia decisa obiezione a queste verità si riduceva a “Non voglio!” La mia chiamata, dall’altro lato, era una potente contro-argomentazione. Era Gesù che diceva: “Io lo voglio, e questa è la mia chiesa”. Gesù vuole che la sua gloria risplenda nelle nostre città. Egli vuole che questa chiesa in crisi ma stupenda prosperi. Non c’era nessun motivo, oltre i miei desideri oscillanti, di pensare che Gesù non volesse più che io pascessi il suo popolo.
Non abbandonare le pecore
Essere un discepolo significa ascoltare e seguire il Maestro. Le parole di Gesù dovevano riportare la vittoria nella mia vita. In quel momento, seguire le sue parole e le sue priorità per la sua missione assomigliava molto a portare una croce. “Prendi (la tua) croce e seguimi”, egli dice a tutti quelli che lo seguono (Matteo 16:24).
Non mollo, almeno non oggi, pensai. Il mio sconforto e la mia disperazione si trasformarono in un dono. Decidere di andare avanti come pastore quando questo era diventato un compito indesiderato era la morte di cui avevo bisogno. Gesù chiama mercenari quelli che abbandonano le pecore (Giovanni 10:12-13). Il mercenario in me stava morendo un po’ di più. Deporre la vita per le pecore era il sentiero che il Salvatore ha percorso, ed egli chiama i suoi sotto-pastori a seguirlo sullo stesso sentiero.
Lo Spirito continuò la sua opera di grazia nel fortificarmi mentre facevo dei passi avanti. Questa è la chiesa del Signore. Egli non ha bisogno di me per risolvere i problemi, ed è lui che mi ha chiamato a fare il pastore qui. Il Sommo Pastore mi diede la sua forza per prendere la sua croce. Mediante la forza dello Spirito, posso continuare a svolgere il ruolo che il Signore mi ha dato per il suo popolo. Questa è una convinzione completamente diversa da Io non voglio farlo.
Il sentiero del Buon Pastore
Gesù ha dato la sua vita per il mio peccato anche quando “allontana questo calice da me” sembrava un’ottima opzione. Gesù è risorto dai morti, e la sua tomba vuota è una prova inconfutabile che la croce non era il sentiero sbagliato. Era il sentiero che Gesù ha percorso per darci la vita! Egli ha sparso il suo Spirito per dare una nuova vita a coloro che hanno fede in lui, garantendo l’arrivo di una nuova creazione e di un giorno in cui ci sarà gioia eterna alla sua presenza.
Pastore, ripeti queste verità nei momenti di disperazione del ministero. Lo Spirito che Gesù ti ha dato ti consente di seguire il sentiero del Buon Pastore mentre confidi in lui. Non sarai condannato. Non sarai vinto dalla morte. Avrai la forza per superare tutto questo. Vedrai compiersi tutte le promesse di Dio. E queste promesse sono anche per la chiesa—tutto grazie a Gesù!
Quando Gesù dice: “Ti ho fatto crescere, ti ho dato dei doni e ti ho chiamato a pascere le mie pecore—ed è la mia chiesa” ma le tue circostanze ti gridano “MOLLA!” ricorda ciò che egli ha fatto e chi egli è, e ascolta lui. Ricorda la tua chiamata e vai avanti. Gesù Cristo non ti lascerà e non ti abbandonerà mai. Egli sarà con te fino alla fine dell’età presente (Matteo 28:20).
David Doran Jr. è il pastore di Resurrection Church a Lincoln Park, Michigan. È sposato con Abigail e ha quattro figli.
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