L’importanza delle cose interiori
Nel fondare una chiesa ci può essere il pericolo che la nostra enfasi, all’atto pratico, sia rivolta sempre e solo sulle cose esteriori. Proviamo a immaginare con un po’ d’ironia quello che potrebbe essere successo durante una conferenza sulla fondazione di chiese tenuta in una città vicino a te.
Vedendo le folle, egli salì sul palco e si mise dietro il leggio. I suoi fondatori di chiesa si accostarono a lui, ed egli prese ad insegnare loro con la sua presentazione PowerPoint.
E disse:
“Beati i visionari,
perché di loro è la strada verso l’attivismo.
Beati quelli che trovano una sede,
perché saranno comodi (per un po’ di tempo).
Beati quelli che hanno un piano d’azione,
perché saranno in grado di ispirare e guidare altri.
Beati quelli che sono assetati di fondi e che si danno da fare per reperirli,
perché non dovranno tenersi due lavori.
Beati quelli che possono fare più cose contemporaneamente,
perché completeranno la loro lista di cose da fare.
Beati i preparatori di sermoni,
perché avranno qualcosa da dire all’assemblea dei fedeli.
Beati quelli che fondano una chiesa e ne fondano tante altre,
perché saranno invitati a parlare alla prossima conferenza.
Beati quelli per i quali tutto crolla,
perché, nella sua bontà, il Signore è vicino a loro”.
Il regno di Cristo inizia da dentro
Al contrario di quanto scritto sopra, quando il Re Gesù presenta il suo manifesto ai suoi discepoli nel sermone sul monte (Matteo 5:1-2), tutto è piuttosto sobrio e poco impressionante. Fino ai capitoli 1-4, Matteo ci ha dato un quadro del tanto atteso Messia che viene con potenza, eppure egli apre la sua bocca e . . . è tutto un po’ deludente.
Invece di illustrare grandi piani per dominare il mondo, la strategia del nostro re amorevole parte dal basso e coinvolge la quotidianità. La sua attenzione è sull’interiore. Invece di praticare la loro giustizia per fare colpo sugli altri, egli è molto più interessato ai cuori della sua gente.
Eppure quello che mi colpisce è il fatto che gran parte del mondo della fondazione di chiese può riguardare le cose esteriori. Ci facciamo facilmente impressionare dai numeri, dalle dimensioni e dalla visione d’insieme (tutte cose che a volte possono essere importanti), tuttavia queste cose possono andare a discapito della realtà interiore, se non a sue spese.
Come possiamo essere persone che, come Gesù, sono più interessate al cuore? Più al carattere che alle competenze? Più a quello che c’è veramente dentro il nostro cuore che all’immagine che proiettiamo all’esterno?
Le vere beatitudini
Le Beatitudini possono essere un ottimo punto di partenza—non quelle false descritte sopra nelle quali facilmente sconfiniamo—ma quelle reali pronunciate da Gesù. In esse notiamo la sua enfasi sull’interiore; notiamo infatti come il regno rifletta l’atteggiamento e l’enfasi del re.
Gesù descrive persone caratterizzate da un’umiltà fiduciosa—radicata in una povertà in spirito che è vulnerabile, aperta e onesta sulle proprie debolezze. Esse riconoscono di non poter farcela da sole e di aver bisogno di lui. Questa povertà di spirito è accompagnata dal fare cordoglio per le ferite del mondo e del nostro cuore, il che ci porta ad agire con mansuetudine verso il nostro prossimo. A questo punto, è come se fossimo consapevoli della nostra bancarotta spirituale nel cuore della valle, e in questo luogo siamo affamati e assetati di giustizia, e solo Cristo può saziarci.
E così, di fronte alla nostra inadeguatezza e incapacità e ripieni dalla sua grazia, come potremmo non essere misericordiosi con gli altri? Come potremmo non desiderare la purezza interiore del nostro cuore? E qual è il frutto di questo tipo di spiritualità? Ci adoperiamo per la pace mentre cerchiamo di vivere una vita di grazia insieme ad altri, sapendo che molti non ci ringrazieranno per questo. Probabilmente la nostra testimonianza, ma anche quella del Nuovo Testamento, è che i cristiani spesso non vengono ringraziati per il fatto di essere diversi. Essere diversi spesso significa affrontare difficoltà.
L’importanza di entrambe le cose
Cosa significa tutto questo per noi fondatori di chiesa e pastori? Non significa che non abbiamo bisogno di strategia e visione, di attività e cose esteriori. Non significa non sognare in grande e non pregare che Dio ci usi per fondare chiese in luoghi in cui Gesù non è ancora conosciuto, le zone dimenticate caratterizzate dai minimi, dagli ultimi e dai perduti.
Quello che forse significa è che non abbiamo bisogno di queste cose a spese delle cose interiori. La visione che Gesù dipinge nel sermone sul monte non è qualcosa a cui possiamo rinunciare, specialmente se siamo dei leader. È l’abc della vita cristiana.
Se il manifesto di Gesù per cambiare il mondo attraverso il suo regno riguardava principalmente vite trasformate, non concentriamoci così tanto sul quadro generale della visione e della strategia da perdere di vista le piccole cose. Non dobbiamo scegliere tra una cosa o l’altra; dobbiamo scegliere entrambe le cose. Dobbiamo essere umili e fiduciosi.
Dan Steel è il pastore di Magdalen Road Church a Oxford, Inghilterra. Prima di ritornare nella sua città natale di Oxford, ha aiutato a fondare Grace Church Stirchley a Birmingham. Lui e sua moglie, Zoe, hanno quattro figli. Puoi connetterti con lui qui.
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