Lezioni dalla vita della Regina Elisabetta II

L’8 Settembre mi stavo rilassando all’aria aperta in compagnia di alcuni amici, quando fummo raggiunti dalla notizia della morte di Sua Maestà Regina Elisabetta II. Io e gli altri tre amici (un leader di una denominazione inglese, un raffinato artista di corte e un ex direttore generale della Royal Albert Hall) abbiamo passato del tempo a riflettere sulla sua vita straordinaria. 

È stato un momento particolarmente toccante perché ognuno di noi aveva interagito con la Regina, seppur brevemente, durante la sua vita. Il mio unico incontro faccia a faccia è avvenuto verso la fine della sua vita, durante una cerimonia di premiazione a Holyrood. Si era ammalata due giorni prima e temevo che non avrebbe recuperato le forze in tempo per presenziare alla cerimonia. Essendo un suo grandissimo ammiratore, decisi di posticipare il conferimento dell’onorificenza di Ufficiale dell’Eccellentissimo Ordine dell'Impero Britannico per più di quindici mesi solo per essere sicuro che lei sarebbe stata presente.

Fortunatamente, nonostante avesse già superato i novant'anni, si presentò fedelmente alla cerimonia e rimase per ore a stringere le mani, chiacchierando anche per qualche minuto con entusiasmo e umorismo riguardo il concetto di “autore di inni moderni”.

Anche se nessun essere umano è perfetto, ci sono molte cose che possiamo imparare dalla vita della Regina Elisabetta II e per le quali possiamo essere grati.

Una vita plasmata dalla liturgia

Venendo da una conferenza sulla liturgia tenutasi la scorsa settimana, trovo interessante riflettere su come i ritmi della sua vita e della sua adorazione abbiano costituito l’ossatura della sua straordinaria coerenza. Nel contesto di un mondo che cambia, di un impero in declino e di spiacevoli disfunzioni familiari esposte all’attenzione pubblica, lei frequentava regolarmente il culto domenicale (quando la sua fitta agenda e le sue pesanti responsabilità avrebbero potuto essere delle valide scuse per non parteciparvi). Era una donna della Bibbia e del libro delle preghiere comuni, amava le tradizioni e i ritmi della vita, ed era pronta a praticare il ravvedimento per i suoi errori, sia in privato che in pubblico. 

Passione e visione 

Era anche una donna di passione e visione. Era molto più di una semplice “mano ferma” come spesso veniva rappresentata, che affrontava il cambiamento e le sfide sociali —dalla disuguaglianza economica al razzismo—con lucidità e grazia. Amava l’arte e la bellezza, aveva una profonda conoscenza di come la storia ci forma e una visione e una capacità unica di rivitalizzare il Regno Unito e le nazioni del Commonwealth che portavano con sé ferite profonde. Aveva un luccichio negli occhi che lasciava intendere un vivo interesse per le persone e una gioia autentica. C’era la sensazione che dietro lo sfarzo e i cerimoniali che hanno caratterizzato i suoi 96 anni, Elisabetta II fosse una persona reale con amori reali, una fede reale e una speranza reale. 

Finire bene

Una delle lezioni che la vita di Elisabetta offre alla chiesa contemporanea è la testimonianza di finire bene. È una bellissima cosa osservare la vita di un leader dipanarsi come la sua, con virtù, dignità e grazia fino alla fine. In tempi in cui molti leader—anche all’interno della chiesa—non finiscono bene, con vite e ministeri macchiati dal peccato e dagli scandali, la gara ben condotta di Elisabetta ci ricorda di rimanere saldi nella fedeltà.

Alla recente conferenza Sing! sono intervenuti tre oratori giunti agli ultimi anni della loro vita, i quali ci hanno stimolato a rimanere fedeli, non sprecare tempo e continuare a crescere nella passione per il Signore. Le parole di commiato che Joni Eareckson Tada ha rivolto ai presenti (“ci vediamo in cielo”) risuonano nelle mie orecchie. Non posso fare a meno di riflettere su coloro per i quali non si può dire la stessa cosa. 

Ho sfogliato il De Profundis di Oscar Wilde con alcuni compositori mentre facevano un salto da noi per salutare la nostra famiglia. Scrivendo alla fine della sua vita, Wilde confessa: “Dimenticai che ogni piccola azione di tutti i giorni fa o disfa il carattere, e che quindi quello che si è fatto nel segreto di una stanza un giorno o l’altro lo si dovrà gridare a gran voce dal tetto . . . finii in un orribile disonore”.

Il De Profundis è basato sul Salmo 130 (“Io grido a te da luoghi profondi . . .”) ma quella di Wilde è una testimonianza di disperazione nonostante il genio creativo che Dio gli aveva dato.

Confrontiamolo con Joni Tada. Confrontiamolo anche con la Regina Elisabetta II, che dall’inizio del secolo ha parlato più apertamente e coraggiosamente della sua fede fino alla sua morte, dicendo una volta: “Anche se siamo capaci di grandi atti di bontà, la storia ci insegna che ad un certo punto abbiamo bisogno di essere salvati da noi stessi, dalla nostra sconsideratezza o dalla nostra avidità. Dio ha mandato nel mondo una persona unica —non un filosofo né un generale, per quanto siano importanti, ma un Salvatore, con il potere di perdonare”.

Per ogni generazione

Qualche giorno prima della morte della Regina, in onore della recente celebrazione del 70° anniversario della sua incoronazione, abbiamo aperto la conferenza Sing! cantando il Salmo 100 con l’arrangiamento di Vaughan Williams (“Abitanti di tutta la terra”), scritto nel 1953 in occasione dell’insediamento della Regina. È stato un momento da brividi, la cui rilevanza è aumentata alla luce degli avvenimenti dei giorni successivi. Guarda il video qui sotto, e possa esso ispirarti a cantare al Signore con voce gioiosa oggi, e fino a quel giorno:

Poiché il Signore, il nostro Dio, è buono.

La sua misericordia dura in eterno.

La sua verità è salda in ogni tempo

e lo sarà per ogni generazione.

Amen.


Keith Getty e sua moglie, Kristyn, sono stati in prima linea del movimento degli inni moderni nell’ultimo decennio, colmando le distanze tra lo stile tradizionale e quello contemporaneo. Nel 2018, a Keith è stato conferito il titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico da Sua Maestà Regina Elisabetta II, prima persona appartenente al mondo della musica di chiesa contemporanea a ricevere tale onorificenza.

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