Le dieci cose migliori che apprezzo in chi guida l’adorazione

Le numerose reazioni al mio recente post “Le dieci cose più importanti che vorrei che chi guida l’adorazione smettesse di dire” non mi hanno sorpreso perché sono consapevole che il tema è un tasto dolente tra gli evangelici. Anche se credo che troppo spesso commettiamo l’errore di proteggere le nostre preferenze/tradizioni dalle critiche, sono naturalmente sensibile alla richiesta di offrire un contributo più costruttivo e proattivo. Ho scritto parecchio sul tema dell’adorazione, sia online che in libri come The Prodigal Church e Gospel Shaped Worship, ma i nuovi lettori stimolati dal blog precedente probabilmente non sono familiari con il materiale da me prodotto. Ero già intenzionato a scrivere questo elenco, ma ho deciso di anticipare la pubblicazione. Spero che questa classifica raggiunga lo stesso pubblico dell’ultima.

Apprezzo chi guida l’adorazione quando . . .

10. Pensa più a guidare che a esibirsi.

Sono grato per i cantanti e i musicisti di talento che guidano l’adorazione, ma sono particolarmente grato quando non usano il loro ruolo come un’occasione per mettere in mostra i loro doni ma come un’opportunità di pascere il gregge. Mi fa piacere quando chi guida l’adorazione sceglie canti che si prestano più al canto congregazionale che a essere suonati dal gruppo musicale e guida la congregazione in modo tale che è più facile seguire i canti— usando chiavi e ritmi adeguati, non improvvisando troppo, seguendo il testo stampato o proiettato, e così via. E parlando di pascere, mi piace quando chi guida l’adorazione . . .

9. Approccia la riunione di adorazione con una sensibilità pastorale.

L’incontro di adorazione non dovrebbe essere un esercizio blando e poco creativo nell’evitare qualcosa di anche lontanamente artistico, tuttavia sono grato quando chi guida l’adorazione pensa innanzitutto a ciò di cui il gregge ha bisogno che a ciò che il gregge vuole—perché le due cose non sono sempre uguali—e cerca di gestire il tempo della musica e gli altri elementi dell’adorazione avendo a cuore la gloria di Cristo e il bene della chiesa di Cristo. (Pastori, questo è il motivo per cui spesso i cantanti/musicisti più dotati nella tua chiesa non sono i candidati migliori al ruolo di guide dell’adorazione).

8. Permette alla teologia di guidare le sue scelte.

Troppi culti di adorazione sono guidati da un ethos consumista o pragmatico. Troppe guide dell’adorazione (pastori e team creativi compresi) si affannano a chiedersi: “Cos’altro possiamo fare?” come se il culto di adorazione fosse una licenza per esprimere la propria creatività artistica. Ma come Jeff Goldblum dice in Jurassic Park: “Erano così preoccupati di poterlo fare che non hanno pensato se lo dovevano fare.” Ecco perché sono grato quando chi guida l’adorazione sa valutare i canti in base alla loro fondatezza teologica, congruenza biblica e chiarezza dottrinale. Mi piace quando questo impegno verso la teologia si riflette nel non avere timore di proporre canti vecchi e in un palato esigente in fatto di canti nuovi. Ma apprezzo anche quando chi guida l’adorazione. . .

7. Pensa al servizio oltre ai canti.

E non intendo semplicemente video o altro. Sono grato quando chi guida l’adorazione pensa all’ordine del culto nel suo complesso e alla storia che esso racconta. Ogni chiesa ha una liturgia, anche se non ama questa parola o non l’ha mai sentita! Gli elementi del culto e il loro ordine comunicano qualcosa su Dio, sulla sua Parola e sulla chiesa. Apprezzo quando si capisce che il gruppo di adorazione non si è limitato a scegliere buoni canti ma ha riflettuto anche sulla progressione del contenuto del canto in relazione ai diversi elementi del servizio (confessione, preghiere, Cena del Signore, sermone, e via dicendo) e su come tutti i vari pezzi messi insieme puntino a Cristo come nostra speranza.

6. Non ha paura del silenzio.

Non ogni spazio deve essere riempito di suoni ed elementi visivi. So che il silenzio tra i canti può sembrare una transizione imbarazzante, ma non ogni centimetro quadrato del culto di adorazione deve essere “prodotto”. Quell’atmosfera sfocata prodotta dal sintetizzatore tra un canto e l’altro e durante le preghiere è messa lì per creare uno stato d’animo? Perché? Per quale scopo? Mi piace quando chi guida l’adorazione “abbraccia il vero”. Chi guida l’adorazione nella mia chiesa —dopo che il sermone è stato predicato e prima di guidarci nel canto conclusivo—ci dà del tempo per riflettere in silenzio sul messaggio. Non è molto tempo, ma è quanto basta perché chi non è abituato a questa prassi inizi a sentirsi a disagio. Non c’è nessuna musica ambientale. Nessuna preghiera vocale. Solo silenzio. Si possono sentire dei colpi di tosse qua e là, bambini bisbigliare, Bibbie cadere per terra, il fruscio della carta. Ma c’è soprattutto quiete e silenzio. Nelle nostre vite quotidiane siamo inondati di rumore. Siamo malati di fretta. Anche quando siamo da soli, stiamo assorbendo il “rumore” di internet o di qualcos'altro. Penso che questa sia un’ottima cosa da tenere in considerazione nei nostri culti di adorazione. Ci aiuta a non rispecchiare il rumore costante del mondo e ci permette di prenderci del tempo per stare in silenzio. È una pratica che fa bene alle nostre anime.

5. Prega sul serio.

Mi piace quando chi guida l’adorazione è consapevole di Dio e quando prega è come se stesse parlando veramente con il Padre. A volte è facile per chi guida l’adorazione scadere nelle “preghiere da palco”, dove la preghiera è un semplice riempitivo, un modo per introdurre il prossimo canto, o piena di tic verbali che danno l'impressione che chi guida non sia molto portato per la preghiera al di fuori del culto di adorazione. Quando preghi “senza veli”, anche nei tuoi jeans aderenti, mi sento stimolato e incoraggiato a portare il mio vero io davanti a Dio. Anch’io mi sento spinto a gridare a Dio quando chi mi guida all’adorazione sta gridando a Dio.

4. Mette al primo posto la Parola.

I sentimenti sono fantastici. Non è cristiano negare l’importanza dei sentimenti, ma è non cristiano mettere al primo posto (idolatrare) i nostri sentimenti. La nostra vita non deve essere dettata dai nostri sentimenti—nemmeno da sentimenti spirituali—ma dalla Parola di Dio ispirata e infallibile. Apprezzo dunque quando chi guida l’adorazione sceglie canti che riflettono le verità bibliche, richiamano l’intera gamma dell’esperienza umana dei Salmi e di altri testi biblici, e leggono o recitano la Scrittura nelle loro introduzioni e transizioni. Mi piace quando chi guida l’adorazione inizia la riunione non con un canto esuberante per riscaldare (o svegliare) tutti, ma con una chiamata Scritturale all’adorazione. Questo ci ricorda che il nostro culto di adorazione è una risposta all’opera attiva di Dio nel mondo e alla chiamata specifica che ci rivolge attraverso il Vangelo di Cristo. Inoltre, apprezzo quando chi guida l’adorazione mi ricorda che il tempo di adorazione non si esaurisce una volta terminati i canti, e che la predicazione della Parola è sia la continuazione che il culmine del culto di adorazione.

3. Guida con una serietà gioiosa.

Ho sempre la sensazione di trovarmi su una nave da crociera o in una sala cocktail (non che frequenti questi posti!) quando chi guida l’adorazione è lì per fare battute in continuazione e parla come se stesse facendo delle prove per un corso di improvvisazione. Non è necessario guidare il servizio come se fosse un funerale, beninteso, e l’unica cosa altrettanto fastidiosa di una guida dell’adorazione perennemente comica è una guida perennemente priva di senso dell’umorismo. Ad ogni modo, apprezzo quando chi guida l’adorazione cattura sia la gioia sia la solennità del rispondere alla chiamata del Signore all’adorazione. Mi piace quando chi guida l’adorazione, invece di assumere i panni del conduttore di un gioco a premi da un lato o dell’artista che dice “preferirei stare da solo nella mia stanza con i miei principi” dall’altro, è al tempo stesso allegro e umiliato dalla santità di Dio.

2. Non cerca di fare il predicatore.

È solo una questione minore, ma ho sentito abbastanza gente rivolgere quest'ulteriore critica in risposta al post precedente per capire che non è solo il mio “piccolo cruccio”. Mi piace quando chi guida l’adorazione pasce bene la congregazione introducendo i canti e fornendo il contesto teologico, pregando nelle transizioni, recitando la Scrittura, e naturalmente usando il tempo in cui non si canta per equipaggiare la congregazione. Ma a volte parla troppo! Questo è particolarmente evidente dopo un sermone, quando chi guida l’adorazione a volte cerca di tornare a predicare su un particolare punto. Il senso sottinteso a volte sembra essere “Lasciate che lo elabori meglio, perché il predicatore l’ha soltanto abbozzato”. Mi piace quando tu che guidi l’adorazione lasci il sermone al predicatore (e quando il predicatore lascia i canti a te).

1. Mi indica il Vangelo.

Questo è il motivo per cui sono qui, che io lo ricordi o meno. Questo è ciò di cui ho bisogno. Ho bisogno dell’annuncio dell’opera storica che Cristo ha compiuto sulla croce e fuori dalla tomba più di quanto abbia bisogno dell’ossigeno! Perciò sono estremamente grato quando la scelta dei canti, le battutine, l’ordine dell’adorazione e tutto il resto rende evidente che la grazia di Dio concessa ai peccatori per mezzo di Gesù è la tua ragione d’essere. Apprezzo quando fai attenzione a non distrarci dal Vangelo, sia con i contenuti o la creatività. Mi piace quando ti preoccupi che i tuoi sforzi artistici abbelliscano il Vangelo senza oscurarlo. Apprezzo quando ci ripeti il Vangelo. È il dono più grande che hai, ed è il dono più grande che puoi condividere.

Sono eternamente grato per tutti coloro che si affaticano fedelmente per svolgere questo servizio, inclusi tantissimi miei amici che servono bene le loro chiese in questo modo, alcuni forse a dispetto di critiche e lamentele settimanali. Vi voglio bene.


Jared C. Wilson è il direttore della strategia dei contenuti per il Midwestern Seminary, direttore editoriale di For The Church, e autore di oltre dieci libri, tra cui Gospel Wakefulness, The Pastor’s Justification, The Prodigal Church e The Gospel According to Satan. Puoi seguirlo su Twitter.

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