L’ammirevole tradizionalismo di Bluey
L’intrattenimento per bambini è diventato oggi il principale riferimento del condizionamento sociale progressista. Dall’allarmante traiettoria seguita dalla Disney con la relazione omosessuale in Lightyear- la vera storia di Buzz fino alla recente notizia che Peppa Pig—sin qui una genuina celebrazione di un nucleo familiare sano—ha inserito un personaggio con “due mamme”, è evidente che i genitori cristiani devono alzare la guardia e controllare quali media utilizzano i loro figli.
È altrettanto evidente che ci si può rallegrare quando sullo schermo televisivo arriva una serie come Bluey, splendidamente realizzata e radicale nel suo rifiuto di politicizzare o indottrinare. Il programma, che in Italia può essere visto su Disney +, è incentrato su una cucciola di cattle dog australiano di nome Bluey, la sua sorellina (Bingo), sua madre (Chilli) e suo padre (Bandit) e sulla loro vita familiare a Brisbane, nel Queensland. Il cartone usa questi teneri cuccioli antropomorfizzati per esaminare (e celebrare) qualcosa di semplice ma fondamentale per la prosperità degli individui e delle società: la famiglia.
In Bluey la famiglia non è un espediente narrativo, un contesto o un mezzo con cui evidenziare punti importanti su questo o quel tema di attualità. La famiglia è il punto di Bluey.
La bellezza della famiglia
Guardare un episodio di Bluey significa godere la bellezza di ciò che Dio ha fatto quando ha creato la famiglia: un marito e una moglie, che diventano un padre e una madre, che hanno dei figli insieme e li crescono in un ambiente in cui legami affettivi stabili permettono a tutti di prosperare. Ogni relazione (marito-moglie, madre-figlia, sorella-sorella, ecc.) è unica e crea una meravigliosa rete di amore sacrificale multidirezionale, nella quale ci si serve a vicenda e si gioisce l’uno nell’altro.
L’amore intrafamiliare di questi cattle dog australiani è talmente esuberante da benedire altri, inclusi telespettatori come noi, che veniamo edificati dal modo in cui i membri della famiglia si sostengono e si servono a vicenda costantemente. Vedere questi cartoni è una gioia, anche quando guardiamo ai suoi protagonisti come fonte d’ispirazione. Può una madre o un padre moderno dedicare così tanto tempo per assecondare gli scherzi infiniti e le attività di gioco libero dei suoi figli come fa Bandit? Probabilmente no. Ma è un’ottima cosa se i genitori che guardano Bluey prendessero spunto dai questi cani-genitori e interrompessero più spesso le loro attività quotidiane mettendo da parte i loro smartphone e dedicassero del tempo lasciandosi coinvolgere nell’immaginazione dei loro figli e partecipassero ai loro giochi curiosi.
Padri e madri riconoscibili
Oltre a deliziarci con gli scorci, i suoni e l’affabilità di una felice famiglia dinamica, Bluey coglie le sfumature di come sta cambiando la genitorialità. Questa non è la famiglia della sitcom Il carissimo Billy, con ruoli domestici delimitati all’interno dei parametri tradizionali della periferia americana del 1950. In Bluey, Bandit lavora ma è anche molto coinvolto con i figli, preparando i loro pranzi, aiutando con il bucato, trasportandoli su e giù. Chilli, dal canto suo, ha un lavoro part-time fuori casa. Papà e mamma si assumono ben volentieri la responsabilità di fare tutto quello che va fatto.
Tuttavia, anche se Bluey riflette intenzionalmente questi ruoli mutevoli, mamma e papà non sono in nessun modo intercambiabili. Piuttosto che “genitori” androgini, Bluey ha un padre decisamente maschio e una madre decisamente femmina.
Prendiamo in considerazione l’episodio della stagione 2 “La festa del ceppo”. Benché la gag comica dell’episodio ritragga un gruppo di padri virili armati di asce che si fanno dipingere le unghie delle mani e dei piedi dalle loro figlie precoci con cui è difficile negoziare, la storiella ha senso soltanto a causa dell’insistenza della serie sulle differenze di genere. Fa ridere perché è normale per i papà scavare insieme per estrarre i ceppi degli alberi (curiosamente, non è l’unico episodio in cui si vede un uomo affondare l’ascia su un ceppo . . . vedi anche l’episodio “Nonno”), mentre è anormale per loro farsi fare la manicure.
In “Ristorante elegante”, un episodio dolcissimo in cui Bingo e Bluey organizzano una finta serata romantica per i loro genitori, vediamo un altro esempio di come la serie apprezzi la famiglia, il matrimonio e il realismo della genitorialità moderna. Ogni coppia con bambini piccoli sa quanto sia difficile trovare del tempo per dare priorità allo stare insieme in mezzo al continuo bombardamento dei bisogni dei figli. Eppure sono questi stessi figli a volere che i loro genitori ravvivino la loro storia d’amore. L’episodio celebra come l’amore tra marito e moglie sia il fondamento delle strutture di amore più allargate della famiglia, e di come questo amore sia fondamentalmente radicato nel sacrificio altruistico.
Bluey non dà molta importanza alle dinamiche di genere né fa di tutto per sostenere “i valori familiari tradizionali”. Semplicemente riflette quello che è normale e riconoscibile per la maggior parte delle persone. In un’epoca come la nostra, insistere sulla bellezza del “normale” è una scelta artisticamente radicale.
Una straordinaria abilità artistica
Una serie come Bluey—dedita com’è ad una normalità radicale e a scattare istantanee quotidiane della vita familiare—potrebbe apparire noiosa, non fosse per il talento artistico con cui sono rese le sue storie.
Prendiamo in considerazione l’uso della musica classica che viene fatto nella serie. Dal primo episodio della prima stagione (“Lo xilofono magico”), che contiene il festante e vivace “Rondò alla Turca” di Mozart fino all’ultimo, Bluey dimostra che l’intrattenimento per bambini non deve necessariamente valorizzare il divertimento a spese dello stupore artistico. Altrove la serie include artisti del calibro di Grieg (in “Bacchetta piumata”), Vivaldi (“Ristorante elegante”), Tchaikovsky (“Gelato”), Beethoven (“Bicicletta”), e tanto Bach.
Il mio preferito è probabilmente l’uso del “Giove” di Holst nell’episodio della seconda stagione “A nanna”, un episodio incredibilmente bello a proposito del quale il New York Times ha osservato: “In soli sette minuti, questo spezzone di ‘Bluey’ cattura la magnifica vastità dell’immaginazione infantile, un balletto onirico nello spazio aperto”.
Una narrazione agile
La parsimonia nella narrazione fa anche parte del genio artistico di Bluey. A differenza delle narrative gonfie e tirate per le lunghe di gran parte della televisione contemporanea (la serie tv media di 10 episodi potrebbe essere un film di due ore), gli autori di Bluey hanno imparato l’arte della narrazione breve ma efficace. Ogni episodio di Bluey (che dura meno di 10 minuti) è un’entità a sé stante, uno spaccato che cattura i momenti della vita familiare ordinari ma abituali: fare giochetti buffi, andare al cinema, visitare i nonni, giocare con i vicini di casa, accompagnare i figli a scuola, e così via.
Bluey non appesantisce ogni quadro familiare con “lezioni” didattiche (come fanno molti programmi per bambini), ma si limita a celebrarlo come gioioso e vero. Se il messaggio generale di Bluey è che il nucleo familiare è un dono, è un messaggio che Bluey dimostra anziché raccontare.
L’episodio della terza stagione “Pioggia” è un chiaro esempio. L’episodio (quasi privo di parole) parla soprattutto della meraviglia di un temporale e dei giochi creativi che i bambini inventano durante un acquazzone. Quello di Bluey è il punto di vista primario, ma seguiamo l’azione anche attraverso gli occhi di Chilli man mano che la sua frustrazione iniziale per il disordine lascia il posto a un divertito apprezzamento della creatività di sua figlia. Un bambino guarderà l’episodio estasiato per le stranezze che Bluey combina durante il temporale (forse serbando delle idee per il prossimo giorno piovoso). Un genitore lo guarderà e ricorderà che le azioni—in particolare il gesto di essere presente con un figlio— parlano più delle parole.
La maggior parte degli episodi si conclude con una freddura nella scena finale che sottolinea o riformula il filo conduttore in un modo divertente e penetrante, spesso comprensibile solo ai genitori. Questi finali prevedono improvvisi cambiamenti della sequenza temporale, come nello sguardo all’indietro nell’infanzia di Chilli alla fine di “Nonno” o il finale premonitore di “Campeggio”. In quei momenti, Bluey trascende il genere televisivo per bambini e offre immagini significative nelle quali ogni essere umano può immedesimarsi.
I critici di Bluey
Bluey è la dimostrazione che una narrativa non deve essere appesantita da traumi e ferite per essere “autentica”o per potersi “identificare” in essa. Si scopre che c'è qualcosa di profondamente autentico su una famiglia che è unita, stabile e sana. È l’autenticità di un organismo che prospera nell’ecosistema per il quale è stato creato.
Non possiamo sapere se un giorno Bluey seguirà la scia di Peppa. Anche il più innocente intrattenimento per bambini subisce grandi e incessanti pressioni per promuovere le narrative progressiste. La fedeltà al tradizionalismo in ogni sua forma ora viene considerata oppressiva.
Anche se Bluey è una serie su cani nella quale quasi ogni personaggio è di una razza e di un colore diverso, almeno un critico della cultura pop ha già invitato Bluey ad aumentare la rappresentazione della diversità: “Dove sono i cani disabili, queer, poveri, transgender, di colore e le famiglie con un unico cane genitore nella Brisbane di Bluey?”
Il tempo ci dirà se Bluey cederà a queste richieste e inserirà cani queer nelle sue storie. Per il momento, possiamo complimentarci con la serie per la sua splendida rappresentazione delle strutture della famiglia tradizionale e la sua gioiosa celebrazione dell’infanzia, della maternità, della paternità e del modo in cui ogni ruolo diverso interagisce in una meravigliosa danza, secondo un disegno intelligente.
Brett McCracken è redattore capo e direttore della comunicazione di The Gospel Coalition. È l’autore di La dieta della saggezza. Il cibo migliore per la tua anima in una società tossica, Uncomfortable: The Awkward and Essential Challenge of Christian Community, Gray Matters: Navigating the Space Between Legalism and Liberty, e Hipster Christianity: When Church and Cool Collide. Brett e sua moglie Kira vivono a Santa Ana (California) con i loro due figli. Sono membri della Southlands Church, di cui Brett è uno degli anziani. Puoi seguirlo su Twitter.
DISCLAIMER: Gli articoli postati da Impatto Italia esprimono le posizioni e la sensibilità dell’autore.
Il presente articolo è un’opera di elaborazione di traduzione di IMPATTO ITALIA. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di Impatto Italia (impattoitalia@gmail.com). Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.
L’uso del presente articolo è autorizzato dall’editore originale ©TGC. La risorsa originale può essere consultata al seguente link: https://www.thegospelcoalition.org/article/blueys-beautiful-conservatism/
© IMPATTO ITALIA