La vita cristiana è plasmata dalla chiesa
Sono un cristiano.
Queste tre parole definiscono la mia vita. Cristo è morto per me, è risuscitato e mi ha redento. Se puoi dire: “Sono un cristiano”, queste verità si applicano anche a te.
A volte però, quando memorizziamo la Scrittura, ci fermiamo a Efesini 2:8-9 (“Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti“). Ma c’è molto di più: “Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10). Notiamo questo. Siamo stati salvati non in virtù delle nostre opere buone, ma per fare le opere buone che Dio ha preparato.
E c’è un ulteriore aspetto che viene spesso trascurato. Certo, siamo stati salvati per grazia mediante la fede. Certo, siamo stati salvati per fare le opere buone. Ma siamo stati salvati per fare queste opere buone nel contesto di una chiesa alla quale rendere conto. Nel libro di Efesini, Paolo non scrive a un gruppo di cristiani anonimi; scrive a uno specifico gruppo di persone—una chiesa locale—in una città chiamata Efeso. Non c’è alcun dubbio che Paolo desse per scontato che le “opere buone” che i credenti avrebbero fatto sarebbero state fatte nella chiesa locale di Efeso e attraverso di essa.
Si sentono molte storie di chiese in difficoltà, chiese divise e chiese che stanno per chiudere. Ma ce ne sono altre che prosperano. I loro membri sono impegnati; essi comprendono che devono vivere la loro fede davanti al mondo nel contesto della loro chiesa e rendere conto ad essa. Con entusiasmo essi proclamano: “Sono un cristiano e sono un membro di chiesa”. Queste due affermazioni sono indissolubilmente legate. Anche se essere membro di una chiesa non salva nessuno, la chiesa è il contesto nel quale Dio vuole che i cristiani prosperino, servano ed evangelizzino.
Riusciamo a comprendere l'incredibile gioia di vivere la nostra fede in una chiesa? Dovremmo. Dopotutto, tre delle più grandi manifestazioni della vita cristiana—fede, speranza e amore—si trovano nelle nostre chiese locali.
Una fede più grande
A Pentecoste, i nuovi convertiti formarono ben presto una chiesa: “Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone” (Atti 2:41). È interessante notare che i 3.000 diventarono subito una chiesa. L’opera soprannaturale dello Spirito trasformò questi nuovi credenti in una comunità di credenti.
Fu in questo contesto che i credenti dimostrarono la loro fede. Essi dimostrarono la loro fede con grande franchezza (Atti 4:29, 31). Essi dimostrarono la loro fede mentre erano testimoni di segni e prodigi miracolosi (Atti 4:30). Essi dimostrarono la loro fede mentre donavano gioiosamente i loro beni (Atti 4:32) e condividevano il Vangelo e la potenza della risurrezione con altri (Atti 4:33).
Qualcosa di entusiasmante si verifica quando i credenti rinnovano il loro impegno nei confronti di Cristo: inevitabilmente, essi rinnovano il loro impegno nei confronti di una chiesa. Essi comprendono in maniera intuitiva che un cristiano impegnato è un membro di chiesa impegnato. Essi dimostrano che la loro fede in Cristo è una fede vissuta nella comunità dei credenti.
Una speranza più grande
Mi piace la semplice dichiarazione di visione della mia chiesa: “Esistiamo perché tutti gli uomini hanno bisogno della speranza di Gesù”. La vera speranza inizia ovviamente con Cristo. Ma la speranza viene anche dalla comunità di credenti con cui ci relazioniamo regolarmente.
Posso anticipare le obiezioni. La chiesa è piena di ipocriti. La chiesa è guidata male. I soldi sono spesi nel modo sbagliato. Non riesco ad adorare nella mia chiesa. Lo capisco. Ogni obiezione ha una certa fondatezza, ma nessuna obiezione dovrebbe impedirci di crescere come cristiani attraverso la vita e il ministero di una chiesa. Conoscerai senz’altro la storia della donna sorpresa a commettere adulterio, che i farisei condussero da Gesù (Giovanni 8:1-11). Da un lato, amo come Gesù interagisce con lei, la perdona e le dice di andare e non peccare più.
Ma nei miei momenti peggiori posso immedesimarmi nei farisei. Quante volte ho guardato gli altri peccatori e li ho giudicati? Quante volte sono stato frustrato o arrabbiato con un membro di chiesa per qualcosa che ha fatto o detto? In quei momenti, sono un fariseo. Ho una pietra in mano. Ma poi torno a Gesù. Vedo il suo amore, la sua compassione, la sua speranza. Questo mi ricorda che sono un canale di speranza per coloro che non sono ancora cristiani, e mi ricorda anche che sono un canale e un beneficiario di speranza nella mia chiesa.
Il piano di Dio per la sua chiesa è che i suoi membri portino speranza e incoraggiamento gli uni agli altri. Quando questo avviene, è una cosa meravigliosa da vedere.
Un amore più grande
In 1 Corinzi 13, la parola greca per “amore” viene ripetuta otto volte in 13 versetti. (È la stessa parola usata nei Vangeli per descrivere l’amore di Dio; vedi, per esempio, Luca 11:42; Giovanni 5:42; 15:9-10, 13). Paolo descrive vividamente il genere di amore che dobbiamo mostrare:
Un amore che è paziente.
Un amore che è benevolo.
Un amore che non invidia.
Un amore che non si vanta.
Un amore che non si gonfia.
Un amore che non si comporta in modo sconveniente.
Un amore che non cerca il proprio interesse.
Un amore che non s’inasprisce.
Un amore che non addebita il male.
Un amore che gioisce con la verità.
Un amore che soffre ogni cosa.
Un amore che crede ogni cosa.
Un amore che spera ogni cosa.
Un amore che sopporta ogni cosa.
L’amore che dovremmo avere per i credenti della nostra chiesa è un amore incondizionato. “Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore” (1 Corinzi 13:13).
È tempo di abbracciare la pienezza di ciò che significa dire: “Io sono un cristiano”.
Thom S. Rainer (PhD, The Southern Baptist Theological Seminary) è il fondatore e l’amministratore delegato di Church Answers. Con alle spalle quasi 40 anni di esperienza nel ministero, Thom ha dedicato tutta la sua vita alla crescita e al benessere della chiesa locale e dei suoi leader. È stato pastore di quattro chiese e pastore ad interim di 10 chiese, nonché autore, oratore, professore e decano. Ha scritto numerosi libri, tra cui tre bestseller: I Am a Church Member, Autopsy of a Deceased Church, e Simple Church. Il suo ultimo libro è I Am a Christian: Discovering What It Means to Follow Jesus Together with Fellow Believers. Thom e sua moglie vivono a Franklin, Tennessee.
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