Il Natale è per quelli che più lo odiano

Ormai siamo abituati a sentire che il Natale è difficile per molte persone. La storia di Scrooge e dei suoi problemi con questa stagione non ha più carattere di aneddoto. Ora è una cosa normale. Forse lo è sempre stata. Forse la gioia di questa stagione è sempre stata una spina nel fianco di coloro che a stento possono immaginare cosa sia la gioia.

Non tanto tempo fa, una persona mi ha confidato che il Natale sarebbe stato un periodo difficile per lui a causa di un dolore straziante che aveva colpito la sua famiglia. C’era una grande disperazione e desolazione in quella famiglia. Sarebbe stato impossibile festeggiare il Natale perché il dolore era ancora fresco. Ciò che avevano vissuto era molto difficile da dimenticare.

Posso capirlo. Intendo dire che tutto questo ha senso, essendo il Natale un periodo in cui si passa molto tempo insieme alla famiglia. Le festività natalizie possono creare tensione persino nelle migliori delle circostanze. Avere a che fare con le spigolosità di caratteri diversi può essere difficile anche se non c’è nessun cancro, nessun divorzio o nessun posto vuoto a tavola. Ciò che rende il Natale il periodo più bello dell’anno è anche ciò che lo rende il periodo più duro dell’anno. Anche la mia famiglia non è stata immune a questo fenomeno.

Permettetemi però di contrastare un po’ questa idea, con la dovuta delicatezza. Penso che abbiamo rovesciato il concetto del Natale. Abbiamo sviluppato una consapevolezza culturale collettiva che nel tempo si è consolidata secondo cui il Natale è per la gente felice. Hai presente, come quando sogniamo una situazione famigliare idilliaca in cui si sta tutti attorno al caminetto con sopra le calze appese. Il Natale è per chi sta bene di salute e che ha la risata sempre pronta, vero? I vincenti e i belli, che vivono nella periferia incantata, possono tranquillamente godersi le festività. Non si sono persi per strada grazie al GPS che hanno ricevuto l’anno scorso. Sono felici e raggianti dopo aver guardato un classico di Natale in famiglia, rannicchiati sul divano davanti alla loro gigantesca televisione a schermo piatto. Viviamo e ci comportiamo come se queste fossero le persone che dovrebbero festeggiare il Natale.

No, è il contrario. Il Natale— la meravigliosa storia dell’incarnazione del Salvatore—è per tutti, soprattutto per quelli che hanno bisogno di essere soccorsi. Gesù è nato come un bambino per conoscere il dolore e simpatizzare con le nostre debolezze. Gesù è diventato uno di noi affinché nella sua risurrezione noi potessimo diventare come lui; liberi dalla paura della morte e dal dolore della perdita. I primi adoratori di Gesù non appartenevano all’alta società. Erano dei pastori poveri e sgradevoli, prostrati dalla vita e dal lavoro. Erano guardati dall’alto in basso da molta gente.

Gesù è venuto per chi si guarda allo specchio e vede la propria bruttura. Gesù è venuto per le figlie i cui padri non hanno mai detto loro quanto fossero belle. Natale è per coloro che escono la sera da soli. Natale è per chi ha avuto la vita rovinata dal cancro, e il pensiero di un altro Natale appare un sogno irrealizzabile. Natale è per chi si ritroverebbe completamente solo se non avesse i social media. Natale è per coloro i cui matrimoni sono finiti contro un muro di contenimento e rischiano di perdere il controllo e ribaltarsi. Natale è per il figlio il cui padre continua a regalargli attrezzatura da caccia mentre lui desidera materiale artistico. Natale è per i fumatori che non riescono a smettere nemmeno davanti a una sentenza di morte. Natale è per le prostitute, gli adulteri e le pornostar che cercano l’amore nei posti sbagliati. Natale è per gli studenti universitari che sono seduti a tavola con la famiglia e che già non vedono l’ora di uscire con gli amici per bere con loro. Natale è per chi è pieno di sogni infranti. Natale è per chi ha rovinato la reputazione della sua famiglia e ne ha dilapidato il patrimonio  — per chi vorrebbe tornare a “casa”, ma non riesce a immaginare un’accoglienza benevola. Natale è per i genitori che assistono al fallimento del matrimonio di un loro figlio. Il Natale riguarda in realtà il vangelo della grazia per i peccatori. Grazie a tutto ciò che Cristo ha compiuto sulla croce, la mangiatoia diventa il posto più pieno di speranza in un mondo in preda alla disperazione. Ironia di tutte le ironie, il Natale è per quelli che più fanno fatica ad apprezzarlo. E’ proprio per quelli che più lo odiano.


Matt B. Redmond è pastore associato della chiesa Branch Life a Birmingham, Alabama. Si è laureato al Covenant Theological Seminary e ha un blog: Scribo Facio Noto.

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