Gloria a Dio nei luoghi più umili
E’ tempo per i predicatori di pensare ai loro sermoni sul Natale. Ciò significa che è anche tempo di perdere una grande opportunità. La grande opportunità è quella di predicare una ricca teologia dell’incarnazione a Natale. Eppure, anno dopo anno, l’occasione viene persa.
Incredibile a dirsi, ma gli approfondimenti sull’incarnazione sono rari nelle nostre chiese, anche a Natale. E qualora il tema venga affrontato, i predicatori si dividono in tre categorie: lo Sbrigativo, l’Apologetico e l’Anselmiano.
Lo Sbrigativo: “Dio incarnato! So che è strano, perciò riconosciamo brevemente la stranezza di tutto ciò e poi passeremo velocemente ad altro”.
L’Apologetico: “Gesù compare nel tempo e nello spazio, il che significa che possiamo verificare il vangelo attraverso il metodo storico, e che i documenti del Nuovo Testamento sono veramente affidabili”.
L’Anselmiano: “Anselmo, un antico teologo, spiegava: soltanto Dio può pagare per il peccato e soltanto l’uomo deve pagare per il peccato. Perciò l’uomo-Dio appare per risolvere questo enigma”.
C’è molta verità in queste osservazioni, ma esse non colgono l’essenza dell’incarnazione. Sfortunatamente, alcune di esse distolgono i predicatori dall’addentrarsi nel cuore pulsante dell’incarnazione.
Predica questi tre temi
Questo Natale mi piacerebbe che i predicatori mettessero in risalto il tema Atanasiano, il tema dell’espiazione e il tema dell’umiliazione.
1. L’incarnazione Atanasiana
“Come affermava Atanasio, un teologo vissuto nel quarto secolo: Cristo è diventato uno di noi, affinché noi diventassimo come lui. Questo è il ‘meraviglioso scambio’. Egli partecipa alla nostra vita affinché noi partecipassimo alla sua. Ecco il Figlio di Dio, che è diventato il nostro Fratello!”
2. L’incarnazione espiatrice
“Colui che è nel grembo di Maria sarà chiamato ‘Salvatore’. Ecco Dio con noi, venuto per fare l’espiazione. E come la compie? Egli diventa “uno” con noi, prendendo tutto ciò che è nostro. E fa questo in modo da portare su di sé alla croce anche il temibile nemico del peccato. Egli non si fermerà davanti a nulla pur di essere con noi. Ecco Emmanuele!”
3. L’incarnazione dell’umiliazione
“Guardiamo in basso, alla mangiatoia. Colui che era ricco si fece povero per noi (2 Corinzi 8:9). Essendo in forma di Dio . . . umiliò se stesso (Filippesi 2:5-6). La Parola è diventata carne (Giovanni 1:14). Vedete quanto si è dovuto abbassare? Ecco la gloria del ‘piccolo SIGNORE Gesù!’”
Non tirarti indietro
Questo è cibo sostanzioso. E’ forse troppo sostanzioso per noi? A volte penso che lo sia.
Evitiamo l’incarnazione Atanasiana perché non vogliamo parlare della teologia Trinitariana che le dà senso, o forse non l’abbiamo capita bene. Il Dio che predichiamo non è esplicitamente il Padre del Figlio pieno di Spirito Santo. Perciò abbiamo difficoltà a parlare del Figlio che diventa nostro Fratello per renderci figli di Dio. Potremmo apprezzare la cornice giuridica di Anselmo, ma possiamo restare bloccati nell’aula del tribunale. Atanasio ci porta invece alla casa di famiglia. E il linguaggio di “Figlio”, “Fratello” e “figli” ci richiama nella casa dell’amore che adotta.
Evitiamo l’incarnazione espiatrice perché la nostra teologia dell’espiazione riguarda, correttamente, l’imputazione. Tuttavia, possiamo immaginare, erroneamente, che imputazione significhi “a distanza”. Ma non è così. Cristo viene considerato uno di noi perché egli è diventato uno di noi—in ogni cosa, senza commettere peccato. Siamo considerati uno con Cristo perché egli ha veramente unito la sua deità alla nostra umanità.
L’incarnazione in sé non realizza l’espiazione. La Pasqua è ancora fondamentale. Ma gli scopi di Dio non iniziano e non finiscono con la giustificazione. Dio desidera la glorificazione—un mondo conquistato, redento e innalzato nella gioia della risurrezione. Di conseguenza, l’incarnazione—così come la resurrezione—è fondamentale. Il Natale dovrebbe essere il tempo in cui rivolgiamo questa supplica appassionata: “Vedi! Dio è venuto per mettere le cose a posto. Nel diventare uomo, il Signore di ogni cosa ha preso i comandi di questo mondo, ha acceso il GPS, e ha premuto il tasto ‘Casa’!”
Evitiamo l’incarnazione dell’umiliazione perché adottiamo come standard una teologia della gloria. Martin Lutero utilizzò quell’espressione nella Disputa di Heidelberg in senso dispregiativo. E’ l’opposto della teologia della croce. Una teologia della gloria parla di una scala verso il cielo, che ascende a Dio attraverso gli sforzi dell’uomo. Una teologia della croce parla del Dio che è sceso da noi perché eravamo del tutto impotenti di fare qualcosa.
Con questo in mente, il Natale diventa di fatto un test severo che indica quale tipo di teologi saremo. Ci concentreremo sull’amore del Dio incarnato che si è chinato su di noi, o esorteremo le persone a non soffermarsi troppo sulla mangiatoia, dicendo che dopotutto Gesù non rimase bambino, ma diventò adulto? Eppure, con Filippesi 2 in mente, potremmo ben dire che “Egli non è cresciuto così tanto da quando era nella mangiatoia. In realtà, si è abbassato ancora di più — fino alla croce”.
Lutero comprese la meraviglia dell’espiazione umiliante. Nel Natale del 1527, egli predicò in questo modo:
La ragione e la volontà desiderano ascendere e cercare in alto, ma se vuoi avere gioia, abbassati a questo luogo. Lì troverai quel bimbo che ti è stato donato, il tuo Creatore deposto in una mangiatoia. Io resterò qui con quel bimbo mentre succhia il latte, viene lavato, e muore . . . Non c’è gioia se non in questo bimbo. Eliminalo e dovrai affrontare la Maestà che spaventa . . . Non conosco altro Dio se non quello nella mangiatoia.
Sguardo rivolto verso il basso
Carl Jung una volta raccontò una conversazione tra due rabbini. Il primo chiese come mai Dio non si manifestasse più: “Il Dio del Sinai può aver tuonato un tempo, ma dove lo si può vedere oggi?” Il secondo rispose: “Oggi non c’è più nessuno che sia capace di chinarsi così in basso”.
Il rabbino (e Jung!) ha detto di più di quanto sapesse. Il Natale ci dice che c’è Uno che si è abbassato fino a toccare i nostri bassifondi. Noi che sappiamo di essere perduti nei nostri fallimenti e nella nostra fragilità, non guardiamo solamente in alto alla “terribile Maestà”. In grazia smisurata, i nostri occhi sono pure rivolti verso il basso a Emmanuele—il Dio dei bassifondi. Lì, nella mangiatoia, c’è il Dio con noi e per noi.
Glen Scrivener è un ministro ordinato ed evangelista che predica Cristo scrivendo, parlando, e attraverso i media online. Dirige il ministero evangelistico Speak Life. Originario dell’Australia, Glen vive con sua moglie, Emma, e i due figli a Eastbourne (Regno Unito) dove fanno parte di All Souls Church. E’ l’autore di un nuovo libro sul Natale, The Gift.
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