Come il ministero sacerdotale di Cristo ci spinge a fondare chiese
In questo momento, Gesù non è in cielo a far nulla. Certo, la sua opera sulla croce è finita. Egli è risorto, è asceso, e ora è seduto alla destra del Padre (Ebrei 1:3). Ma il fatto che Gesù sia seduto non significa che egli stia semplicemente riposando, aspettando o girandosi i pollici. Il suo ruolo di profeta, sacerdote e re continua.
La volta scorsa ci siamo concentrati sul ruolo permanente di Gesù come profeta. Consideriamo ora il suo ruolo come sacerdote. Come fondatori di chiesa, che cosa significa per noi il lunedì pomeriggio o il martedì mattina che Gesù è impegnato nel suo ruolo sacerdotale?
Il sacerdote in eterno
Il ruolo biblico del sacerdote (colui che rappresentava Dio al popolo e il popolo a Dio mediante sacrifici e intercessioni) è stato adempiuto in Gesù con la sua morte sulla croce (per es., Ebrei 2:17, 7:26-27, 9:11-14). I racconti evangelici rendono chiaro il ruolo culminante di Gesù come nostro mediatore sacerdotale. In Matteo, Marco e Luca, leggiamo che la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, nel momento in cui Gesù offrì il suo sangue (Matteo 27:50-51; Marco 15:37-38; Luca 23:44-46). Ora possiamo avere libero accesso a Dio. Poiché Cristo è morto per il suo popolo—perdonando i peccati, pagando per la colpa e coprendo la vergogna—possiamo conoscere il Dio santo che ci ha creati per sé.
Poi Gesù è asceso alla destra del Padre, e anche se il suo sacrificio compiuto una volta e per sempre è già stato offerto in eterno, la sua opera sacerdotale in favore del suo popolo sta andando avanti (Ebrei 4:14-16, 7:24). Quest’opera non consiste nel sacrificare se stesso più volte; essa è compiuta (Ebrei 9:24-26). Semmai, egli continua il suo ufficio sacerdotale come nostro mediatore. Egli intercede per noi (Ebrei 7:25, 9:24) e ci manda lo Spirito (Giovanni 16:7-11; Efesini 1:13-14). Poiché Gesù è asceso fisicamente ed è presente davanti al Padre suo, anche noi—nella nostra unione con Cristo—siamo presenti davanti a lui (Efesini 2:5-7).
Ma che cosa ha a che fare tutto questo con l’opera della fondazione di chiese?
Un sacerdozio regale
La chiesa—la tua normale chiesa locale —è descritta come un sacerdozio regale (1 Pietro 2:5, che segue il linguaggio usato per descrivere Israele in Esodo 19). Pertanto, siamo chiamati ad adempiere il nostro continuo dovere sacerdotale nel nostro vicinato. Il popolo di Dio deve mediare la presenza di Dio al mondo. Può esserci una motivazione più forte per fondare chiese? La chiesa di Cristo è il mezzo principale attraverso il quale Dio comunica se stesso al mondo oggi. Ma come viviamo le nostre vite come un sacerdozio regale? Questi sono tre modi semplici.
(1) Moriamo a noi stessi.
Come Gesù ha offerto volontariamente il suo corpo, anche noi dobbiamo fare lo stesso (Romani 12:1). Dobbiamo morire a noi stessi nelle piccole e nelle grandi cose ogni giorno, prendendo la nostra croce e seguendo lui—non solo nei giorni felici o nei modi in cui ci piace servire. Dovremmo sempre mettere i bisogni degli altri davanti ai nostri ed essere seguaci di Cristo che dicono ‘prima te’ e non ‘prima me’. Usiamo le nostre benedizioni e opportunità per servire con amore gli altri invece di capitolare alla tendenza istintiva di servire noi stessi. Seguiamo il Cristo asceso cercando di donare noi stessi agli altri mossi dall’amore.
(2) Preghiamo per gli altri.
Come Gesù intercede per il suo popolo, anche noi dobbiamo intercedere. Dio ci ha concesso l’imperscrutabile privilegio di pregare che il suo regno venga e che la sua volontà sia fatta sulla terra come in cielo (Matteo 6:10). Quanto è importante l’intercessione per la tua chiesa di nuova fondazione? Quanto è importante per te? Nei primi giorni di vita di una chiesa, quando essa è debole e fragile, gli incontri di preghiera sono spesso pieni di persone. Ma man mano che la chiesa diventa più solida, possiamo iniziare a confidare in noi stessi anziché in Dio. Seguiamo dunque il Cristo asceso nell’intercedere per gli altri.
(3) Condividiamo il vangelo.
Come Gesù ci ha insegnato a conoscere Dio e avvicinarci a lui, anche noi dobbiamo dire a un mondo distante e distratto come conoscere il Dio che ci ha creati e per il quale siamo stati creati. Poiché Gesù è ancora oggi nella presenza del Padre suo e il suo popolo è unito a lui mediante la fede, abbiamo un messaggio di vera riconciliazione da far risuonare dalle nostre chiese! Di nuovo, nei primi tempi di una chiesa di nuova fondazione, siamo dei proclamatori entusiasti. Ma con il passare del tempo e il consolidarsi dei processi, è fin troppo facile che il messaggio diventi meno fondamentale. Quanto è importante per te personalmente condividere questo messaggio? Quanto preghi per avere coraggio e chiarezza nel comunicare il nostro grande Salvatore? Seguiamo il Cristo asceso cercando di proclamare la buona novella.
Sarebbe facile finire qui, e sentirsi aggravati da un ulteriore peso di cose da fare. Apparentemente il tuo sommo sacerdote asceso ti ha appena dato una lista di cose da aggiungere alla tua agenda già piena. Ma non è così. Ricorda di nuovo che Gesù ha mandato il suo Spirito Santo affinché potessimo seguirlo. Gesù non ti lascia da solo. Egli ti equipaggerà mentre doni te stesso, intercedi e cerchi di far conoscere ad altri il loro bisogno di avvicinarsi al Dio buono che li ha creati.
Nota editoriale: Questa serie di articoli in tre parti (quella che hai letto è la seconda parte) segue la struttura dell’eccellente libro di Patrick Schreiner, L’ascensione di Cristo: Riscoprire una dottrina dimenticata (Lexham Press: 2020).
Dan Steel è il pastore senior di Magdalen Road Church a Oxford, Inghilterra. Prima di ritornare alla sua città natale di Oxford, ha aiutato a fondare Grace Church Stirchley a Birmingham, Inghilterra. Lui e la moglie Zoe hanno quattro figli. Puoi entrare in contatto con lui qui.
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