Come guadagnare un pubblico e perdere l’anima

In una recente newsletter, Gurwinder Bhogal racconta la storia di Nicholas Perry, un violinista vegano che aspirava a diventare famoso su YouTube. Dopo un anno di tentativi falliti, mise da parte il suo violino e il veganismo e adottò una nuova strategia: riprendersi con una videocamere mentre consumare dei pasti e conversa. Nikocado Avocado (il suo pseudonimo su YouTube) era un compagno di pasti per le persone sole.

Questi nuovi video funzionarono, e i compagni di cene digitali di Nikocado iniziarono a chiedergli di provare menù più corposi. Più grandi i piatti, più grande il numero delle visualizzazioni. Prima di rendersene conto, Nikocado si ritrovò a riprendersi mentre divorava interi menù McDonald’s in un solo video.

Alla fine il suo canale crebbe fino a raggiungere i 6 milioni di iscritti, ma quella non fu l’unica cosa ad aumentare.

La trasformazione fu completa. Un affabile vegano dalla figura esile di nome Nicholas Perry si era evoluto in Nikocado, un disinvolto e impavido divoratore di calorie pericolosamente sovrappeso che ha bisogno di un respiratore. Bhogal scrive: “L’appetito sfrenato di attenzione ha fatto in modo che la persona [Nicholas Perry] venisse fagocitata dal personaggio [Nikocado]”.

La tragica storia di Nikocado descrive un problema troppo poco considerato dai cristiani nel panorama odierno dei media online: catturare un pubblico—quando qualcuno inizia a rispecchiare le richieste, gli atteggiamenti, le convinzioni e gli interessi del suo pubblico. Catturare  pubblico è come un patto con il diavolo: fama al posto dell’essere una persona, celebrità al posto dell’integrità e l’attenzione pubblica al posto della pubblica decenza.

Quando il personaggio sostituisce la persona

I Nikocado del dibattito cristiano sono un po’ più difficili da individuare. Le loro trasformazioni sono più di tipo psicologico (atteggiamento e retorica) che fisico (girovita).

Qualche anno fa, un pastore relativamente sconosciuto iniziò a scrivere di questioni culturali su Twitter. Usava solitamente dei toni conciliatori e pacati, evitando la retorica eccessiva. Ma nell’Aprile dell’anno scorso, egli scrisse un lungo thread in cui contestava l’inclusione dell’ideologia radicale del gender nella scuola pubblica. Il numero dei suoi follower iniziò rapidamente ad aumentare. 

I suoi nuovi follower non condividevano il suo atteggiamento pacifico. Erano dei guerrieri della cultura che ricompensavano (a suon di like e retweet) solo i suoi post più veementi. Così cominciò a dare loro di più quello che volevano. I tre mesi successivi videro raddoppiare il numero dei suoi follower e culminarono con un invito a parlare di educazione transgender su una rete televisiva cristiana, in cui alimentò paure e denigrò i suoi avversari con una retorica vigorosa.

Nel giro di mesi, i suoi follower lo trasformarono da persona piacevole ad una delle personalità ripugnanti più in rapida ascesa sui social. La trasformazione era completa. Il personaggio aveva fagocitato la persona.

Se gli chiedessimo: “Perché sei cambiato così drasticamente?” dubito che risponderebbe: “Farei ogni cosa pur di avere più follower!” Invece, probabilmente direbbe: “Sto semplicemente cercando di aiutare le persone”. Probabilmente considera la sua trasformazione un atto di onestà e autenticità, non un modo sfacciato per attirare l’attenzione. La verità, naturalmente, è più complessa: i desideri virtuosi si mescolano con scopi meno nobili, e chiunque vuole vedere crescere il suo pubblico manterrà la virtù in primo piano nel conscio, relegando il desiderio di celebrità al subconscio. È una di quelle cose che è facile da vedere dall’esterno, ma che è quasi impossibile da vedere dall’interno (a prescindere dall’auto-riflessione e dalla rendicontazione).

Come i social media creano Nikocado cristiani

I social media hanno rivoluzionato il ciclo del feedback. Prima dell’avvento di Facebook, i dati di ascolto e i gruppi di discussione erano il modo migliore con cui un personaggio mediatico poteva valutare il feedback del pubblico. Nell’epoca dei social media, quattro cose sono cambiate:

  • La soglia per accedere alla notorietà si è abbassata. Nelle epoche precedenti dei media, un pubblico nazionale di 2.000 persone sarebbe stata poca cosa. Nelle sottoculture dei social media di nicchia, un numero di follower superiore a 2.000 rappresenta una vera e propria piattaforma, che ti colloca tra i primi 2–12 per cento degli utenti dei social media. Ma questa è la parte importante: gli utenti con oltre 2.000 follower suscitano abbastanza interesse da esserne influenzati.

  • La celebrità è diventata raggiungibile. Una volta c’erano dei “guardiani” —come gli editori, gli organizzatori di conferenze, gli editori dei giornali e i produttori radiofonici e televisivi—che tenevano fuori dai cancelli la maggior parte delle aspiranti celebrità. Oggi però questi guardiani non esistono più (a parte l’intelligenza artificiale che gestisce le piattaforme dei social media). Oggi, la notorietà sembra accessibile a tutti. Questo aumenta la tentazione di rispecchiare i gusti del pubblico per ottenere consenso, e di nutrire il lato oscuro narcisistico. Se faccio ciò che a loro piace, avrò più follower, e se avrò più follower, avrò più notorietà, e se avrò più notorietà, mi sentirò meglio con me stesso.

  • La risposta del pubblico è diventata misurabile. Chi è alla ricerca di applausi può vedere immediatamente quali post ottengono più like e condivisioni, e quali sono invece ignorati. Le piattaforme offrono agli utenti degli strumenti analitici che dicono loro, in tempo reale, quante persone hanno visualizzato un post e interagito con esso. I creatori di contenuti ripropongono le cose che sono diventate virali nel passato, sperando in un’altra scarica di dopamina di coinvolgimento. Questo ciclo di feedback spinge le persone a diventare i personaggi che il loro pubblico richiede.

  • La risposta del pubblico è diventata specifica. Avere un gruppo di discussione è superfluo quando i tuoi follower sono felici di condividere ciò che a loro piace e non piace attraverso i commenti.

Sfortunatamente, il pubblico online raramente vuole contenuti equilibrati, sensati, decorosi, ponderati e garbati. Esso va pazzo per gli eccessi. Ecco perché guadagnare un pubblico è un tale pericolo per i leader che usano le piattaforme online. Per noi cristiani, resistere alla tentazione di guadagnarci un pubblico significa dare al problema un nome biblico, ravvederci quando cadiamo e cercare una formazione adeguata nel corpo di Cristo.

I social media sono specchi che riflettono l’immagine umana

Genesi 1 afferma che gli esseri umani sono stati creati a immagine di Dio, il che suggerisce che siamo stati creati per riflettere la sua gloria e il suo carattere nel creato. Tuttavia, dopo la caduta la nostra capacità di riflettere l’immagine di Dio è diventata disfunzionale. Invece di riflettere l’amore, la giustizia e la misericordia di Dio, riflettiamo l’avidità, l’odio, la vanità e la concupiscenza degli esseri umani decaduti che ci stanno intorno.

Il filosofo francese René Girard definì la tendenza umana a riflettere i desideri degli altri “mimesi”. Attingendo saggezza dalle Scritture, egli osservò che vogliamo solo quello che gli altri vogliono. I desideri interiori di una persona non scaturiscono ex nihilo dal suo cuore. Essi si muovono dall’esterno verso l’interno. Impariamo cosa amare guardando quello che gli altri amano. Il desiderio mimetico è lo stampo in cui “l’io” viene fuso.

I social media vanno concepiti come una gigantesca macchina mimetica. Essi plasmano i nostri desideri mostrandoci i desideri degli altri nella forma di like, condivisioni e commenti. Ogni volta che interagiamo con i social media assumiamo una dose di dopamina mimetica. YouTube è stato il bozzolo mimetico in cui Nicholas Perry è diventato Nikocado. Egli ha rivolto lo specchio del suo cuore verso il suo pubblico, trasformandosi in una parodia vivente dei loro desideri. Quando rivolgiamo gli specchi dei nostri cuori verso le folle di Twitter, gli amanti di TikTok e i superfans di Instagram, subiamo la stessa metamorfosi.

Bhogal scrive:

Questo è il più grande trabocchetto della notorietà; diventare prigionieri del proprio personaggio. Il desiderio di essere apprezzati in un mondo sempre più atomizzato ci induce ad essere chi degli estranei vogliono che siamo. E poiché la crescita personale è un’impresa ardua e solitaria, è più facile e comodo lasciare che sia la folla a plasmare la nostra identità.

Quando una creatura mimetica entra in una macchina mimetica, corre un grande rischio. Se lo fa ciecamente—credendo che qualsiasi cosa pensa o sente in seguito sarà un’espressione del suo vero io o di ciò che pensa veramente —offrirà inevitabilmente se stessa in sacrificio vivente alla macchina.

Come resistere alle macchine mimetiche

Per tutte queste ragioni, i cristiani attivi sui social media dovrebbero cercare di vivere le loro vite online coram deo, davanti al volto di Dio, non coram auditorium, davanti al volto del pubblico.

Le pratiche con cui facciamo questo non sono rivoluzionarie: sacramenti, adorazione, preghiera, Scritture, ravvedimento e comunità. Questi mezzi della grazia ci conducono alla presenza del Dio vivente—dopotutto, non puoi rispecchiare un essere con cui non ti incontri mai,—e a farlo attraverso dei mezzi incarnati. Essi offrono un potente mezzo di ricalibrazione in un mondo dove è difficile resistere alla malformazione digitale. 

La comunità cristiana è una protezione di vitale importanza contro le false lusinghe della mimesi dei social media. Sostituiamo troppo facilmente lo sguardo della comunità cristiana —che ci santifica con la correzione e ci risolleva con l’incoraggiamento—con lo sguardo del pubblico online. Quello che la tua moglie cristiana vede in te e desidera da te differisce radicalmente da quello che il tuo pubblico online desidera. Lei vuole che tu lavi i piatti come atto di amore che si sacrifica. La folla vuole che tu irriti i liberali. Allo stesso modo, i tuoi amici cristiani desiderano la tua presenza fedele, il tuo orecchio che ascolta, la tua rendicontazione e il tuo incoraggiamento, mentre il tuo pubblico vuole solo che tu derida i fascisti del Make America Great Again.

Nella mia esperienza personale, sono più sano quando mi importa molto meno delle opinioni degli ammiratori online di quanto me ne importi di quelle delle persone che conoscono i nomi dei miei figli, le loro personalità, i loro vezzi e problemi. Queste sono le persone che mi vedono per chi sono realmente, e che per la grazia di Dio mi plasmano in una persona reale —non in un personaggio. La mia comunità locale è la migliore di tutti nel dirmi quando sono sul punto di diventare retoricamente mostruoso, una caricatura mimetica del mio pubblico —così da potermi ravvedere.

Il ravvedimento è infatti la chiave più importante. Tutti noi dovremmo prendere l’abitudine di ravvederci ogni volta che il nostro pubblico ci tiene prigionieri. Il ravvedimento è l’unica medicina abbastanza potente da invertire una trasmutazione digitale. Anche se non ti darà mai il mondo, il ravvedimento mette al riparo la tua anima, impedendoti di diventare un Nikocado cristiano.


Patrick Miller (MDiv, Covenant Theological Seminary) è uno dei pastori della chiesa The Crossing. Propone commenti sulla cultura e interviste con i più importanti pensatori cristiani nel podcast Truth over Tribe ed è il coautore di Truth over Tribe: Pledging Allegiance to the Lamb, Not the Donkey or the Elephant. È sposato con Emily e ha due figli. Puoi seguirlo su Twitter.

Il presente articolo è un’opera di elaborazione di traduzione di IMPATTO ITALIA. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di Impatto Italia (impattoitalia@gmail.com). Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.

L’uso del presente articolo è autorizzato dall’editore originale ©TGC. La risorsa originale può essere consultata al seguente link: https://www.thegospelcoalition.org/article/gain-audience-lose-soul/

© IMPATTO ITALIA

Patrick Miller