Come domare la tua lingua

L’addomesticamento è l’attività con la quale l’uomo sottomette al suo controllo una bestia selvatica. Qual è la bestia più difficile da domare? La zebra? Lo squalo? Il gatto domestico?

Secondo la Scrittura, è la lingua dell’uomo. Come osserva Giacomo, il fratello di Gesù, “ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana” (Giacomo 3:7). Nonostante il successo della razza umana nel domare il regno animale, esiste una creatura selvaggia, dice Giacomo, che non siamo stati in grado di soggiogare e dominare: “Ma la lingua, nessun uomo la può domare”.

Anche se forse non domeremo mai completamente la nostra lingua, possiamo—con l’aiuto dello Spirito Santo—fare dei passi per usare le nostre parole in modo sempre più edificante e più simile a Gesù. Nessuno di questi passi è nuovo perché ogni credente che ha letto la Bibbia è stato istruito a domare la sua lingua. Ma come disse una volta lo scrittore inglese Samuel Johnson: “Alle persone vanno ricordate le cose più di quanto vadano istruite”. Queste sono alcune cose da ricordare per fare più attenzione a quello che diciamo.

Considera la tua unione con Cristo

L’espressione “in Cristo” compare 216 volte nelle lettere di Paolo e 26 volte negli scritti di Giovanni. La parola “in” è il perno della dottrina che va sotto il nome di “unione con Cristo”. Unione con Cristo significa che tu sei in Cristo e Cristo è in te. Poiché sei unito a lui, Gesù ti dà la potenza e la capacità di compiere tutto quello che egli richiede da te. È in virtù di questa unione con Cristo che possiamo dire con Paolo: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13). Quando ricordiamo che siamo uniti a Cristo e che Gesù è in noi e ci aiuta a domare la nostra lingua, siamo più in grado di capire che possiamo cambiare.

Parla solo dopo aver riflettuto attentamente

In quasi ogni film d’azione c’è una scena in cui l’eroe viene catturato dal cattivo. Il nostro eroe ha le mani e i piedi legati, oppure ha un’arma puntata contro o in qualche modo è impotente e alla mercè del cattivo. E ogni volta l’eroe insulta o provoca il cattivo, ricevendo per questo una punizione fisica. Pur ammirando la fermezza dell’eroe, tendiamo a pensare: “Perché non ha tenuto la bocca chiusa?”

Stiamo riconoscendo che l’eroe aveva la scelta di non dire nulla. Spesso però dimentichiamo che abbiamo la stessa scelta. Il libro di Proverbi ci dice: “Chi sorveglia la sua bocca preserva la propria vita; chi apre troppo le labbra va incontro alla rovina” (Proverbi 13:3) e che “Chi sorveglia la sua bocca e la sua lingua preserva se stesso dall'angoscia” (Proverbi 21:23).

Solitamente non riceviamo bastonate per ciò che diciamo. Più probabilmente, utilizzeremo le nostre parole per ferire gli altri. Ma potremmo risparmiare molto dolore a noi stessi e agli altri semplicemente riconoscendo che non è necessario verbalizzare ogni cosa che pensiamo.

Capire perché rifiuti di rimanere in silenzio

Proverbi ci dice altresì: “Anche lo stolto, quando tace, passa per saggio; chi tiene chiuse le labbra è un uomo intelligente” (Proverbi 17:28). Perché ci rifiutiamo di stare in silenzio, anche quando ciò tornerebbe a nostro vantaggio? Spesso ci rifiutiamo di rimanere in silenzio perché crediamo di essere impegnati uno scambio verbale a somma zero e se ci rifiutiamo di parlare l’altra persona l’avrà vinta.

La realtà è che raramente si vince in queste situazioni. Non possiamo far cambiare idea all’altra persona. Tutto quello che guadagniamo è l'ebbrezza passeggera di esprimere un rimprovero pungente. Ciò di cui non ci rendiamo conto è che ci stiamo accontentando di un’eccitazione temporanea invece del beneficio permanente di essere considerate delle persone sagge e accorte.

Sii lento a dire ciò che pensi

Immagina se il tuo prossimo pensiero potesse essere potenzialmente ascoltato da centinaia o addirittura migliaia di persone, e potenzialmente condiviso e reso noto a milioni. Per gran parte della storia umana, questa possibilità era limitata soltanto un numero ristretto di persone più influenti del pianeta. Ma oggi, grazie a strumenti di comunicazione come i social media, ogni nostra parola—sciocca o profonda, saggia o stolta—può raggiungere tutto il mondo.

Un tale potere dovrebbe renderci estremamente cauti su ciò che diciamo o scriviamo. Eppure, tendiamo ad essere meno cauti su ciò che diciamo rispetto al passato. La gratificazione che otteniamo dalla comunicazione istantanea ci induce a dire subito ciò che pensiamo, spesso ancora prima di avere misurato le nostre parole.

La Bibbia dice chiaramente che questo comportamento è da stolti. “Hai mai visto un uomo precipitoso nel parlare?” dice Proverbi 29:20. “C'è più da sperare da uno stolto che da lui”. Come possiamo essere meno precipitosi? Un modo è stabilire un limite di tempo prima di parlare o scrivere da una piattaforma pubblica. Se il pensiero che ti sembrava arguto o spiritoso non merita di essere comunicato dopo averlo fatto raffreddare per qualche ora o qualche giorno, allora forse non era così interessante come pensavi.

Ricorda che dovrai rendere conto

Forse il modo più efficace per domare la nostra lingua è ricordare a noi stessi che Dio ci riterrà responsabili di ogni parola cattiva che diciamo. Di tutte. Come disse Gesù: “Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Matteo 12:36). Quando crediamo che questa affermazione è vera—quando crediamo ad essa con tutto il nostro essere—è molto più facile domare le nostre lingue.


Joe Carter è uno dei redattori di The Gospel Coalition, autore di The Life and Faith Field Guide for Parents, il curatore della NIV Lifehacks Bible, e coautore di How to Argue Like Jesus: Learning Persuasion from History’s Greatest Communicator. È anche il pastore associato della McLean Bible Church ad Arlington, Virginia. Puoi seguirlo su Twitter.

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