Cinque idoli rivelati dalle difficoltà

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Che cosa ci mostra la sofferenza 

La sofferenza è rivelatrice.

Un conto è cantare sulla bontà di Dio e dire “amen” a verità bibliche, sottolineare promesse nella nostra Bibbia e pregare fiduciosi quando il sole splende e la vita è bella.

Ovviamente non c’è nulla di male nel rallegrarsi per le benedizioni di Dio, ma la vera prova avviene quando le nuvole della difficoltà si addensano all’orizzonte. È lì che la nostra teologia, la nostra fede e la nostra perseveranza contano.

Se le nuvole oscure persistono, la prova non solo si fa più intensa, ma può anche rivelare alcuni idoli nascosti, ossia le cose in cui il nostro cuore ha riposto una fiducia eccessiva.

Tuttavia, portare alla luce gli idoli nascosti fa parte del piano di Dio nella sofferenza.

Il libro delle Lamentazioni è un lamento per un lungo periodo di sofferenza. Ci piacciono le parole di speranza che troviamo nel capitolo tre (“le sue compassioni infatti non sono esaurite”, Lam. 3:22), ma il capitolo 4 continua a essere oscuro.

In effetti, il libro lamenta le conseguenze persistenti dell’idolatria della nazione. Soong-Chan Rah, nel suo libro Prophetic Lament, suggerisce che questo capitolo evidenzia il modo in cui “i simboli del successo e del potere vengono decostruiti”.1

In altre parole, Lamentazioni piange per gli idoli nei quali riponiamo troppa speranza. In questo senso, il lamento non esprime soltanto il dolore per una perdita; piange anche per una fiducia malriposta. Quando la tua cultura, la tua città o la tua vita crollano, molte cose possono essere rivelate.

Riflettendo sulle difficoltà legate al COVID-19 e sulle tensioni delle ultime elezioni, analizziamo i seguenti idoli che troviamo in Lamentazioni 4.

1. L’ossessione per la sicurezza economica

 Lamentazioni 4 inizia lamentando la perdita della sicurezza nella ricchezza di Gerusalemme:

Come mai si è oscurato l’oro,

s’è alterato l’oro più puro? (v. 1)

La città di Gerusalemme era il cuore economico e spirituale d’Israele. Il tempio si stagliava sopra l’orizzonte con la sua maestosa architettura e le sue splendenti pietre preziose. L’arca del patto, le pareti del santuario, i vasi e gli utensili e persino gli scudi erano fatti di metalli preziosi (1 Re 6:20-22). L’oro era dappertutto.

Questa ricchezza comunicava qualcosa, perché l’oro è legato alla gloria. Ma ora l’oro si è oscurato.

La città ha perduto il suo lustro. Il tempio è stato distrutto. I simboli tanto amati ora erano ridotti a un cumulo di macerie polverose. Tutta la fiducia in ciò che il tempio e il suo oro rappresentavano era svanita.

Come saprai, il denaro è potere. Dà sicurezza. Crea un’identità. Fornisce alternative. Se non facciamo attenzione, il denaro può alimentare l’autosufficienza. Ecco perché una recessione, la perdita di un lavoro, il fallimento di un’attività commerciale o una crisi industriale è un’opportunità di riflettere sulla nostra fiducia malriposta nella fugace sicurezza economica. Quando il tuo fondo pensionistico perde valore, o la tua azienda annuncia un piano di ridimensionamento, lamentare la perdita può farti capire quanto sia stupido confidare nella sicurezza finanziaria. La sicurezza economica o il timore della perdita finanziaria possono facilmente diventare un idolo funzionale nella nostra vita. Le difficoltà economiche possono rivelare una fissazione idolatra per la sicurezza che i soldi danno.

Il denaro può essere un idolo comune che si insinua nelle nostre vite. Conosci la sottile schiavitù di questo idolo? Può consistere nell’immagine che ti sei fatto del successo, nella soddisfazione temporanea di una novità, nella certezza di essere in grado di provvedere per la tua famiglia, o nella sicurezza del tuo futuro. A prescindere da come si manifesta questo idolo, è facile che il denaro diventi un oggetto in cui riporre la propria fiducia. Quando subentra la perdita o l’incertezza, è incredibile quanto velocemente questo idolo mostri il suo volto peggiore. Il lamento penetra nel forziere della nostra autosufficienza e ci mostra la bancarotta spirituale del confidare nella sicurezza economica.

2. Trattare le persone come salvatori

La sofferenza può rivelare anche un secondo oggetto di fiducia malriposta. Può farci capire quanto crediamo che le persone sono in grado di risolvere i problemi che ci circondano. Che si tratti di politica, di affari o di religione, è facile riporre le nostre speranze in altre persone. Questo è uno dei motivi per cui siamo così innamorati della fama e del potere. Viviamo in modo indiretto tramite coloro che ci guidano. Crediamo che la vita sarà migliore se “i nostri” sono al potere.

Sepolto tra le macerie di Gerusalemme non c’era solo l’oro ma anche ogni speranza che una guida potesse risolvere i problemi della gente. La cultura della nazione era andata a pezzi come dei “vasi di terra” (Lam. 4:2), e non c’era nessuno che potesse fermare la distruzione. I ricchi frugavano tra i cumuli di cenere (Lam. 4:5). I prìncipi, noti per la loro bellezza e fama, erano ora deformi e irriconoscibili (Lam. 4:8-9). Anche il re fu fatto prigioniero. Geremia 39:1-10 racconta i tragici eventi riguardanti l’arresto del Re Sedechia mentre fuggiva dalla città. I suoi figli furono uccisi, i suoi occhi gli furono cavati e fu deportato a Babilonia. Lamentazioni 4:20 ci aiuta a comprendere il valore simbolico di questo triste momento:

Colui che ci fa respirare, l'unto del SIGNORE

è stato preso nelle loro fosse;

egli, del quale dicevamo:

«Alla sua ombra noi vivremo tra le nazioni».

Questo lamento ci ricorda che vi sono dei limiti alla guida umana. Il potere di un governo costituito da uomini, le teorie economiche e la sicurezza della difesa nazionale non sono assoluti. Questi sistemi e le persone che li guidano sono fragili.

Il lamento ci ricorda il pericolo di riporre troppa speranza nei leader umani. Il libro delle Lamentazioni ci avverte che il nostro liberatore non occupa un seggio al Parlamento, non risiede a Palazzo Chigi, non fa parte del consiglio di amministrazione di un’azienda, né sta dietro a un pulpito nella nostra chiesa. I periodi di incertezza e di smarrimento rivelano la vanità di riporre la nostra speranza ultima in qualcuno che non sia Dio.

3. Il desiderio di comodità  

Le nuvole scure di disperazione sopra Gerusalemme cambiarono il modo in cui le persone si trattavano tra di loro, e non certo in meglio. Ci fu un’erosione dei valori sociali. La gente divenne crudele, priva della compassione che persino gli animali hanno per la loro prole (Lam. 4:3). Lattanti e bambini inermi erano affamati. Quando chiedevano cibo non c’era chi gliene dava (Lam. 4:4). La disperazione albergava nella città, e la gente desiderava la morte (Lam. 4:9).

Lo scopo di questo materiale buio è dimostrare il disfacimento totale del tessuto sociale a Gerusalemme. Le norme culturali crollarono insieme alla città e alla nazione. Le relazioni di base erano disfunzionali. La compassione era sparita.

Geremia usa il lamento per gettare una luce intensa su questo degrado. Egli piange la perdita per lanciarci un avvertimento su quanto malata può diventare la nostra società.

Il nostro amore per la pace e la sicurezza può creare indifferenza e insensibilità nei confronti dei problemi che si nascondono sotto la superficie o che si trovano solo a qualche chilometro di distanza da noi. Può essere facile isolarsi dai problemi culturali ritirandosi nei prati ben curati dei complessi residenziali della periferia.

Le preghiere di lamento possono darci nuovi occhi per vedere la vera condizione della nostra società. Invece di tenerci a debita distanza dal gemito della nostra cultura o ignorarlo completamente, il lamento ha il potenziale di aprire i nostri cuori e renderci partecipi al suo dolore. Può abbattere l’idolo del voler vivere nel paese dei sogni, in un mondo ideale isolato dai problemi che ci circondano.

Il lamento ci invita a non ignorare il grido della nostra cultura.

4. Idolatrare le guide spirituali

Una crisi culturale influisce direttamente sulle relazioni con le guide spirituali. Nelle Lamentazioni, l’autorità morale era scomparsa, e il testo piange la mancanza di credibilità tra quelli che avrebbero dovuto essere giusti. Le guide spirituali erano complici del decadimento della nazione (Lam. 4:13), e raccolsero le tragiche conseguenze. Geremia descrive queste guide come vagabonde, cieche, isolate e contaminate (Lam. 4:14). La gente le chiamava “impure!” (Lam. 4:15), un cambiamento ironico, data la condizione di purezza spirituale che le guide dovevano conservare. Il loro onore era svanito (Lam. 4:16). In breve, i capi religiosi avevano perso la loro credibilità e influenza. Erano diventati dei fuggitivi dalla loro cultura distrutta.

Lamentazioni 4 ci mostra quanto possono cadere in basso le guide spirituali. Un lamento come questo rappresenta un severo avvertimento per le guide spirituali. L’apatia spirituale dei capi religiosi era uno dei motivi per cui Israele aveva smarrito la strada. Il lamento del capitolo 4 ci mostra il legame tra un vuoto di leadership spirituale e la disciplina divina.

Invece di cercare di sfruttare il capitale politico della chiesa per vincere le battaglie culturali, dovremmo guardarci attentamente allo specchio. Le guide spirituali dovrebbero camminare a fianco della loro gente ed essere degli esempi di auto esame e ravvedimento. L’esilio dà al popolo di Dio l’opportunità di fare lamento per la deriva spirituale non solo della cultura ma anche della chiesa. Potremmo unirci al lamento di Daniele, il quale pregò:

O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e serbi la misericordia verso quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti! Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni. Non abbiamo dato ascolto ai profeti, tuoi servi, che hanno parlato in nome tuo ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. A te, o Signore, la giustizia; a noi la confusione della faccia in questo giorno, agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove li hai dispersi per le infedeltà che hanno commesse contro di te. O SIGNORE, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri prìncipi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te. (Daniele 9:4-8)

Il terreno perduto dell’autorità spirituale potrebbe essere riconquistato se facessimo più attenzione a non idolatrare le guide spirituali e se queste ultime prendessero l’iniziativa e cominciassero a fare lamento.

5. Dare per scontato il favore divino

L’ultimo potenziale idolo rivela la presunzione della benedizione di Dio. Nessuna nazione aveva maggior ragione di rivendicare uno status privilegiato che Israele. Essi erano il popolo eletto da Dio. Il Vecchio Testamento afferma questo. Tuttavia, il favore divino non dà alla gente il diritto di inorgoglirsi e di ignorare gli avvertimenti di Dio. “Prima della caduta di Gerusalemme”, dice Soong-Chan Rah, “gli Israeliti si consideravano un popolo speciale che si era meritato e guadagnato la loro grande città, e non riconoscevano che tutto quello che avevano ottenuto era dovuto alla grazia di Dio”.2

Lamentazioni dice chiaramente che la nazione era sotto la disciplina del Signore. Geremia usa un linguaggio sconvolgente. Egli dice che il loro castigo è più grande di quello di Sodoma (Lam. 4:6). Nel versetto 11, leggiamo: “Il Signore ha esaurito il suo furore”. C’era la sensazione inquietante che i loro giorni erano contati e che le fine si stava avvicinando (Lam. 4:18). La benedizione di Dio era avvolta da una nuvola.

La cultura degli Stati Uniti è innamorata dell’ottimismo. Lo “spirito americano” è la convinzione profondamente radicata che la vita andrà meglio, la recessione finirà, le opportunità abbonderanno, e che “domani il sole sorgerà ancora”. Anche se da un certo punto di vista apprezzo tale ottimismo, mi chiedo quanti cristiani americani fanno dell’ottimismo culturale un idolo, o quanti legano direttamente questo ottimismo alla convinzione che siamo “benedetti da Dio”. Forse questo è in parte il motivo per cui alcuni cristiani reagiscono negativamente agli effetti della nostra condizione di stranieri e pellegrini. Sembra che abbiamo poca dimestichezza con la sopravvivenza spirituale in una cultura in cui la recessione non ha fine e in cui le strutture sociali continuano a remare contro un futuro luminoso.

Temo che troppi di noi, me incluso, siano talmente emotivamente e spiritualmente legati a questo ottimismo che non sappiamo come vivere in una cultura che sta raccogliendo quello che ha seminato. Nel corso dei secoli, i cristiani hanno trovato una via d’uscita anche se la loro cultura era ostile o stava cadendo a pezzi.

Leggendo libri come Lamentazioni, ci viene ricordato che la benedizione divina non garantisce una vita libera dal dolore o una cultura ricettiva. Il lamento ci aiuta a capire come i credenti sono riusciti a perseverare pur vivendo in una società strapiena di idoli, ma ci permette anche di investigare i nostri cuori per vedere come questi idoli hanno invaso anche le nostre vite.

Il lamento è il canto che si intona quando la benedizione divina sembra lontana. Lamentazioni 4 ci aiuta a vedere gli idoli nascosti che si trovano sotto la superficie. La sicurezza economica, le persone, la comodità, le guide spirituali o il favore divino sono solo alcuni degli idoli che possono fare prigionieri i nostri cuori. Rinunciare ad essi, in tutto o in parte, ci offre l’opportunità di ricordare dove dovremmo riporre i nostri affetti. Lamentare la caduta dei nostri idoli culturali può dirigere nuovamente noi stranieri e pellegrini cristiani a desiderare il Re e il suo regno.

Non senza speranza

Portare alla luce gli idoli fa parte del piano di Dio.

Quando il dolore abbatte i nostri idoli, il lamento ci invita ad autoesaminarci. Possiamo vedere in modo più chiaro gli oggetti della nostra fiducia malriposta che affiorano quando gli strati di terreno vengono rimossi. Il dolore ci aiuta a capire chi siamo e che cosa amiamo.

Mentre attraversi diversi momenti di perdita, non dimenticare le lezioni che fanno parte del processo e che possono cambiare la tua vita. La guarigione emotiva, pur essendo un obiettivo buono e legittimo, non dovrebbe essere l’unico obiettivo. Questa valle potrebbe essere una delle più importanti opportunità di imparare che avrai nella tua vita. Il dolore è un insegnante sgradevole ma utile. Invece di cercare di evitare che la tua fiducia malriposta venga portata alla luce, cogli l’occasione. Parla con Dio di quello che stai imparando. Cerca il suo perdono. Chiedigli di aiutarti a cambiare.

Le Lamentazioni sono state scritte come un memoriale per queste lezioni. Esse ci mostrano come pensare e che cosa pregare quando i nostri idoli emergono con chiarezza.

Note:

  1. Soong-Chan Rah, Prophetic Lament: A Call for Justice in Troubled Times(Down- ers Grove: InterVarsity Press, 2015), 171.

  2. Ibid.


Mark Vroegop è il pastore principale della chiesa College Park di Indianapolis e l’autore di Dark Clouds, Deep Mercy: Discovering the Grace of Lament, premiato come libro cristiano dell’anno 2020 dall’ECPA (associazione degli editori cristiani evangelici), e Weep with Me: How Lament Opens a Door for Racial Reconciliation. È sposato con Sarah, ed ha quattro figli e una nuora.

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