Che c’è di meglio di avere Gesù accanto a te?

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Quando si parla dello Spirito Santo, la maggior parte degli evangelici cade in uno di due estremi.

Alcuni sembrano esserne ossessionati, relazionandosi a lui in modi strani e mistici. Le loro esperienze con lo Spirito sembrano sempre coincidere con un momento di estasi emotiva — generato da un crescendo musicale, dal gemito delle chitarre elettriche, o da quel punto alla fine di un sermone quando il loro pastore si lancia in un appello reiterato.

Altri cristiani reagiscono a questi,che considerano eccessi, trascurando del tutto il suo ministero. Essi credono nello Spirito Santo, ma si relazionano con lui allo stesso modo in cui si relazionano con la loro ghiandola pituitaria: sono grati che è lì, sanno che è indispensabile per qualcosa, ma non ci fanno molto caso. Di sicuro non c’è il senso della presenza di Dio in loro, o di una Persona vivente, in movimento, dinamica. Sono stato così per molti anni. Per me, la Santa Trinità consisteva nel Padre, nel Figlio e nella Santa Bibbia.

Eppure la Scrittura afferma che Dio ha sempre desiderato essere presente in modo intimo e personale con il suo popolo. Egli camminava con Adamo ed Eva alla brezza del giorno nel Giardino, dimorava tra il suo popolo nella colonna di nuvola e fuoco, e scese nel Tempio della sua presenza. Gli Israeliti gli diedero persino il nome Jehovah Shammah, “il Signore è là” (Ezechiele 48:35). Ora, mediante lo Spirito Santo, egli è più vicino che mai — Dio è in noi.

Una promessa sorprendente

La maggior parte dei cristiani, tuttavia, non si relaziona con Dio come una Presenza dinamica e personale nelle loro vite. Gesù fece alcune promesse davvero sbalorditive sullo Spirito Santo — talmente sbalorditive, infatti, da essere tentati a non prenderle sul serio. Egli disse ai suoi discepoli che se avessero compreso che cosa offriva loro il dono dello Spirito Santo, sarebbero stati felici che egli stava ritornando in cielo, se questo significava ricevere lo Spirito (Giovanni 16:7). Avere lo Spirito Santo in loro, egli disse, sarebbe stato meglio che avere la sua presenza fisica accanto a loro.

Pensa all’assurdità di questa affermazione a prima vista. Non sarebbe meraviglioso avere Gesù come tuo compagno di ministero? Cosa faresti se sulla scrivania del tuo ufficio arrivasse una candidatura al posto vacante di pastore dei giovani, e scoprissi che viene da Gesù? Certo, è inverosimile. Ma se fosse vero, saresti felicissimo. Sei altrettanto felice che tu e i membri della tua chiesa avete lo Spirito di Dio? Consideri la presenza dello Spirito in te come un vantaggio rispetto all’avere la presenza fisica di Gesù accanto a te? Se non è così, questo non ti fa capire quanto siamo lontani dalla realtà di quello che Gesù ci ha promesso?

Oppure pensa a questo: a quanto pare lo Spirito Santo era talmente fondamentale che Gesù disse ai suoi discepoli di non muovere nemmeno un dito in direzione del Grande Mandato finché essi lo avessero ricevuto: aspettate a Gerusalemme, egli disse loro, finché riceverete lo Spirito Santo (vedi Luca 24:49).

Che cosa c’era di così importante nello Spirito Santo che persino il Grande Mandato poteva aspettare? Come poteva Gesù assicurare ai suoi discepoli che sarebbe stato meglio avere lo Spirito che la sua permanenza fisica tra loro?

Una presenza personale

Come osservato in precedenza, una relazione personale e interattiva è sempre stato il piano di Dio per il suo popolo. Vivere nella presenza di Dio è assolutamente essenziale per una vita cristiana prospera. Come l’apostolo Paolo evidenzia, soltanto camminando nella presenza dello Spirito avremo la potenza per resistere alle passioni della carne (Galati 5:16). Un cristianesimo vittorioso non consiste nel conoscere molta teologia, o nel produrre il giusto tipo di sentimenti. Consiste nel dimorare nella presenza di una Persona.

Lo Spirito di Dio magnifica l’amore di Dio per noi e lo rende personale. Martyn Lloyd-Jones disse che la migliore immagine di che cosa significa essere ripieni dello Spirito di Dio ci è data da Mosè in Esodo 34, quando Mosè chiede a Dio di mostrargli la sua gloria. Dio mette Mosè nella fenditura di una roccia e passa davanti a lui. Mentre passa, egli gli dichiara il suo nome e il suo amore, l’amore dell’alleanza. Lo Spirito di Dio, osservò Lloyd-Jones, fa la stessa cosa quando ci riempie. Egli ci mette in Cristo e ci dichiara il nome di Dio, magnificando la nostra relazione come figli dell’alleanza.

Lloyd-Jones paragonò questa esperienza al padre che afferra il figlio di cinque anni tra le sue braccia e lo fa girare intorno a lui, dicendo: “Tu sei mio figlio, e io ti amo!” In quel momento, il ragazzo non è — giuridicamente parlando — suo figlio più di quanto lo fosse un momento prima, ma trovandosi tra le braccia di suo padre egli sente la sua figliolanza in modo più intimo. Lo Spirito di Dio, dice Paolo, quando ci riempie, sparge l’amore di Dio nel nostro cuore, facendo gridare al nostro spirito: “Abbà, Padre” (Romani 5:5; 8:15).

Come cambierebbe la tua relazione con Dio se scoprissi che la sua presenza in te è una persona reale? E se tu capissi che quel sentimento di convinzione è la sua vera voce? E se tu vedessi il peccato non tanto come trasgredire una legge ma più come rattristare qualcuno? Come cambierebbe il tuo cristianesimo se tu capissi che quando cammini nella valle dell’ombra della morte, egli è colui che porta alla mente le promesse della Scrittura per consolarti?

Profondità nel Vangelo, pienezza dello Spirito

Studiando che cosa significa essere ripieno di Spirito, una delle più sorprendenti intuizioni che ho avuto è che Paolo associa costantemente la pienezza dello Spirito alla profondità nel vangelo. In Efesini Paolo dice che mentre diventiamo sempre più intimamente consapevoli della grandezza dell’amore di Dio in Cristo, sperimentiamo “tutta la pienezza di Dio” (Efesini 3:14-18). In Galati egli dice che diventiamo più ripieni dello Spirito nello stesso modo in cui lo abbiamo ricevuto per la prima volta — ascoltando e credendo al vangelo (Galati 3:1-3). Andare in profondità nell’uno porta alla pienezza nell’altro.

Molti Riformati e Battisti non fanno questo collegamento. Pensiamo che la crescita nel vangelo produca semplicemente nuovi affetti per Dio e nuova gioia in lui. E naturalmente, lo fa. Ma a volte non capiamo che la presenza di questi affetti e di questa gioia è, in realtà, la presenza di una Persona — una Persona vivente, che si muove. E’ Dio stesso. Lo Spirito stesso “riversa” l'amore di Dio nei nostri cuori, e fa gridare al nostro spirito “Abbà, Padre!” (Romani 5:5; 8:15).

I cristiani “carismatici” a volte dimenticano che la pienezza dello Spirito si trova principalmente nella profondità nel vangelo. Cerchiamo lo Spirito nel mistico e nello spettacolare, dimenticando che il desiderio principale dello Spirito è di glorificare Gesù nei nostri cuori (Giovanni 16:14).

Da ambo le parti, rischiamo di perdere qualcosa di assolutamente fondamentale. Il versante Battista/Riformato è concentrato sul vangelo e sulla dottrina, ma spesso ha poca o nessuna consapevolezza della presenza dello Spirito. Il versante più carismatico è concentrato sullo Spirito, ma spesso si dimentica che egli è legato al vangelo. Entrambe le parti devono imparare che il Vangelo e lo Spirito sono profondamente e inseparabilmente uniti.

Andando in profondità nel vangelo vieni vivificato nello Spirito. Pertanto, come disse Martyn Lloyd-Jones: “Passo metà del mio tempo a dire ai cristiani di studiare la dottrina, e l’altra metà a dire loro che la dottrina non è sufficiente!” Abbiamo bisogno di ascoltare entrambe le cose.


J.D. Greear (@jdgreear) è pastore della chiesa The Summit a Raleigh-Durham ed è il 62° presidente della Southern Baptist Convention. E’ autore di diversi libri, tra cui il suo titolo più recente, Not God Enough: Why Your Small God Leads to Big Problems. Vive a Raleigh con sua moglie e i loro quattro figli.

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