Imparare a combattere
Ad un certo punto della vita, ogni cristiano che conosco, avvilito e deluso, ha chiesto a Dio: “Finirà mai questa lotta? Perché Dio non toglie questa prova?” Questa non è la domanda di uno scettico che sta cercando di dimostrare che Dio non esiste(il famoso “problema del male” apologetico). No, questa è la domanda personale di un credente che sta cercando di discernere quello che Dio sta facendo con le lotte continue della sua vita. E’ la domanda di una persona che legge: “Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28) e cerca di conciliare questa verità teologica con le sue attuali circostanze.
Una delle più sorprendenti intuizioni su questa domanda viene da Giudici 3: “Questi sono i popoli che il Signore lasciò stare per mettere alla prova, per mezzo di essi, Israele . . . Egli voleva soltanto che le nuove generazioni dei figli d'Israele conoscessero e imparassero la guerra” (Giudici 3:1-2). Dio avrebbe potuto facilmente scacciare gli eserciti Cananei. Perché allora non lo fece?
In un certo senso, come il libro dei Giudici ripete continuamente, le nazioni nemiche furono lasciate nel paese perché Israele non aveva abbastanza fede in Dio da scacciarle. Ma questo non è il quadro completo. Notiamo anche che Dio le lasciò lì in modo che Israele imparasse a combattere.
Dio voleva dare a Israele la terra di Canaan, ma Egli voleva farlo attraverso il combattimento. Così Egli continuò a metterli alla prova, per vedere se avessero creduto in Lui, per insegnare loro ad avere fiducia in Lui nella loro battaglia. Egli fa lo stesso con noi, anche se (come Paolo ci ricorda) il nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro le potenze spirituali. Perché Dio non elimina le nostre lotte quando diventiamo cristiani? Perché Egli vuole che continuiamo a dipendere dalla Sua grazia, non dalla nostra carne. Molte delle nostre debolezze e delle prove che affrontiamo sono lì—di proposito—per mantenerci umili.
Questo significa che a volte Dio permette che combattiamo con un peccato minore per impedirci di cadere vittime di uno più grande: l’orgoglio. Infatti, se Egli ci guarisse subito da certi peccati, diventeremo insopportabilmente arroganti. Dio ha fatto questo con me più volte. Odio la sofferenza e detesto combattere il peccato, ma so quanto è ribelle il mio cuore senza queste cose. La battaglia è un modo certo e costante per imprimere nei nostri cuori il detto “Sono nelle mani di Dio”.
La persistenza della sofferenza nelle nostre vite—specialmente la sofferenza di dover combattere contro il peccato—non dovrebbe renderci compiacenti. Dio non ha lasciato i cananei affinché Israele alla fine si abituasse alla loro presenza. Piuttosto, Egli li lasciò lì affinché Israele imparasse a combattere.
Quando dunque sei tentato a disperare perché continui a dover combattere, ricorda quello che Dio sta facendo attraverso le tue circostanze. Guarda a Cristo, la cui risurrezione è la garanzia della vittoria. Guarda a Cristo, che ha combattuto per te quando eri un Suo nemico. Guarda a Cristo, l’unico Salvatore che può darti la forza per resistere, e che ti solleverà ogni volta che cadi. Guarda a Cristo, e combatti.
J.D. Greear (@jdgreear) è pastore della chiesa The Summit a Raleigh-Durham ed è il 62° presidente della Southern Baptist Convention. E’ autore di diversi libri, tra cui il suo titolo più recente, Not God Enough: Why Your Small God Leads to Big Problems. Vive a Raleigh con sua moglie e i loro quattro figli.
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