Sei parole da dire tra le lacrime: La fonte della consolazione nel dolore del lutto
Questa settimana ho partecipato a una cerimonia funebre officiata presso la tomba di una giovane donna che durante la sua vita ha dovuto combattere contro mille difficoltà. Mentre abbracciavo sua madre, lei mi sussurrò all’orecchio: “Lei è al sicuro. So che è al sicuro”.
Questa mamma ha vissuto molti giorni difficili e ha trascorso molte notti insonni durante la vita di sua figlia in cui quella fiducia mancava. Ma mentre seppellivano il corpo di sua figlia, si aggrappò a qualcosa di solido e vero, cioè alla verità che l’anima di sua figlia è ora “a casa con il Signore” (2 Corinzi 5:8), dove è al sicuro nelle sue mani.
Aggrapparsi alla verità
Non è stata la prima volta sono stata vicino a persone afflitte e che le ho sentite dire qualcosa di simile, un’affermazione o un pensiero a cui si sono aggrappati per cercare di dare un senso alla loro perdita o per essere consolati per la perdita. Ho sentito persone ripetere cose come: “Era troppo buona per questo mondo”, “La morte era l’unico modo perché trovasse finalmente pace” e: “Immagino che Dio avesse più bisogno di lui lì di quanto noi ne avessimo qui”. E, naturalmente, ci capita spesso di dire e di sentire dire: “E’ andato in posto migliore”.
Quando siamo scossi per la perdita di qualcuno che amiamo, cerchiamo di aggrapparci a qualcosa di solido per trovare stabilità in una tempesta di tristezza e chiarezza in un mare di confusione. Alcune delle cose alle quali ci aggrappiamo sono profondamente vere e perciò ci rendono stabili nella tempesta. Ma alcune delle cose a cui ci aggrappiamo provengono dalla vuota spiritualità e dalla fede superficiale della nostra cultura moderna, invece che dalla solida verità della parola di Dio. Possono anche sembrare piacevoli, ma non sono per nulla vere. O, forse più spesso, sono vere solo in parte. Alcune delle cose che diciamo a noi stessi (o che altri ci dicono) quando siamo nel lutto e che sembrano spirituali, non hanno fondamento scritturale, o addirittura contraddicono la Scrittura.
C.S. Lewis scrisse ne Il Cristianesimo così com’è: “Il conforto è l’unica cosa che non si può ottenere cercandola. Se cerchi la verità, alla fine potrai trovare conforto; se cerchi conforto, non avrai né conforto né verità, bensì soltanto illusioni lusinghiere e fantasie consolatrici all’inizio e, disperazione alla fine”.
Quando perciò cerchiamo qualcosa a cui aggrapparci nel mezzo del nostro dolore per consolarci, o quando cerchiamo le parole giuste da dire a qualcun altro che è nel dolore, dobbiamo essere sicuri che la cosa alla quale ci stiamo aggrappando o che offriamo come sostegno ad altri, sia profondamente, totalmente ed eternamente vera.
Sei parole: “Posso fidarmi di Dio in questo”
Dal funerale di questa settimana mi sto chiedendo: quali sono queste cose profondamente ed eternamente vere alle quali poterci aggrappare nel mezzo del dolore che faranno da ancora per l’anima quando i venti e le onde del dolore si abbattono su di noi e minacciano di distruggerci per sempre? Credo che la risposta sia essenzialmente una, con molte varianti o implicazioni, che è: “Posso fidarmi di Dio in questo”.
Di recente ho scritto un libro intero su cosa dire alle persone che stanno soffrendo, perché quando parliamo a persone distrutte dal dolore, le nostre parole sono davvero importanti.
Ma quando siamo noi a soffrire, la cosa molto più importante di quello che gli altri ci dicono è ciò che noi diciamo a noi stessi, ciò che ci diciamo nei nostri pianti, quando abbiamo più domande che risposte, quando il vuoto sembra incolmabile, quando la rabbia sta mettendo piede nel nostro cuore.
Quando il dolore è recente e intenso, potremmo prendere alcune idee bizzarre e provare a vedere se funzionano, ma per guarire e ritornare alla gioia è necessario far giungere questo concetto nel profondo delle nostre anime fino a quando i nostri sentimenti ne sono toccati: “Posso fidarmi di Dio in questo”.
“Posso fidarmi di Dio in questo” contiene in sé ogni sorta di implicazioni che portano pace nel mezzo dei pensieri confusi e delle emozioni turbate che accompagnano il dolore. Significa:
Posso fidarmi di Dio per quanto riguarda il tempo della morte del mio amato.
Posso fidarmi di Dio per il modo in cui la persona che amavo è morta.
Posso fidarmi di Dio nelle incognite sul mio futuro.
Posso fidarmi di Dio per le mie domande senza risposta fino a quando la fede non diventerà visione.
Posso fidarmi di Dio per la guarigione del mio dolore.
Posso fidarmi di Dio per riempire il mio vuoto.
Posso fidarmi di Dio per avere luce in queste tenebre.
Posso fidarmi di Dio per riavere gioia nella mia vita.
Posso fidarmi di Dio perché Egli mi parli attraverso la sua parola.
Possa fidarmi di Dio per avere la grazia e la potenza divina necessarie per affrontare qualunque cosa dovesse accadere.
Posso fidarmi di Dio perché tutto questo coopererà per il mio bene e per quello delle altre persone coinvolte, per renderci più conformi all’immagine di Cristo.
Posso fidarmi di Dio perché il giorno della risurrezione è davvero vicino e sarà valsa tutta l’attesa.
Anche se, o forse specialmente se, non siamo sicuri che la persona che è morta fosse veramente unita a Cristo per fede, possiamo dire:
Posso avere fiducia che Dio conosce quelli che gli appartengono, anche se non so se il mio caro/a apparteneva a lui.
Posso avere fiducia che Dio farà ciò che è giusto, anche se non so ciò che Dio farà.
Posso riporre la mia fiducia in un Dio che è misericordioso e che ama salvare, anche se non so se la persona che amavo confidasse in quella misericordia o se avesse fatto sua quella salvezza.
Parla ai tuoi pensieri
Quando le afflizioni della vita sembravano schernire la sua dipendenza da Dio, il salmista scrisse:
Le mie lacrime son diventate il mio cibo giorno e notte,
mentre mi dicono continuamente:
“Dov’è il tuo Dio?” (Salmo 42:3)
La sua angoscia gli stava parlando, suggerendogli che Dio lo aveva abbandonato. Ma il salmista mise in dubbio quella voce, anziché crederle. Egli si confrontò con le cose che gli si dicevano, invece di permettere che esse stabilissero la sua prospettiva sulle cose. Il salmista rivolse il suo lamento a Dio, ma parlò anche deliberatamente alla sua anima ponendosi delle domande e traendo degli insegnamenti:
Perché ti abbatti, anima mia,
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio. (Salmo 42:5)
Anziché ascoltare i suoi pensieri disperati, egli affermò la verità nella sua mente. Invece di fidarsi dei suoi sentimenti, li sfidò. Anziché parlare della verità del vangelo come se fosse una cosa riservata ad altri, la applicò a se stesso. Mentre pregava Dio, predicava speranza al suo cuore.
Questo è ciò che dobbiamo fare nel mezzo delle nostre lacrime. Questo è quello che la mia amica ha fatto questa settimana nel mezzo delle sue lacrime. Quando sussurrò al mio orecchio: “So che è al sicuro”, in pratica stava dicendo: “Posso fidarmi di Dio in questo. Posso avere fiducia che Dio la tiene al sicuro”.
Nancy Guthrie offre compagnia e discernimento biblico alle persone nel lutto attraverso i Ritiri “Respite” che lei e suo marito David organizzano per coppie che hanno perso un figlio, attraverso la serie di video GriefShare e libri come What Grieving People Wish You Knew about What Really Helps (and What Really Hurts).
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