Sei modi per rovinare i tuoi figli
Non dimenticherò mai il giorno in cui io e mia moglie portammo a casa il nostro figlio maggiore dopo la sua nascita.
E’ stato più di 16 anni fa, e lui era il nostro primo figlio. Prima di allora non avevo mai tenuto in braccio un neonato, tanto meno ne avevo accudito uno. Sicuramente non avevo mai cambiato un pannolino. Nemmeno mia moglie era molto pratica di bambini. All’improvviso avrei dovuto diventare un esperto in una materia che non avevo mai studiato nemmeno un po’. Come avremmo fatto? Questo figlio sarebbe sopravvissuto . . . a noi?
Ricordo il viaggio in auto per tornare a casa dall’ospedale, con il piccolino comodamente sistemato nel suo seggiolino collocato in senso contrario alla marcia, e con noi due a morderci nervosamente le unghie dopo ogni chilometro. Io ero diventato padre. Lei era diventata madre. Questo bimbo dipendeva completamente dalle cure di due persone che non avevano mai toccato un bambino. Di sicuro non sarebbe andata a finire bene. Una parte di me voleva fare marcia indietro e tornare all’ospedale dove questo bambino sarebbe stato nuovamente al sicuro tra le braccia delle infermiere.
Genitori paranoici
I nostri primi giorni come genitori furono spesso caratterizzati da una paranoia che ci paralizzava. Ogni volta che il suo ciuccio finiva per terra, lo mettevamo a bollire per mezz’ora. Ogni volta che qualcuno pareva essere malato in chiesa, tenevamo il bimbo a casa. La prima volta che vomitò a getto, ero convinto che stesse morendo. Ci facevamo moltissime domande: Avrebbe mai superato l’ansia che il bagnetto gli metteva? Era per colpa nostra? Avrebbe imparato a usare il vasino? Avrebbe sofferto di diverse fobie permanenti? Avrà una Cristologia ortodossa?
Se sei genitore da molto tempo, sai di cosa sto parlando. Avevamo la paura latente, quasi una psicosi, di rovinare in modo permanente i nostri quattro figli. Ora che sono padre da 16 anni, ho capito che un ciuccio con i germi o una paura irrazionale dei temporali non sono segni di un grave fallimento come genitore.
Ci sono però dei modi in cui puoi rovinare i tuoi figli che si presentano in modo impercettibile nel tempo. Come genitore, mi darei come voto un sei meno (mia moglie è certamente la migliore tra noi due). Qui elenco sei modi con cui possiamo rovinare coloro che portano il nostro cognome (mi ritengo colpevole di ognuno di essi).
1. Non dire loro che sei un peccatore.
Sono il peggiore dei padri quando assumo il ruolo di salvatore senza peccato. Esso appartiene solo a Cristo. Quando dico cose come: “Non mi comportavo in questo modo quando avevo la tua età” (senza dubbio una bugia), tanto per cominciare creo confusione sul loro bisogno del vangelo e divento un sepolcro imbiancato.
I miei figli devono sapere che un tempo anche il mio cuore era schiavo del peccato e che ora mi trovo nel cammino della santificazione. Devono sapere che pecco ancora, ma che trovo perdono nel Salvatore che non ha mai peccato. Sì, devono sapere che hanno ereditato il peccato dal loro capo federale, Adamo; è però altrettanto vero che l’hanno ereditato dal loro padre terreno.
2. Non chiedergli di perdonarti quando pecchi contro di loro.
Una volta un anziano membro della nostra chiesa mi disse che non dovrei mai chiedere scusa ai nostri figli. Fare così avrebbe dimostrato debolezza, questo era il suo ragionamento. Io sono un generale a cinque stelle; loro sono soldati semplici.
Ho peccato contro la mia famiglia senza ammetterlo un’infinità di volte, ma in alcune occasioni sono andato da loro dicendo qualcosa del genere: “Papà ha peccato contro di te (o tua madre) e contro il Signore. Ho chiesto al Signore di perdonarmi; adesso devo chiedere a te di perdonarmi. Gesù è il mio Salvatore, ma sta ancora cambiando il mio cuore”.
Quell’anziano fratello aveva ragione su una cosa: la confessione rivela la debolezza. Ma la mia famiglia ha bisogno di vedere che sono debole, che la mia forza è solo in Cristo (2 Cor. 12:10) e che il ravvedimento è necessario sia per la salvezza sia per la santificazione. Questa ammissione di peccato mostra loro che Gesù —non papà o mamma— è l’unico che ha ubbidito perfettamente alla legge di Dio.
Sono convinto che i miei figli siano nati con un rilevatore di Farisei incorporato (come la maggior parte dei figli). Se parlo sempre del vangelo e del ravvedimento, ma pecco impunemente, scopriranno la mia ipocrisia ben presto, o impareranno a imitarla. Posso dire loro che il vangelo trasforma i peccatori, ma non mi crederanno. Potrebbero diventare atei o Farisei.
3. Non pregare con loro.
Tendiamo a pregare zelantemente per i nostri figli, ma quanto spesso preghiamo con loro? Pregare con i nostri figli almeno ogni giorno nelle nostre case insegna loro due cose: che l’invito a rivolgersi al trono della grazia è sempre valido, e che dipendiamo completamente dal Signore.
Pregando con loro insegniamo anche come si prega in modo biblico, come fece Gesù con i suoi seguaci, e dimostriamo che quando gli insegniamo 1 Tessalonicesi 5:17 (“non cessate di pregare”), lo crediamo sul serio e che loro ne hanno estremo bisogno.
4. Non fare ‘niente’ con loro.
Più faccio il genitore, più mi rendo conto che la distinzione popolare tra “tempo di qualità” e “tempo di quantità” è un falso mito. Ogni ora che trascorriamo con i nostri figli deve essere tempo di qualità, anche quando sembra che non stiamo facendo nulla di importante. Certo, dovremmo trascorrere molto tempo a insegnare loro la Bibbia e la teologia, che fa parte dell’allevarli nella disciplina e nell’istruzione del Signore (Ef. 6:4), ma possiamo inconsapevolmente comunicare che la vita cristiana raggiunge il suo punto culminante quando assomiglia più a un’aula di seminario.
I momenti ordinari sono fondamentali per costruire una relazione intima con i nostri ragazzi, perché è lì che passiamo la maggior parte del nostro tempo con loro. Mio figlio adolescente da poco mi ha aiutato a capire meglio questo quando mi ha detto: “Sai papà, il mio momento preferito della giornata è quando tu ed io ci sediamo al piano di sotto prima di andare a dormire per guardare le partite e parlare di baseball. E’ una cosa che mi piace tanto fare”. Mi rendo conto che non è molto spirituale, ma spero che queste conversazioni su palle a effetto e scambi del fantabaseball porteranno in futuro a discussioni più spontanee sulla risurrezione di Cristo e l’ispirazione della Bibbia.
5. Non amare loro madre (o padre) come si conviene.
Se hai figli mschi, il modo in cui tratti tua moglie insegna, implicitamente, come essi dovrebbero trattare le loro future mogli. Se hai figlie, il modo in cui tratti tua moglie insegna loro che tipo di uomo vogliono sposare (o evitare di sposare) un giorno. Non amare la loro madre come Cristo ama la chiesa (Ef. 5:25) introduce un’immagine distorta del vangelo a casa tua. Lo stesso è vero per le madri, solo al contrario.
Non amare la loro madre come Cristo ama la chiesa rischia di pregiudicare la comunicazione ortodossa del vangelo che stai faticosamente cercando di insegnare. Ama la loro madre come si conviene, e non avere paura delle dimostrazioni fisiche di affetto nei suoi confronti davanti a loro.
Anche le madri possono distorcere la funzione della famiglia di rispecchiare il vangelo sottomettendosi solo a parole all’autorità del marito ma negandola con i fatti. Questo esempio insegna alle figlie a fare lo stesso e può portare i figli maschi ad assumere comportamenti peccaminosi come la passività o l’aggressività. Entrambi i genitori hanno bisogno di tanta grazia per essere fedeli alle parole di Paolo in Efesini 5, soprattutto in una cultura dove il concetto di genere, e meno ancora dei ruoli di genere, è oggetto di forte contestazione.
6. Non continuare con i culti di famiglia se non si vedono risultati immediati.
Non è un semplice luogo comune affermare che la vita cristiana è una maratona e non una corsa (Ebrei 12:1–2). Noi seminiamo, ma è lo Spirito di Dio che fa crescere. Nella parabola del seme che germoglia (Marco 4:26–29), Gesù ricordò ai suoi uditori che il contadino getta il seme e poi va a dormire, solo per poi vederlo germogliare e crescere “senza che egli sappia come”. Così è dei tuoi figli e di ogni vero cristiano.
Si metteranno a giocherellare. Sembreranno più interessati ai dispositivi elettronici, alla TV, o ai videogiochi, ma devi insistere. Dio non ti ha fatto diventare un credente maturo in un giorno, ed egli potrebbe non salvarli e santificarli a una giovane età. Trova conforto nella parabola della vedova insistente per non perderti d’animo (Luca 18:1–8).
Insegna loro la Parola di Dio fedelmente. Prega con loro e per loro. Scrivi le parole “pazienza” e “insistenza” sulla porta del tuo cuore. Ho visto i granelli del vangelo seminati in un bambino di 4 anni portare improvvisamente frutto quarant’anni dopo.
Rilassati e abbi fede
Che tu sia genitore da poco tempo o abbia già dei figli quasi adulti, sai bene che essere genitori è tremendamente difficile. Come il matrimonio, è un teatro per la santificazione. Confesso a mia vergogna di aver fallito tante volte in questo e altro. Certamente è più facile scrivere su come crescere i figli che farlo nella realtà.
Ma sono felice di sapere che non ho arrestato la loro crescita fisica quando all’età di cinque anni gli ho dato del caffè (ebbene sì, l’ho fatto), e che Dio dà grazia a genitori tanto imperfetti come me, e che egli può portare i figli a camminare con lui nella verità nonostante la goffaggine dei loro genitori.
Jeff Robinson (PhD, The Southern Baptist Theological Seminary) è redattore senior per The Gospel Coalition. Nato a Blairsville (Georgia) è anche pastore della chiesa Christ Fellowship a Louisville (Kentucky) e lavora come ricercatore e insegnante all’Andrew Fuller Center for Baptist Studies e come professore aggiunto di storia della chiesa al Southern Seminary. Prima di entrare nel ministero, ha fatto per 20 anni il giornalista in Georgia, North Carolina e Kentucky, occupandosi di diverse materie, dalla politica alla Major League di Baseball, al calcio. Ha scritto con Michael Haykin il libro To the Ends of the Earth: Calvin’s Mission Vision and Legacy e ha curato con Collin Hansen la pubblicazione del libro 15 Things Seminary Couldn’t Teach Me (Crossway, 2018). Jeff e sua moglie, Lisa, hanno quattro figli. Puoi seguirlo su Twitter.
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