Quello che i genitori devono fare che Gesù non può fare
Gesù non si è mai dovuto ravvedere. Il ravvedimento è una delle cose che i genitori devono fare che Gesù non ebbe bisogno di fare. Il ravvedimento è necessario per la nostra salvezza (Isaia 30:15). E’ il nostro primo respiro alla nuova nascita. Se non respiriamo, moriamo. Eppure tendiamo tutti, in tempi e modi diversi, a resistere al ravvedimento.
Poiché siamo sale e luce, lottiamo per ravvederci mentre la società ci ripete che dobbiamo difendere il nostro orgoglio. Nella mia cultura cinese, ci viene insegnato di preservare il nostro onore e la nostra dignità in ogni relazione. Combatto quotidianamente contro la mia paura di “perdere la faccia” e il mio desiderio di “salvare la faccia” — di non essere svergognata — specialmente davanti ai miei figli. Il mio desiderio di godere la stima dei miei figli mi porta ad allontanarmi dal ravvedimento davanti a Dio.
Mentre nella società occidentale chiedere scusa può essere considerato un atto di onestà e vulnerabilità, nella cultura cinese confessare e chiedere scusa per i propri sbagli è per sua natura un disonore. Per questo motivo i genitori cinesi non si “ravvedono”, e nemmeno si scusano direttamente. Invece di modellare il ravvedimento che desideriamo per i nostri figli, cerchiamo di farci perdonare. “Hai mangiato?” “Hai fame?” “Ti ho preparato il tuo piatto preferito”. “Hai dormito bene questa notte?” Le offerte di pace sono le più svariate.
Perdere la faccia, guadagnare Cristo
Il primo giorno di scuola, l’insegnante di mio figlio era vergognosamente impreparata. Doveva ancora finire di mettere insieme il suo materiale nonostante la scuola stava per iniziare. Da non crederci. Proprio così, l’insegnante ero io.
Alle dieci di mattina, la nostra casa era in disordine e iniziai a farmi prendere dall’ansia, così sospesi la scuola e raccolsi i bambini intorno a me per pregare. Avevo bisogno di ravvedermi davanti al mio Signore e di chiedere perdono ai miei figli. Le parole: “La mamma ha sbagliato. Non mi sono preparata per oggi. Mi perdonate?” rimasero come incastrate nella mia gola. La mia carne si ribellava, e volevo giustificare me stessa.
Ravvedersi è un po’ come mendicare, è come una sconfitta che mi fa perdere rispettabilità agli occhi dei miei figli. Nella cultura cinese, questi sentimenti sono intessuti nella mia coscienza. Il pensiero di dover rivelare la mia debolezza e mostrare un cuore contrito davanti ai miei figli, feriva il mio orgoglio. Nella provvidenza di Dio, questo è un atto buono e necessario che mi porta come mamma sulla via della grazia.
Gesù non dovette mai ravvedersi, perché non peccò mai. Dio però usa i suoi servi (soprattutto i genitori cristiani) per insegnare ai bambini a camminare nella strada del ravvedimento. In questo modo, le nostre anime ribelli diventano i vasi della grazia di Dio. Imparare a ravvedermi faceva parte del programma delle lezioni di Dio per il nostro primo giorno di scuola. Il mio ravvedimento è stato come una spiegazione in classe.
Il Padre cerca adoratori disposti a perdere la faccia per amore del suo nome. Chi salva la propria faccia la perderà, ma chi perde la propria faccia per amore di Cristo porterà l’immagine di Cristo.
La disciplina del ravvedimento
Tutta la vita è un continuo ravvedersi, una ripida salita verso il monte Sion. Saliamo sulla gravità del peccato, sul peso della nostra carne e sui desideri peccaminosi della nostra volontà. Anche se confesso un peccato, tantissimi altri me ne vengono in mente. Ma ogni passo che facciamo è un altro passo che ci avvicina alla cima ancora nascosta. Grazia e bontà sono l’aria che respiriamo. La verità di Dio e la sua fedeltà al patto ci mantengono saldi e ci impediscono di finire nel precipizio della morte.
Il ravvedimento richiede disciplina. A casa nostra, stiamo coltivando atteggiamenti che ci tengono legati alla misericordia di Dio.
1. Odia il tuo peccato.
“Ama il peccatore; odia il tuo peccato”. Rosaria Butterfield cambiò la mia vita con questa frase. Senza Cristo, il mio male è la mia rovina.
Odio il mio peccato più di quanto odio il peccato dei miei figli o di mio marito? Sono pronta a far notare gli sbagli degli altri e a scusare i miei? Conosco bene la mia ipocrisia e la mia tendenza a vantarmi. Faccio vedere ai miei figli che combatto contro l’autocommiserazione e l’egoismo? Sono disposta a chiedere ai miei figli di pregare per me quando faccio fatica a ubbidire a Cristo?
2. Non parlare mai di, ma sempre a.
Questa era una regola a casa di Amy Carmichael, una donna di fede che ha fatto da madre a centinaia e centinaia di orfani salvati dai templi Indù in India.
A casa nostra, cerchiamo di non parlare dei peccati degli altri e cerchiamo piuttosto il modo di parlare faccia a faccia. Quando correggiamo uno dei nostri figli, gli diciamo con gentilezza: “Siamo per te, non contro di te”. Quando si correggono tra fratelli, chiediamo loro di parlare con amore, senza accusare o arrabbiarsi. Genitori, fratelli e sorelle non dovrebbero spettegolare degli sbagli altrui. Se possibile, chiedo ai miei figli di rendere conto solo dei loro sbagli, non di quello che hanno fatto i loro fratelli.
3. Conserva un cuore capiente.
A chi è stato perdonato molto, ama molto. Un cuore afflitto e contrito ha una capacità più grande di amare. Un cuore capiente perdona prontamente e non ricorda i torti subiti. Mi capita spesso di pregare: “Signore, aiutami a non essere un laghetto. Crea in me un cuore grande come un oceano”. Un cuore come un laghetto si offende e s’inasprisce facilmente. Un cuore come un oceano copre una moltitudine di torti. Un cuore capiente non ha niente da dimostrare ed è pronto a ravvedersi, senza cercare scuse o incolpare gli altri.
Ravvediti e fai cordoglio, e la gioia seguirà
Inspira; espira — dolore e gioia sono la dolce salita e discesa di un’anima che si ravvede. Piangiamo per il nostro peccato e per la sofferenza nel mondo causata dalla nostra empietà. Ci rattristiamo davanti al nostro Signore, ma non senza speranza (2 Corinzi 7:10).
Di nuovo, il mio bagaglio culturale non si presta al pianto. La mia paura di “perdere la faccia” ostacola il pianto. Sacco e cenere sono considerati indecorosi. Quando il peccato mi assale, è buono che i miei figli sappiano che anch’io ho bisogno di gridare a Dio per ricevere aiuto. Quando vediamo la violenza che c’è nel mondo, piangiamo con quelli che piangono. Quando siamo noi a subire violenze e ingiustizie, piangiamo davanti al nostro Signore e con i nostri figli. Non giustifichiamo il peccato né lo scusiamo.
Quel primo giorno di scuola, nuvole scure si stavano addensando a casa nostra. La mia mancanza di diligenza creò scompiglio, ma quando ci mettemmo insieme a pregare, un grande sollievo venne su tutti noi — come la pioggia che cade su una terra arida e riarsa (Atti 3:19-20). Con il ravvedimento, la gioia trionfò sulla vergogna e l’autocommiserazione. Il Signore mise un nuovo canto sulle nostre labbra.
Quando ci ravvediamo, ci rallegriamo, perché vediamo Cristo. Ricordiamo la sua salita verso il monte Calvario. Gesù odiò il nostro peccato e morì la nostra morte. Egli ci ha parlato faccia a faccia. Egli è il Re con il cuore più capiente. Beati quelli che sono in lui.
Una famiglia che pratica il ravvedimento è una famiglia che si rallegra. Una famiglia perdonata è una famiglia bene amata e che ama bene. Egli trasforma i nostri lamenti in lode; egli mette ordine nel nostro disordine; egli prende su di sé la nostra vergogna e ci copre con la sua gloria; egli distrugge la morte e ci dà la vita.
Irene Sun è nata in Malaysia ed è l’autrice del libro illustrato God Counts: Numbers in His Word and His World. Vive a Chicago, dove insegna ai suoi quattro figli maschi insieme al marito predicatore, e tramite TGC Women’s Training Network.
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