Perché ringrazio Dio per il dolore cronico

Sono le 2:30 della notte, e mi aspetta una giornata piena. Come mai allora sono ancora sveglia a quest’ora? Per l’ennesima volta, il dolore alle articolazioni non mi dà tregua tanto da rendere il sonno impossibile. Soffro di diverse malattie croniche, tra cui una forma degenerativa di artrite chiamata spondilite anchilosante. Da quando mi è stata diagnosticata, ho passato molte notti insonni cercando di trovare una posizione che potesse dare un po’ di sollievo alla mia schiena il tempo necessario per addormentarmi. Anche se fortunatamente assumo farmaci che alleviano gran parte del dolore, il dolore cronico è diventato un mio compagno fedele.

E’ facile concentrarsi sugli aspetti negativi del dolore cronico; a volte sembra che ci siano solo aspetti negativi nel dolore cronico. E’ un dolore costante e pervasivo. A volte non riesco a pensare ad altro. Eppure, nella spaventosa realtà negativa di dover convivere con un dolore simile, mi sono aggrappata a una verità positiva. Questa verità positiva l’ho imparata una notte dall’abisso della mia malattia.

Una malattia misteriosa

Quando ero in prima superiore, mi ammalai improvvisamente in modo misterioso. La malattia fece la sua comparsa al culmine di una profonda depressione di cui soffrivo in silenzio da un anno e mezzo. Non sapevo come chiedere aiuto, così l’ho nascosta per troppo tempo. Il mio corpo non era più in grado di sopportare il costante stato di sofferenza mentale ed emotiva in cui mi trovavo.

Il crollo fisico iniziò con un disturbo infiammatorio a un occhio. Una settimana dopo, iniziai a vomitare. Per cinque settimane non riuscii a mandare giù nulla. Durante quelle cinque settimane mi fu diagnosticata pure l’artrite. Anche se colpiva soprattutto la mia schiena, non passarono due settimane da quella diagnosi che il dolore si diffuse in ogni articolazione del mio corpo.

All’inizio non era chiaro se ci fosse una relazione tra il vomito e l’artrite. Era un mistero per tutti gli innumerevoli dottori che mi visitarono. Ero sempre più debole e magra ogni giorno che passava. Nessun esame o terapia fu in grado di scoprire cosa c’era che non andava nel mio corpo. Dopo le prime cinque settimane di vomito riuscii a mangiare qualcosa, ma il miglioramento era minimo. Ci vollero pure diversi mesi prima di poter cominciare la cura per la mia artrite. Tra la malnutrizione e il dolore causato dall’artrite, non riuscivo a camminare per lunghi tragitti. Più volte ho perso i sensi nei pochi passi che separano il mio letto dal bagno. Stavo deperendo.

Arrabbiata con Dio

Un mese o due dopo l’esordio della malattia, mi ritrovai distesa sul pavimento del bagno nel cuore della notte. Avevo vomitato tutta la notte ed ero così debole da non poter nemmeno trascinarmi a letto. Avevo tutta la schiena che mi bruciava —l’infiammazione di ogni vertebra della mia colonna vertebrale era peggiore di quanto fosse mai stata prima. Dopo essere rimasta sdraiata sul pavimento del bagno per un po’ di tempo, ebbi una conversazione animata con Dio. Ripensai al triste e buio anno e mezzo passato nella depressione e mi resi conto che ero molto arrabbiata con lui. Era un’emozione che non avevo mai manifestato a Dio prima.

Ero arrabbiata perché egli aveva permesso che molte cose dolorose accadessero nella mia vita, e non riuscivo a capire quello che stava facendo. Ogni piano che avevo preparato per il mio futuro era stato spazzato via in un colpo solo. Mi sembrava di annaspare in un oceano immenso e oscuro. Ancora peggio, stavo cercando di conciliare le brutte cose che erano successe nella mia vita con l’immagine del Dio buono e amorevole che mi era stata sempre insegnata. Mi sembrava però che il dolore dipendeva dall’aver seguito lui. Avevo provato una grande solitudine da quando mi ero trasferita dalla mia città natale; mi sentivo ancora più sola stando rinchiusa in casa giorno dopo giorno, senza poter spiegare ai miei compagni quello che mi stava succedendo. Cercavo disperatamente le risposte che i dottori non riuscivano a darmi.

Rimasi sdraiata così sul pavimento del bagno, paralizzata dal dolore fisico ed emotivo, e gridavo a Dio. Piangevo e gridavo. Lo accusai di aver causato tutto il mio dolore, e alla fine non mi era rimasto più niente. Nessuna lacrima, nulla più da dire, solo un corpo a pezzi sul pavimento di un bagno. Ora toccava a lui parlare.

Vedere Lui

Con gli occhi della fede, vidi Cristo sulla croce. Dio, in forma umana, che sperimenta un dolore fisico molto più grande del mio. Vidi le spine sul suo capo, il sangue che scendeva giù nella sua faccia, i chiodi nelle mani e nei piedi, e il volto pieno d’amore. Sentivo il suo dolore nel mio corpo. Il bruciore nella mia schiena aumentava mentre stavo a contemplarlo, ma sentivo anche che egli mi teneva in braccio come un bambino.

In quel momento, dentro il mio cuore sapevo che niente può separarmi dall’amore di Dio in Cristo Gesù (Rom. 8:39). Fui del tutto sopraffatta dalla consapevolezza che il mio Dio non solo conosce quello che non va nel mio corpo anche quando nessun medico umano lo sa, ma anche che egli conosce il mio dolore fisico più intimamente di chiunque altro. La solitudine della mia sofferenza e la frustrazione dovuta alla mancanza di risposte furono tolte in un attimo. Sentii un peso fisico sollevarsi dal mio corpo e dal mio cuore.

Fino a quel momento, non avevo mai capito l’importanza della morte di Cristo sulla croce nei dettagli della mia vita quotidiana, dei miei dolori e delle mie gioie. Solo alla luce della croce ho potuto dare un senso alle mie sofferenze. Questo ricordo è il risultato positivo del mio dolore. Quando mi sento schiacciata, penso al Calvario. Ringrazio Dio per il dono prezioso della mia salvezza perché, seppur in piccolissima parte, ho iniziato a capire il costo della mia salvezza.

Il dolore cronico mi ricorda costantemente che la mia vita non è mia; è stata comprata a caro prezzo.


Kirsten Ryken lavora per The Evangelical Alliance Mission (TEAM) come coach per le missioni. Prima di lavorare per TEAM, ha svolto un tirocinio nella chiesa Spring Valley Presbyterian Church di Roselle, Illinois. Kirsten si è laureata al Wheaton College nel 2018 con un BA in Filosofia. Puoi comunicare con Kirsten su Instagram.

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Kirsten Ryken