Per prepararti a evangelizzare mettiti la maschera di ossigeno
“Indossa la tua maschera di ossigeno prima di assistere altri passeggeri”.
Questa direttiva è familiare a chiunque di recente abbia viaggiato su un volo aereo di linea. Le hostess ci spiegano che in caso di emergenza (“una perdita improvvisa di pressione nella cabina”) una maschera d’ossigeno cadrà dal soffitto dell’aereo per ogni passeggero.
Naturalmente, in momenti di panico del genere, i genitori cercheranno istintivamente di mettere prima la maschera ai loro figli, i mariti e le mogli si assicureranno che il loro amato consorte respiri, e i figli adulti si concentreranno sul preservare in vita i genitori più anziani seduti accanto a loro. Un tale altruismo è istintivo, ma la compagnia aerea ci avverte che non è saggio.
Un passeggero in dispnea non è in condizione di soccorrere altri. Se perde i sensi per mancanza di ossigeno, non sopravvivrà né lui né chi gli siede accanto.
Nei nostri sforzi evangelistici, dovremmo fare nostro il consiglio delle assistenti di volo. Ci troviamo in una situazione di emergenza: siamo circondati da persone che, spiritualmente parlando, stanno boccheggiando per respirare. Ma per assisterle nel modo migliore, dobbiamo indossare saldamente la nostra provvista di ossigeno.
Quasi duemila anni prima dell’avvento dei voli di linea, l’apostolo Paolo scrisse a Timoteo queste parole: “Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano” (1 Timoteo 4:16). Se vuoi lavorare per Cristo in modo efficace, per prima cosa devi mettere la maschera di ossigeno alla tua anima.
L’ossigeno che tiene viva e alimenta la nostra evangelizzazione è in gran parte composto di quattro elementi.
1. Conoscere Cristo
Come evangelisti, la nostra prima (e più essenziale) risorsa non è qualcosa che possiamo ottenere da soli, anzi, qualcun altro l’ha ottenuta per noi. Mentre eravamo ancora peccatori, mentre eravamo nemici di Dio ed estranei alla sua vita, mentre eravamo lontani, perduti, ciechi, ignoranti e spiritualmente morti, Cristo è morto per noi.
Conoscere questo Cristo—amarlo, adorarlo, meditare su di lui, godere di lui, e diventare più come lui—è la risorsa principale che ogni evangelista deve avere.
Forse hai incontrato Cristo quando vivevi in aperta ribellione o quando eri una persona all’apparenza onesta. Forse hai incontrato Cristo durante un servizio di adorazione pieno di gente o nella solitudine della tua stanza da letto. Forse lo hai incontrato improvvisamente e in modo inaspettato o forse come risposta inevitabile alle tue continue domande. A un certo punto però hai incontrato Gesù, e da allora non sei stato più lo stesso.
E’ per via della nostra esperienza con Cristo che invitiamo anche gli altri a conoscerlo. Come Filippo, siamo stati trovati da Cristo, e perciò corriamo a cercare altri (Giovanni 1:46). Come la donna al pozzo, abbiamo udito la voce di Gesù, e perciò parliamo agli altri (Giovanni 4:29). Come Paolo, affermiamo: “So in chi ho creduto” (2 Timoteo 1:12) e come Pietro e Giovanni, insistiamo: “Non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite” (Atti 4:20).
Conosciamo Cristo attraverso la nostra esperienza e lo conosciamo attraverso la sua Parola. Una conoscenza approfondita di Cristo nelle Scritture ci rende preparati a rispondere alle domande e alle obiezioni dei nostri vicini. La Scrittura è “ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16).
2. Preghiera
La seconda risorsa del cuore dell’evangelista è la preghiera. Anche se sembrano insignificanti, le nostre preghiere sono le armi spirituali di una guerra spirituale (Efesini 6:10-20) che Dio usa per compiere i suoi giudizi (Apocalisse 8:3-5) e portare la sua salvezza (2 Corinzi 1:11). Attraverso le preghiere del suo popolo, Dio manda operai del vangelo nella sua grande mèsse (Matteo 9:37-38).
La preghiera rende umili i nostri cuori, modella i nostri desideri, incoraggia la nostra ubbidienza, e invoca la misericordia di un Dio che si diletta nel salvare i peccatori. Per evangelizzare, non abbiamo uno strumento migliore di questo.
La preghiera di ogni evangelista è un atto di dipendenza da Dio. Sappiamo che uno semina il seme del vangelo e che un altro innaffia fedelmente con l’acqua del vangelo, ma è Dio che fa crescere le piantine della fede nei cuori (1 Corinzi 3:6-7).
Quando ci mettiamo sulle nostre ginocchia, riconosciamo le nostre debolezze e chiediamo al Dio sovrano di operare nei nostri cuori e nei cuori dei nostri vicini. Quando preghiamo fedelmente che i nostri vicini vadano a Cristo e siano salvati, i nostri cuori (che per natura sono indifferenti) sono continuamente mossi a compassione per le loro anime.
3. Santità
La prossima risorsa necessaria agli evangelisti è una vita di santità personale. La Bibbia esorta così ogni credente: “Come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (1 Pietro 1:15).
I nostri atti di ubbidienza quotidiana possono essere usati dal Signore per destare la fede nei nostri vicini. Quando la tua auto esce dal vialetto ogni domenica mattina per andare in chiesa, confermi l’esistenza di un Dio invisibile agli occhi dei vicini che ti osservano. Quando parli con gentilezza ai tuoi figli al parco giochi, dimostri la potenza dello Spirito davanti alle altre mamme. Quando rifiuti di farti coinvolgere nei pettegolezzi da ufficio, onori Cristo in sala mensa. Anche nella tua risposta al tuo peccato — quando ammetti gli sbagli e chiedi perdono — testimoni della verità del vangelo che proclami.
Purtroppo è vero anche il contrario. Se siamo scortesi con chi ci sta intorno, se ignoriamo i bisogni altrui e parliamo con asprezza ai membri della nostra famiglia, se la domenica siamo di più allo stadio che in chiesa, se ignoriamo il nostro peccato e non ci ravvediamo, comunichiamo ai nostri vicini che Dio non è importante e che il suo Spirito è impotente. Come spiega Al Mohler: “Non dovremmo aspettarci che il vangelo possa essere credibile se non ci comportiamo come persone del vangelo”.
4. Essere membri attivi di una chiesa
Essere impegnato nella chiesa locale costituisce altresì una delle tue risorse essenziali come evangelista. Nella chiesa, tu stesso sei discepolato. Ti riunisci insieme al popolo di Dio per ricevere la sua Parola, adorarlo, usare i tuoi doni per la sua gloria e servire i suoi santi. Due delle abilità di cui hai più bisogno—esporre rettamente la Parola di Dio e parlarne con facilità agli altri—sono modellate, incoraggiate e praticate nella chiesa.
Oltretutto, invitare qualcuno in chiesa significa invitarlo ad ascoltare il vangelo proclamato con potenza e a vedere il vangelo vissuto nelle vite di un gruppo eterogeneo di persone. Mentre ubbidiamo ai comandamenti di Dio nel contesto della chiesa, testimoniamo della potenza dello Spirito di trasformare persone di ogni genere in una comunità santa, e invitiamo i nostri vicini a unirsi a noi.
Tutta la vita della fede ci prepara e ci spinge all’evangelizzazione. Queste cose non sono particolarmente appariscenti, e certamente non sono nuove, eppure sono la provvista spirituale che Dio ci fornisce per equipaggiare gli evangelisti in vista del loro compito spirituale.
Megan Hillè la moglie di un pastore e vive nel Massachusetts. Scrive per The Gospel Coalition ed è l’autrice di Contentment: Seeing God’s Goodness(P&R, 2018) e Praying Together: The Priority and Privilege of Prayer: In Our Homes, Communities, and Churches (Crossway/TGC, 2016). Fa parte della chiesa West Springfield Covenant Community Church. Puoi seguirla su Twitter.
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