Mettiti dei vestiti addosso
Nota editoriale:
Questo articolo è un adattamento tratto dal libro Even Better than Eden: Nine Ways the Bible’s Story Changes Everything about Your Story (Crossway, 2018), pubblicato qui per gentile concessione di Crossway.
A nessuno piace essere vestito male o in modo impresentabile. E’ per questo motivo che quando siamo invitati a una cerimonia telefoniamo ai nostri amici per chiedere cosa indosseranno, ed è anche per questo che ci sentiamo in imbarazzo quando siamo troppo o troppo poco vestiti.
All’inizio della storia della Bibbia, non c’è traccia di imbarazzo nel giardino di Eden per il fatto di essere svestiti. Leggiamo Genesi 2:25: “L’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna”. Del resto, erano stati creati a immagine di Dio, che il salmista descrive “vestito di splendore e maestà. [Egli] si avvolge di luce come d’una veste” (Salmo 104:1-2). Evidentemente, Adamo ed Eva erano vestiti con una certa misura dello splendore della giustizia, della bellezza e della gloria di Dio, il che spiega come mai non ci fosse alcun motivo per provare vergogna.
Questo non significa però che in seguito non ci sarebbe stato il bisogno di essere vestiti. I lettori di Mosè dell’antico Medio Oriente avrebbero considerato la nudità come una condizione non desiderabile per gli esseri umani, specialmente per dei rappresentanti regali. Adamo ed Eva erano i rappresentanti del gran Re, e nella Bibbia i rappresentanti regali indossano sempre abiti confacenti al loro ruolo. Pensiamo alla lunga veste multicolore di Giuseppe che indicava che egli sarebbe diventato il capo della famiglia, a Gionatan che donò a Davide le sue vesti regali a indicare che sarebbe stato il prossimo re, e a Daniele che fu vestito di porpora da Baldassar quando fu proclamato terzo nel governo del regno.
Affermando che Adamo ed Eva erano nudi, è come se Mosè intendesse suscitare alcuni interrogativi nelle menti dei suoi lettori—non tanto se Adamo ed Eva sarebbero stati vestiti, ma come e quando sarebbero stati vestiti.
La possibilità di essere vestiti
In Genesi 1 e 2 leggiamo l’inizio di una storia che verrà interrotta e cambierà direzione quando è praticamente appena iniziata. Dio voleva che il suo reame santo non fosse solo buono, ma anche glorioso. Allo stesso modo, Dio voleva che il suo popolo fosse trasformato a una somiglianza più piena di Dio, e che fosse rivestito di una più grande misura della bellezza e della gloria di Dio. Se Adamo ed Eva avessero ubbidito al comandamento di Dio riguardo all’albero proibito, sarebbero stati trasformati di gloria in gloria, da una condizione di giustizia non messa alla prova a quella di giustizia sottoposta a prova e confermata. Sarebbero stati vestiti perfettamente e per sempre di una santità immacolata, di una bellezza che non sarebbe mai sfiorita, e di una gloria che non sarebbe mai svanita.
Ma, com’è evidente, le cose non andarono così. Essi furono privati della gloria che Dio aveva destinato loro. Poi sentirono il rumore dei passi nel giardino. Compresero che la condizione peggiore per un peccatore è di essere trovato nudo davanti a Dio, così si affrettarono a farsi dei vestiti unendo insieme delle foglie di fico. Erano destinati a essere vestiti da Dio delle vesti regali della sua giustizia e della sua gloria, ma il massimo che poterono fare era vestirsi di foglie di fico.
Ma le foglie di fico non funzionarono. Adamo ed Eva non volevano far apparire la loro vergogna, ma era evidente che il loro finto rimedio contro la vergogna era imbarazzante, inadeguato e che non poteva funzionare.
Che cosa fece Dio allora? “Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì” (Genesi 3:21). Nel vestirli con la pelle di un animale innocente, Dio indicava che un giorno per il suo popolo sarebbe stato possibile tornare a essere vestiti dello splendore regale a cui aveva destinato Adamo ed Eva. Un giorno egli avrebbe affrontato il peccato dell’uomo una volta e per sempre, mediante il manto provveduto dalla morte espiatrice di un Agnello prezioso e perfetto.
La speranza di essere un giorno vestiti—illustrata nelle tuniche di pelle fatte per Adamo ed Eva, e più avanti nei paramenti del sommo sacerdote e in quelli promessi dai profeti—cominciò a diventare una realtà quando Gesù si sottomise non solo a nascere nudo come un bambino, ma a essere denudato nella sua crocifissione. Gesù sperimentò l’umiliazione della nudità affinché tu ed io potessimo sperimentare la gloria di essere vestiti.
Il processo dell’essere vestiti
Questo però non è riservato esclusivamente al futuro. Se ora sei in Cristo, sei stato reso santo, stai diventando stupendo, ti stai rivestendo della giustizia di Cristo. Nel presentarci nudi e scoperti davanti alla Parola vivente ed efficace di Dio, permettiamo ad essa di agire nel profondo del nostro essere. Lo Spirito compie la sua opera di trasformazione per avvolgerci sempre di più con le vesti della giustizia di Cristo—non solo in un senso giuridico, ma anche pratico.
Lo Spirito ci permette di abbandonare la nostra ribellione nel voler ostentare la vergogna del nostro peccato e la nostra volontà egoistica di vestirci della nostra gloria, giustizia e bellezza. Vogliamo invece rivestire “l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4:23). Che guardaroba! A chi serve più IKEA? Quando ci concentriamo sull’essere vestiti in questo modo, siamo meno preoccupati del nostro abbigliamento esteriore. Se sappiamo che colui che veste i gigli della campagna è lo stesso che veste noi, possiamo solo iniziare a immaginare quanto meravigliosi stiamo diventando.
Poiché lo Spirito è all’opera in noi per cambiare il modo in cui pensiamo alla nudità e al vestire, scegliamo la modestia anziché esibire i nostri corpi. Invece di vestirci alla moda per attirare gli sguardi degli altri su di noi, vogliamo che il nostro carattere attiri gli sguardi delle persone su Cristo. Vogliamo che gli altri osservino le nostre vive e ci chiedano dove abbiamo trovato questo vestito perché anche loro vogliono diventare belli come noi.
In attesa di essere ulteriormente vestiti
In 1 Corinzi 15, Paolo descrive il giorno in cui otterremo tutto guardaroba che abbiamo tanto desiderato: “La tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta l’incorruttibilità e che questo mortale rivesta l’immortalità” (vv. 52–53). Questo sarà il nostro vestito finale: l’immortalità.
Il nostro futuro non è un ritorno alla nudità di Eden. Al contrario, Cristo ha permesso a tutti coloro che sono uniti a lui di essere rivestiti di immortalità.
Quando ero incinta di mia figlia Hope, un’amica organizzò una festa per la nascitura. Tra le tante cose carine che mi sono state regalate c’era un completino taglia nove mesi, acquistato in uno dei migliori negozi di vestiti per bambini di Nashville. Quando qualche settimana dopo nacque Hope, scoprimmo che la sua vita sarebbe stata molto breve. Il genetista ci disse che non sarebbe vissuta per più di sei mesi.
Pochi mesi dopo che fu nata, dovevamo prepararci per un’occasione speciale, e volevo vestire Hope con qualcosa di veramente bello. Così decisi di riportare al negozio quel completino da nove mesi e chiesi se potevo cambiarlo con qualcos’altro. La gentile signora che lavorava nel negozio disse: “E’ sicura di non volerlo tenere per quando andrà bene a sua figlia il prossimo inverno?” Dovetti dirle che Hope non sarebbe vissuta fino al prossimo invero (una delle tante conversazioni difficili che ho dovuto affrontare durante la breve vita di Hope). Uscii dal negozio con delizioso abitino fumé lungo, che le misi il giorno dopo. Poi qualche mese dopo, quando Hope morì e dovetti consegnare il suo corpo, il necroforo mi chiese se volessi che Hope fosse seppellita con un particolare vestito, e gli diedi l’abitino fumé.
Hope era vestita splendidamente da morta. Ma, oh, quanto più meravigliosamente sarà vestita alla risurrezione! Lei e tutti coloro che sono in Cristo saranno vestiti di pura santità, straordinaria bellezza, e gloria radiosa. In questo momento, solo Gesù è perfettamente vestito della gloria della risurrezione. Ma egli è solo il primo.
Il nostro futuro non è un ritorno alla nudità di Eden. Al contrario, Cristo ha permesso a tutti coloro che sono uniti a lui di essere rivestiti di immortalità. Saremo santi in tutto e per tutto, talmente gloriosi che avremo bisogno di nuovi occhi per poterci contemplare gli uni gli altri. Saremo davvero belli, stupendi come Gesù.
Nancy Guthrie insegna la Bibbia nella sua chiesa, la Cornerstone Presbyterian Church a Franklin (Tennessee), in conferenze nazionali e internazionali e attraverso i libri e i DVD della serie Seeing Jesus in the Old Testament. Offre amicizia e discernimento biblico a chi è in lutto con i Respite Retreats che lei e il marito David organizzano per le coppie che hanno perso un figlio, con la serie di video GriefShare e libri come Holding on to Hope e La voce di Dio nella sofferenza (BE Edizioni/Impatto Print, 2018).