Le mamme della generazione Y: Tre trappole per giovani madri

Secondo un noto istituto di sondaggi statunitense, più di sedici milioni di donne appartenenti alla generazione Y sono mamme, e oltre un milione di donne nate in quel periodo diventano mamme ogni anno.

Essendo nata nel 1981, sono una delle mamme della generazione Y (secondo la definizione comune) più vecchie in circolazione, e posso riconoscermi in molti aspetti della vita di una mamma della generazione Y.

La maggior parte di quello che è vero di ogni generazione di tutte le epoche è vero della generazione Y. In fondo, siamo soltanto persone. Tuttavia, proprio come per ogni altra generazione, abbiamo alcune particolari tendenze, sfide, punti forti e debolezze che sono il risultato del tempo, del luogo e della società in cui siamo nate. Queste sono tre caratteristiche negative che ho osservato nelle mamme della generazione Y, insieme ai modi in cui ho cercato di conformare il mio essere mamma alla parola di Dio.

1. Ci lasciamo dominare dai nostri sentimenti troppo spesso.

Le mamme della generazione Y possono essere facilmente considerate le mamme più sensibili mai vissute sino ad ora. Essere in grado di capire i nostri sentimenti offre splendidi benefici. Ci aiuta a essere consapevoli di noi stesse, ci rende pronte a capire i sentimenti degli altri, e ci aiuta a creare legami con persone diverse da noi, perché siamo in grado di metterci emotivamente nei loro panni.

Tuttavia i potenziali svantaggi sono molti. Se viviamo principalmente o unicamente di emozioni, tendiamo a non considerare credibile chi è guidato dal ragionamento o dalla logica. Se qualcuno non rispetta i nostri sentimenti perché non è d’accordo con noi, potremmo non permettergli di avere voce in capitolo nella nostra vita. Peggio ancora, tendiamo a non ricorrere prontamente al ragionamento e alla logica come dovremmo. Questo non è solo un cattivo esempio per i nostri figli, ma ci impedisce di crescere come genitori e di avanzare nella santità.

I nostri figli hanno bisogno di qualcosa di più di una mamma che prova empatia e che capisce come si sentono. A loro non basta avere una mamma che si mette al loro livello per trasmettere solidarietà e fiducia (cosa in cui tendiamo a cavarcela bene). I nostri figli devono sapere che la loro mamma conosce tutta la storia della parola di Dio, e per questo è in grado di vedere attraverso di loro, oltre a loro, più di loro, e che risponde a una persona diversa da loro.

I nostri figli hanno bisogno di mamme le cui menti governano i loro sentimenti, non il contrario. Le mamme dovrebbero essere un rifugio per i loro figli. La nostra empatia è un dono che ci aiuta a essere quel rifugio, ma l’empatia che non è ancorata alla solida verità della parola di Dio trasmette tutt’altro che sicurezza. E’ pericolosa per noi stesse e per i nostri figli.

Incoraggia i tuoi figli ad avere sentimenti profondi, ma non a spese della capacità di ragionare a fondo (semmai come una conseguenza). Incoraggiali ad avere sentimenti forti, ma tenendo in mano le redini della verità, pronti a fare un passo indietro quando un’emozione vuole prendere il sopravvento. Incoraggiali ad avere passione, ma solo per le cose per cui è opportuno appassionarsi e con una fiducia imperturbabile nel Dio che è al di sopra di ogni sentimento.

2. Proviamo costantemente sia sensi di colpa sia fiducia in noi stesse.

Colpa e fiducia sono gli strani alleati della mamma della generazione Y. Secondo l’istituto di sondaggi citato all’inizio, il 57 per cento delle mamme della generazione Y afferma di svolgere “un ottimo lavoro” come genitore, paragonato al 48 per cento di mamme appartenenti alla generazione X (nate tra il 1965 e il 1979) e al 41 per cento di donne nate nel dopoguerra (tra il 1946 e il 1965).

Eppure basta dare solo un rapido sguardo a qualunque piattaforma di social-media per capire che le mamme della generazione Y sono piene di senso di colpa. La colpa e le mamme della generazione Y sono come il burro di arachidi e la marmellata: sembrano andar bene insieme. Sai che questo è vero perché se sei una mamma della generazione Y che ha appena letto “burro di arachidi e marmellata”, probabilmente ti sei appena sentita in colpa per aver dato questo da mangiare a tuo figlio questa settimana.

Le mamme della generazione Y si domandano continuamente se stanno facendo la cosa giusta. E’ come se avessimo perso la nostra bussola e non riuscissimo a trovare il nord, così andiamo sui social media o su Google e cerchiamo di scoprire se altre persone stanno dando da mangiare panini con il burro d’arachidi e la marmellata tre volte a settimana e se c’è qualche studio che indichi quali danni può causare.

In un mondo in cui ogni tipo d’informazione è a portata di mano, sembra che tutto sia stato elevato allo status di “cosa importante”. Dal bucato al cibo alle creme solari a come arredare la casa in modo semplice, niente rappresenta più un grande problema per le mamme della generazione Y. Siccome siamo anche donne limitate che non possono stare dietro a tutti i loro pallini allo stesso tempo, ci ritroviamo sfinite, esaurite, e molto spesso in colpa.

Eppure, poiché scopriamo l’acqua calda in ogni aspetto possibile della vita, cercando (o piuttosto googlando) ogni argomento da sole e arrivando alle nostre conclusioni, tendiamo a essere molto sicure di noi stesse — perfino altezzose — sulle conclusioni a cui siamo giunte e sul lavoro che stiamo facendo, che si tratti di vaccini o aspirapolveri.

Il rimedio per la nostra colpevole autostima è che in Cristo abbiamo un’assoluzione continua, infinita per essa. Gesù ha soddisfatto per noi tutto ciò che la legge richiedeva e infine è morto al posto nostro. Inoltre, facciamo parte del corpo di Cristo, con padri e madri spirituali che possono guidarci e aiutarci a pensare in modo cristiano su ogni aspetto delle nostre vite. Mamma della generazione Y, ricorda: il nostro senso di colpa e la nostra altezzosità sono stati inchiodati alla croce. Siamo libere di vivere secondo le vie di Gesù.

3. Siamo connesse ma insoddisfatte.

Secondo uno studio denominato Digital Women Influencers, le mamme della generazione Y trascorrono quattro ore in più ogni settimana sui social media rispetto a tutte le altre mamme. Possiedono anche 3,4 account di social media in confronto ai 2,6 account delle altre mamme. Siamo connesse ma insoddisfatte. Ci creiamo un’immagine di qualcosa che non abbiamo e desideriamo avere proprio quella cosa che abbiamo proiettato nella nostra mente. Ogni “mi piace” su Facebook e ogni cuore su Instagram soddisfa una voglia dell’anima che viene gratificata per un momento, solo per far crescere la smania di approvazione col passare dei giorni.

Il nostro motto potrebbe giustamente essere “L’erba di chi usa il filtro Clarendon è sempre più verde”. Rendiamo la nostra erba il più verde possibile ricorrendo ai filtri perfetti di Instagram. Questo è il nostro modo per placare il sospetto che le nostre vite non siano all’altezza di quelle degli altri. I segni del successo della nostra generazione non sono l’auto o la barca nuova o la casa al mare, ma la nuova esperienza e la nuova destinazione (da documentare in ogni dettaglio). E così desideriamo e bramiamo il prossimo grande avvenimento.

Il prossimo grande avvenimento molto spesso è qualunque cosa riusciamo a inventarci per condividerla nei feed dei nostri social-media. Non c’è più nulla di sacro, nulla di privato. Può essere che il nostro condividere non sia tanto il traboccare della pienezza della vita, ma una ricerca affannosa di attirare l’interesse della gente che ci vede? Far sì che gli altri solidarizzino con noi o ci idolatrino con una foto online, uno status, o una battuta sembra soddisfarci.

Ma non è così. Tutta la soddisfazione dell’approvazione online in realtà è solo un gonfiarsi. Diamo agli altri l’impressione di avere una vita piena, ma dietro alla pienezza in realtà si nasconde il vuoto, e questo ci impedisce di cibarci di ciò che può davvero nutrirci: la parola di Dio, Gesù Cristo, e il suo corpo, la chiesa locale, che egli ha acquistato col suo sangue.

Dobbiamo ravvederci dal peccato di cercare di essere virtuosi all’infuori di Cristo. Dobbiamo ravvederci dalla finzione e dall’eccesso di condivisione online. Il nostro desiderio e la nostra brama per qualcosa di più nella vita hanno una direzione; non sono privi di uno scopo. Ci indicano qualcuno. Gesù Cristo è la persona di cui abbiamo bisogno. Egli è il luogo, la destinazione finale e migliore, colui che stende un balsamo duraturo sulla brama del nostro cuore per qualcosa di migliore.

La mamma della generazione Y può allora dire con un uomo vissuto in una generazione molto lontana (Agostino, 354–430) ma non tanto diversa dalla sua: “Tu ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te”.


Abigail Dodds (@abigaildodds) è una moglie, una mamma di cinque figli e una laureanda al Bethlehem College & Seminary. E’ l’autrice di (A)Typical Woman: Free, Whole, and Called in Christ (2019).

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