Un amore più forte dei nostri giorni peggiori

“I tuoi giorni peggiori non sono mai così bui da restare escluso dalla grazia di Dio. E i tuoi giorni migliori non sono mai così buoni da non avere bisogno della grazia di Dio”.

Non dimenticherò mai il grande sì! che dissi dentro di me, quasi un quarto di secolo fa, la prima volta che lessi questa citazione di Jerry Bridges. Era il 1994, l’anno in cui fu pubblicato il suo libro The Discipline of Grace (La disciplina della grazia). Quelle parole descrivevano la gloriosa libertà che stavo godendo da molti anni, dopo aver vissuto troppo a lungo con una “spiritualità da cuccia”, in cui potevo addormentarmi nell’amore di Dio quando ero bravo ma ero spedito nella cuccia quando fallivo.

Giornate sì, giornate no

Per anni ho avuto quella che Jerry Bridges definì la mentalità “giornata sì, giornata no”. Una “giornata sì” poteva essere misurata dalla mia integrità e dai miei buoni risultati — nelle devozioni personali, nel prendere le scelte giuste, nel resistere alla tentazione, e via dicendo. Il mio presupposto era che essere fedele in queste cose avrebbe reso piacevole la mia giornata — l’avrebbe resa una giornata “benedetta” da Dio. Ancora peggio, ritenevo che Dio mi amasse di più in queste “giornate sì”.

Una “giornata no” era l’opposto. Se non dedicavo tempo alle discipline spirituali, se assecondavo un atteggiamento sbagliato, o se facevo scelte egoistiche, il sorriso di Dio scompariva. Egli avrebbe ordinato delle circostanze difficili nella mia vita per comunicarmi il suo disappunto, insegnarmi la lezione, o punire la mia mancanza di giudizio o disciplina. Dovevo restare nella non proprio incantevole cuccia fino a quando capivo che la mia mancanza di obbedienza e la mia stoltezza avevano fatto andare male le cose nella mia giornata, settimana, o mese.

Hai mai cercato di portare sulle tue spalle il peso di assumerti la responsabilità dell’amore del Padre e della sua assoluta accettazione? Temo che molti di noi l’abbiano fatto e che lo stiano ancora facendo.

Addio, cuccia

Jerry Bridges scrisse The Discipline of Grace per denunciare e sradicare questo modo di pensare e vivere come cristiani privo di grazia e poco evangelico. Per venticinque anni, il suo libro ha aiutato molti credenti a capire l’infinita grandezza del vangelo della grazia di Dio. Sono grato per le persone che mi hanno insegnato le stesse cose.

Tutte le nostre “giornate sì”, argomenta Jerry, anche le nostre giornate migliori, hanno sempre bisogno della grazia di Dio, perché lo standard con cui Dio giudica è la sua gloria — uno standard che nessuno di noi raggiunge. Persino il frutto ripieno dello Spirito della nostra fede in Cristo è sempre contaminato da motivazioni contrastanti e tristemente incompleto se paragonato alla sua giustizia.

Quanto alle nostre “giornate no”, anche le nostre giornate peggiori in Cristo non ci allontanano dal favore di Dio, non fanno sì che egli ci ami di meno, né diminuiscono il sommo diletto del Padre in noi. Le nostre giornate peggiori non ci mettono nella cuccia della vergogna e della punizione, ma nella casa di grazia e redenzione del Padre mediante la fede. Dio ci ama anche quando ci disciplina, benché faccia male (Ebrei 12:11).

E’ soltanto quando capiamo quanto è davvero grave la nostra condizione che iniziamo ad amare il vangelo e sperimentare la gioia della nostra salvezza. La legge di Dio richiede una giustizia perfetta che soltanto l’obbedienza di Gesù poteva soddisfare (Romani 8:3-4). Per questo è fondamentale capire che, prima di essere il nostro modello da seguire, Gesù è il nostro sostituto in cui confidare.

Prima di morire sulla croce per farsi carico del giudizio che meritiamo, Gesù ha provveduto l’obbedienza che noi dovevamo. Gesù non è venuto per essere la nostra seconda opportunità, ma per essere il secondo Adamo (1 Corinzi 15:45), e fare per noi quello che noi non avremmo mai potuto fare per noi stessi. Soltanto in questo senso possiamo dire di essere giustificati per opere, cioè per l’opera compiuta da Gesù per noi.

Quattro meraviglie della grazia di Dio

Leggendo la citazione di Jerry Bridges un quarto di secolo dopo, queste sono alcune delle grandi verità del vangelo che io celebro con più passione che mai.

1. Dio non ci ama e non ci accetta nella misura in cui siamo simili a Cristo, ma nella misura in cui siamo in Cristo (Romani 8:1), che è il 100%. Il suo amore infinito per noi in Gesù è un amore incrollabile (2 Tessalonicesi 3:5).

2. La grazia è più Qualcuno che qualcosa. E’ la grazia del Signore Gesù Cristo (2 Corinzi 8:9). Avere bisogno della grazia di Dio e trovarsi in essa significa stare nella mano di Gesù da cui nessuno ci può rapire (Giovanni 10:28). Ancora di più, Gesù è stato fatto per noi sapienza da Dio — ossia, è la nostra “giustizia, santificazione e redenzione” (1 Corinzi 1:30). Essere cristiani significa prima di tutto essere sbalorditi da chi è Gesù e da quello che ha fatto per noi, non da quello che dobbiamo fare per lui.

3. La grazia di Dio mette fine ad ogni nostro vanto e merito (Efesini 2:8) ma non ad ogni nostro sforzo (Filippesi 2:12-13). Il vangelo ci rende liberi per offrire al Padre nostro l’obbedienza della fede e dell’amore, e non l’obbedienza che viene dalla colpa e dall’orgoglio. Rispetto alla nostra santificazione, iniziamo a pregare: “Padre, mostrami che mi ami come ami Gesù. Rendimi libero per diventare più simile a lui”.

4. Capire (e vivere) il vangelo della grazia di Dio in modo corretto ci renderà liberi dai pericoli del legalismo e dalla trappola della performance, e dalla terribile pretesa dell’antinomismo o “grazia a buon mercato”. La grazia di Dio è la più grande potenza trasformatrice sulla faccia della terra (2 Corinzi 3:18).

La grazia di Dio è più forte dei nostri peccati peggiori, e il suo sangue è migliore delle nostre giornate peggiori. Questo non ci impedisce di ricercare la santità, anzi, ce la fa cercare ancora di più. Noi odiamo il peccato per il quale egli è morto, e desideriamo vedere la sua bellezza, la sua giustizia e la sua gloria riflesse sempre di più nelle nostre vite. Non ci compiaciamo nel fallimento né lo esaltiamo, ma ci rallegriamo in un amore che è più forte delle nostre giornate no.


Scotty Smith (@ScottyWardSmith) è il pastore fondatore della Christ Community Church di Franklin, Tennessee.

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