Stabili mentre le stagioni cambiano

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Tra pandemia, rivolte, incertezza economica e politica e ogni genere di sconvolgimento culturale, questo autunno è stato, e continuerà ad essere, uno dei periodi più brutti e snervanti nella memoria recente. 

Ma è comunque autunno, e possiamo consolarci con questo.

Autunno, inverno, primavera, estate. Il ciclo annuale delle stagioni è rassicurante nella sua prevedibilità in un momento in cui quasi tutto è imprevedibile. Ho 38 anni e non ricordo gli avvenimenti accaduti nel mondo nel mese di ottobre; non ricordo i titoli più inquietanti dei giornali di ogni anno (ad eccezione forse per l’autunno 2001). Ricordo però le sensazioni del mese di ottobre che si sono ripetute nel corso degli anni. Ricordo i luoghi, i suoni e gli odori che segnalavano l’arrivo dell’autunno: i falò del ritorno a scuola, le luci del venerdì sera, i balli studenteschi, le playlist autunnali tradizionali, le camicie e i berretti a quadri, le visite alla fabbrica del sidro di mele, i giri sul carro da fieno, le foglie che cadono, le temperature che calano, la prima brina, e naturalmente la zucca che insaporiva ogni cosa.

In un mondo instabile, le stagioni danno stabilità. La creazione di Dio è nella sua stabilità una sublime risorsa che ci aiuta a conservare la salute mentale in un mondo folle, se soltanto riuscissimo a spegnere i nostri dispositivi abbastanza a lungo da avvalerci dei suoi doni.

Una prospettiva più grande

All’inizio di marzo, quando il COVID-19 iniziò a diffondersi e il mondo a chiudere, provai una forte ansia come non mi era mai successo prima. Era come se il mondo stesse finendo; la paura della “fine dei tempi” che aveva ossessionato la mia gioventù evangelica riemerse prepotentemente. Mia moglie dovette più volte aiutarmi a respirare. 

La Scrittura è stata fonte di grande consolazione per me in quei giorni, come lo fu l’arrivo della primavera. Cercai di passare più tempo che potevo all’aperto, facendo attenzione ai riti della primavera che continuavano nonostante il caos in cui si trovava il mondo: piantare una nuova siepe di rose e osservarla crescere, assaggiare i mirtilli raccolti dal nostro giardino, annusare il gelsomino appena sbocciato, ascoltare il canto degli uccelli che sembrava ancora più gioioso del solito. Tutto questo mi ricordava il mondo più vasto che Dio ha creato, i meccanismi e i cicli intricati che egli ha stabilito per glorificare se stesso, ogni giorno e ogni stagione, qualunque siano gli avvenimenti apocalittici a dominare le prime pagine dei giornali.                                                                                                                                           Anche se la volatilità del mercato azionario mi faceva venire il mal d’auto e le diverse previsioni sul COVID mi provocavano tensione al petto, l’aria di primavera rinfrescata dalla pioggia riempiva i miei polmoni di ossigeno vivificante, ricordandomi l’incrollabile sovranità di Cristo sulla creazione: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui” (Colossesi 1:16-17). Assaporai la verità che egli è sovrano sui passeri e sui salmoni, sul clima e sugli incendi, sui vulcani e sui virus. “Io formo la luce, creo le tenebre”, dice Dio. “Do il benessere, creo l’avversità; io, il SIGNORE, sono colui che fa tutte queste cose” (Isaia 45:7).

Libera da parzialità

I cicli stagionali della creazione danno inoltre una prospettiva libera da parzialità in un momento in cui tutto sembra contaminato da interessi di parte. L’unico compito del freddo vento autunnale è quello di portare via le foglie gialle morte dagli alberi. A lui non interessa chi vincerà le elezioni. Mentre il mondo si divide su mascherine, razzismo e quant’altro, l’orto delle zucche fa quello che ha sempre fatto ogni autunno per generazioni: crescere zucche.

La natura è quella che è, non quella che noi vogliamo che sia. Questo è uno dei motivi per cui la natura è una fonte essenziale di verità in un mondo post-verità, di notizie false. Il clima non tollera “verità alternative”. O piove o non piove. È un dono vivere in un mondo in cui alcune cose, molte cose, in effetti, svolgono la loro attività oggettivamente e gioiosamente, non importa quello che i politici dicono dal palco. Prima e dopo l’impero Romano, il fragore delle cascate dell’Iguazù risuonava nelle giungle del Brasile. Mentre nel 1815 la battaglia di Waterloo infuriava in Europa, i primi anemoni sbocciavano nelle Alpi. Certe date storiche possono sembrare epocali, ma per i fenicotteri delle Galapagos o per le piante di Jacaranda in Argentina, sono solo un giorno come un altro; un’ulteriore opportunità di glorificare il Creatore facendo quello per cui sono stati creati.

Meraviglie prevedibili

In un mondo indotto a desiderare spettacoli mediati e continue “notizie dell’ultima ora”, la continuità a regola d’arte della creazione può sembrare banale. Quando ci sono violenze da condannare su Twitter e notizie terrificanti su cui esprimere le proprie impressioni a caldo, chi ha il tempo di notare che il sole sta sorgendo di nuovo, la rugiada del mattino bagna l’erba come ieri e le ombre esili degli alberi che perdono le foglie si allungano nella fioca luce autunnale?

Tuttavia, ignorare queste “normali” e prevedibili meraviglie è una mancata opportunità di adorare Dio e godere il conforto e il genio della sua creazione. Più che rincorrere le sempre mutevoli notizie abbiamo bisogno di essere radicati negli immutabili attributi di Dio, che la natura annuncia fieramente a gran voce a chiunque ha orecchie per ascoltare (Salmo 19).               Le stagioni della natura ci ricordano questo: sbagliamo a pensare che sia un segno di maturità entusiasmarsi per una novità imprevedibile più che per una routine prevedibile. G. K. Chesterton si è espresso in questi famosi termini, paragonando i bambini agli adulti:

I bambini hanno una vitalità esuberante e sono pieni d'istintività e di entusiasmo: per questo motivo vogliono sempre ripetere e non cambiare ciò che fanno. Dicono ogni volta: "Fallo ancora", e l'adulto lo ripete fino allo sfinimento. Perché i grandi non sono abbastanza forti per godere della monotonia, ma forse Dio lo è. Può darsi che ogni mattina Dio dica: "Fallo ancora" al sole e ogni sera dica: "Fallo ancora" alla luna. Forse non è un'automatica necessità a rendere le margherite tutte uguali, forse Dio crea ogni margherita separatamente, ma non si stanca mai di farlo. Probabilmente possiede in eterno lo stesso entusiasmo dell'infanzia; noi siamo invecchiati perché abbiamo peccato e nostro Padre è più giovane di noi. La ripetizione in natura potrebbe non essere una semplice ricorrenza; potrebbe essere come un bis a teatro.

In questa difficile stagione di un dramma tormentato dal peccato, che possiamo trovare riposo nel calore di un sole che è ancora stabile nei cieli. Che possiamo fare sonni tranquilli nella pace di un pianeta che continua a girare, per il piacere e il disegno benevolo di un Dio che non è mai annoiato e che tiene sempre gli occhi aperti.


Brett McCracken è un redattore capo di The Gospel Coalition e autore di The Wisdom Pyramid: Feeding Your Soul in a Post-Truth World, Uncomfortable: The Awkward and Essential Challenge of Christian Community, Gray Matters: Navigating the Space Between Legalism and Liberty, e Hipster Christianity: When Church and Cool Collide. Brett e sua moglie Kira vivono a Santa Ana (California) con i loro due figli. Sono membri della Southlands Church, di cui Brett è uno degli anziani. Puoi seguirlo su Twitter.

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