Sette motivi perché i Pastori hanno (ancora) bisogno della Riforma
Vent’anni fa, la teologia Riformata si abbatté sulla mia vita scatenando un terremoto di magnitudo otto.
Ero entrato nel ministero solo da pochi mesi e avevo predicato in un paio di occasioni quando Dio mise nel mio cammino alcuni uomini che con disponibilità e pazienza mi guidarono verso la sana dottrina. Mi fecero conoscere Agostino e le sue Confessioni, Lutero e il suo Commentario su Galati, Calvino e le sue Istituzioni, i cinque sola, l’acronimo TULIP, Bunyan e il suo Pellegrinaggio del Cristiano, Spurgeon e la sua fermezza nella controversia sul declino, Martin Lloyd-Jones e la sua serie di commentari su Romani.
Come molti altri in ambito Riformato, non ero alla ricerca di una teologia con una “grande visione di Dio”; fu essa a trovare me. Dopo quel “terremoto” teologico la mia mente, il mio cuore e il mio ministero non sono più stati gli stessi di prima.
Il mio ministero pastorale è stato notevolmente influenzato dalla Riforma, dalle sue figure chiave, dalla sua teologia e dagli uomini che hanno portato avanti la tradizione Riformata, come i Puritani e quelli che sono i miei padri, i Battisti Particolari. Non avrei sufficiente spazio e abuserei della pazienza del lettore se dovessi fare un elenco di tutti i modi in cui la Riforma mi ha formato, ma ce ne sono sette in particolare che possono aiutare ogni pastore.
1. Predicare regolarmente i cinque sola ti renderà sempre rilevante.
La Riforma fondamentalmente fu un’importante riscoperta perché fu la riscoperta del vangelo. Il vangelo—predicato in un’ottica di salvezza per sola grazia mediante la sola fede in Cristo solo, così come egli ci è offerto nella sola Scrittura, per la gloria di Dio solo—è rilevante per ogni epoca, e la Parola di Dio ha una potenza fuori dall’ordinario. Non devo modificarla, migliorarla o aggiornarla. La Scrittura si conferma da sola, e se è proclamata fedelmente ai perduti e ai salvati, compirà la sua opera mediante lo Spirito Santo.
La riscoperta del vangelo fu al centro della Riforma, e mantenere il vangelo al centro di ogni cosa sarà sempre un aspetto fondamentale di un ministero del vangelo fedele. Scrive bene Michael Reeves: “La Riforma non fu principalmente il movimento negativo di allontanarsi da Roma e dalla sua corruzione; fu il movimento positivo di avvicinarsi al vangelo”. Nella mia esegesi, nella mia esortazione, nella mia applicazione e nella mia vita personale e di leader a casa e nella chiesa, devo sempre muovermi verso il vangelo.
2. Non devi cercare una soluzione miracolosa per la trasformazione. Dio l’ha già data.
Il principio formale della Riforma, sola Scriptura, è ciò di cui peccatori senza speranza hanno bisogno. Ecco come Lutero riassunse il suo enorme contributo di inconsapevole fondatore del Protestantesimo: “Io non ho fatto nulla; la Parola ha fatto tutto”. Le Scritture ci forniscono una cornice autosufficiente per l’adorazione, il discepolato, l’evangelizzazione, la consulenza pastorale, la vita.
Dio ha un popolo. Egli è sovrano, quindi sicuramente salverà e santificherà i peccatori quando predichiamo la sua Parola. Certo, è necessario evangelizzare e andare in missione se vogliamo ubbidire alle Scritture. Certo, dobbiamo portare il vangelo ai nostri vicini di casa e alle nazioni con compassione e zelo, ma dobbiamo farlo con la fiducia che lo Spirito di Dio, che agisce mediante la Parola di Dio, è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede. Esortiamo le persone a ravvedersi e ad avere fede, ma la Parola fa tutto nel convertire un peccatore; noi non facciamo nulla.
3. Dio ti ha detto come interpretare la sua Parola e il modo in cui si aspetta di essere adorato.
Gesù chiarisce in Luca 24 che dobbiamo interpretare il Vecchio Testamento cercandone l’adempimento in lui. Per questo motivo gli autori del Nuovo Testamento ci mostrano come interpretare il Vecchio alla luce della persona e dell’opera di Gesù. Nelle sue Istituzioni, Calvino individuò il fondamento del metodo di interpretazione ed esegesi del testo sacro della tradizione Riformata:
Ne consegue inoltre che esso [il Vecchio Testamento] era fondato sulla misericordia gratuita di Dio e trovava la propria garanzia in Gesù Cristo. La predicazione evangelica non proclama altro: i poveri peccatori sono giustificati per la paterna clemenza di Dio, senza averlo meritato. E questa predicazione trova piena espressione in Gesù Cristo. Chi dunque oserà privare di Cristo gli Ebrei, con i quali è stata stipulata l’alleanza dell’Evangelo, il cui unico fondamento è Cristo? Chi oserà estraniarli dalla speranza di salvezza gratuita, dato che la dottrina di fede, che procura giustizia gratuita, è stata loro comunicata? . . . Se Dio, manifestando il suo Cristo, ha adempiuto la sua promessa antica, non si può non dire che il fine dell’antico patto non sia stato Cristo e la vita eterna.
Connaturata alla Parola di Dio, c’è anche una complementarietà tra legge e vangelo. La legge morale di Dio, riassunta nei Dieci Comandamenti, rivela il carattere santo di Dio, manifesta il peccato dell’uomo e il suo bisogno di un mediatore, e guida alla santificazione. La legge distrugge; il vangelo guarisce. La legge dice: “Corri”; il vangelo ci dà le gambe per correre. Entrambi sono necessari per comprendere correttamente tutti e due.
Oltre a un’ermeneutica ispirata, Dio ci ha dato un principio regolatore per adorarlo. Egli sa qual è il modo migliore in cui dobbiamo adorarlo. Il principio regolatore non è affatto una camicia di forza, ma una chiave che ci apre l’intera Bibbia.
4. La conoscenza di Dio e di se stessi conduce alla vera sapienza.
Le parole iniziali di Calvino nelle Istituzioni costituiscono una fedele sintesi dell’antropologia e della teologia biblica, e garantiscono un solido fondamento per la vita e il ministero. Solo quando mi considero un grande peccatore e vedo in Cristo un grande salvatore, il mio modo di pensare diventa corretto. Dio è santo, ed io non lo sono; ho bisogno quindi ogni momento della sua purezza, sapienza e potenza sia come seguace di Cristo sia come guida della sua chiesa.
Questa verità essenziale ha inciso profondamente sulla mia vita spirituale e sulla mia predicazione. Senza una vera conoscenza di Dio, non c’è vera conoscenza di se stessi.
5. Hai bisogno di mentori in carne ed ossa.
Essere il pastore di se stessi mi è sempre apparso un po’ stancante. Ogni pastore ha bisogno di un pastore. Timoteo ebbe Paolo, Agostino ebbe Ambrogio, Lutero ebbe Von Staupitz, Calvino ebbe Bucero, Beza ebbe Calvino, Whitefield e Wesley erano un pastore l’uno per l’altro, Sproul ebbe Gerstner.
Anch’io ho bisogno di almeno un mentore esperto e devoto, che sia capace di guidarmi, istruirmi, riprendermi e incoraggiarmi nelle cose di Dio, disposto a badare alla mia vita e alla mia dottrina (1 Timoteo 4:16).
6. Hai bisogno di mentori del passato.
Come spesso si dice, stiamo sulle spalle dei giganti. Non siamo stati i primi a incamminarci questa strada, e non saremo gli ultimi; abbiamo dunque bisogno delle intuizioni di guide spirituali del passato sature di Scrittura e innamorate di Dio, che ci aiutino a confermare e correggere la nostra interpretazione e applicazione della Scrittura. Benché la storia per noi non abbia un ruolo di magistero, dovrebbe però avere un ruolo ministeriale nelle nostre vite e nei nostri ministeri studiando le figure più rappresentative e le dottrine della nostra ricca eredità evangelica.
Non ho quindi solo bisogno di un mentore in carne ed ossa, ho anche bisogno di eroi del passato. Questi uomini e queste donne hanno un vantaggio che gli eroi ancora in vita non hanno: l’ultimo capitolo delle loro vite è stato scritto. Sappiamo come è andata a finire la loro vita. Pur essendo molto imperfetti come i nostri mentori in vita, né Twitter, né Facebook, né squallidi siti internet rovineranno improvvisamente i loro ministeri.
7. La Riforma continua fino al ritorno di Gesù.
La battaglia per la Bibbia non finì quando il Protestantesimo germogliò e sbocciò come conseguenza dell’opera avviata da Lutero. Non finì con la Convenzione dei Battisti del Sud quando finalmente posizioni chiave furono ricoperte da evangelici conservatori. Non finì quando i presbiteriani conservatori si divisero dai moderati. E non è finita oggi nelle chiese locali. Il nostro motto sarà sempre semper reformanda: riformata, e sempre riformata (secondo le Scritture).
I nostri cuori tendono ad allontanarsi dall’ortodossia; in ogni epoca dobbiamo perciò riaffermare e difendere la nostra integrità confessionale e la nostra sottomissione alla Parola di Dio. Non sono più giovane e dinamico come quando ho cominciato questo percorso nella grazia, ma continuo a riformarmi: nel mio cuore, nella mia famiglia, e nella mia congregazione.
Lodiamo il Signore perché si è compiaciuto di agire attraverso uomini imperfetti e ordinari come Lutero e Calvino per liberare di nuovo la potenza del suo straordinario vangelo. Ogni evangelico, indipendentemente dalla denominazione, ha un grande debito nei confronti dei riformatori e di coloro che ne hanno seguito coraggiosamente le orme.
Che Dio possa continuare a edificare la sua chiesa fino al ritorno di Cristo mediante il vangelo riscoperto nella Riforma che mette a morte il peccato e trasforma la vita, che non è altro che il vangelo del Signore Gesù.
Jeff Robinson (PhD, The Southern Baptist Theological Seminary) è redattore capo per The Gospel Coalition. Nato a Blairsville (Georgia, USA) è anche pastore della Christ Fellowship Church a Louisville (Kentucky) e lavora come ricercatore e insegnante presso l’Andrew Fuller Center for Baptist Studies e come professore aggiunto di storia della chiesa al Southern Seminary. Prima di essere chiamato al ministero, ha fatto per 20 anni il giornalista in Georgia, North Carolina e Kentucky, occupandosi di diverse materie, dalla politica alla Major League di Baseball, al calcio. Ha scritto con Michael Haykin il libro To the Ends of the Earth: Calvin’s Mission Vision and Legacy e ha curato con Collin Hansen la pubblicazione del libro 15 Things Seminary Couldn’t Teach Me (Crossway, 2018). Jeff e sua moglie Lisa hanno quattro figli. Puoi seguirlo su Twitter.
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