Sette modi in cui la teologia biblica trasforma lo studio della Bibbia
Anni fa, mentre conducevo uno studio biblico su Genesi nella mia chiesa, una delle donne che guidano i gruppi di discussione, un’anziana signora devota, si avvicinò e si sedette accanto a me. “Come mai questa cosa non mi è stata insegnata prima?” disse con le lacrime agli occhi. Si stava rendendo conto che, nonostante avesse studiato la Bibbia per molti anni, non aveva mai notato che la storia della Bibbia ha al centro la persona e l’opera di Cristo da Genesi a Apocalisse. Le sue lacrime erano per tutti gli anni che aveva perduto accostandosi alla Bibbia in modi poco rilevanti. La capivo bene.
Sono cresciuta frequentando la scuola domenicale, poi da adulta ho studiato la Bibbia al college, ho lavorato nell’editoria cristiana e per anni ho seguito studi biblici strutturati. Ma quando iniziai ad ascoltare predicazioni e insegnamenti saturi di teologia biblica, mi resi conto che avrei dovuto tornare all’asilo nella mia comprensione della Parola di Dio.
Negli anni successivi, la mia missione non è stata solo quella di comprendere io stessa la Bibbia in questo modo, ma anche quella di inserire la teologia biblica negli studi biblici, specialmente negli studi biblici per le donne della chiesa locale. Questi sono alcuni modi in cui la teologia biblica trasforma lo studio personale e di gruppo della Bibbia.
1. La teologia biblica rende lo studio della Bibbia Cristocentrico, non egocentrico.
Ci sono molti modi di accostarsi alla Bibbia in cui si passa troppo velocemente a chiedersi: “Come posso applicare questo brano alla mia vita?” senza considerare quale fosse il significato del messaggio per i suoi destinatari originari, e quale differenza fa la vita, la morte e la risurrezione di Gesù nel comprenderlo e applicarlo. Solo dopo aver fatto queste cose possiamo trarre l’applicazione per le nostre vite. Ed è la teologia biblica—conoscere e quindi saper individuare i temi principali della Bibbia che emergono in un brano—che ci aiuta a capire come un brano si collega alla vita, alla morte e alla risurrezione di Gesù.
2. La teologia biblica ci insegna la storia più grande della Bibbia, non una serie di storie scollegate tra loro.
Per la maggior parte della mia vita non ho saputo esporre la trama di base dell’Antico Testamento—la discendenza dei patriarchi, la schiavitù in Egitto, la redenzione dalla schiavitù, l’ingresso nella terra promessa, l’instaurazione del regno, la divisione del regno, l’esilio delle dieci tribù del nord, l’esilio delle due tribù del sud, e il ritorno nella terra promessa. Nella mia mente avevo solo un miscuglio disordinato di persone, battaglie e racconti senza un reale senso di come tutti questi pezzi si incastrano. Tutto crollava specialmente con il regno diviso, l’esilio e il ritorno dall’esilio.
Quando studiamo o presentiamo storie della Bibbia sganciate dalla storia più grande, le narrative storiche diventano piccole lezioni sul cercare di avere fede o vivere come il personaggio della storia.
Ma le cose cambiano notevolmente quando ci accostiamo alle storie della Bibbia—sia del Nuovo che dell’Antico Testamento—con la teologia biblica. Tutti i nostri frammenti scollegati di conoscenza biblica si uniscono ampliando la nostra comprensione di ciò che Dio sta facendo nel mondo tramite Cristo.
3. La teologia biblica ci aiuta a dare un senso a tutta la Bibbia, non solo a parti di essa.
Se non comprendiamo la cronologia degli eventi storici della Bibbia, tendiamo a concentrarci su quei punti salienti che appaiono “pratici” o pieni di imperativi, ignorando sezioni o porzioni che non sappiamo come affrontare. Credo che questo sia vero specialmente con i libri storici o con i profeti maggiori e minori. La teologia biblica ci apre l’intera Bibbia insegnandoci a vedere come ogni sua parte rivela qualcosa di importante su cosa Dio sta facendo mediante Cristo per instaurare il suo regno.
4. La teologia biblica ci conduce a quello che abbiamo più bisogno di sapere, non solo a quello che vogliamo sapere.
Molte persone si accostano alla Bibbia in cerca di istruzioni da seguire, intuizioni su domande e questioni importanti per loro. Tuttavia, la Bibbia risponde alle domande che non ci facciamo.
Mentre cresciamo nella nostra capacità di scoprire i temi che l’autore divino ha scritto nel suo libro, permettiamo alla Bibbia di definire l’agenda. Essendo stata scritta in generi diversi—narrativa storica, scritti sapienziali, profezia, discorso, poesia, apocalittico—la Bibbia richiede qualcosa da parte nostra per rivelarci la sua saggezza. Dobbiamo rallentare. Dobbiamo avere orecchi per udire.
5. La teologia biblica si concentra sulla consumazione, non soltanto sull’andare in cielo dopo la nostra morte.
Per buona parte della mia vita avrei detto che la vita cristiana riguardava la mia decisione per Cristo, il mio impegno a vivere per lui e l’andare in cielo alla mia morte. Tutto questo è vero, ma la sua importanza è molto ridotta rispetto alla realtà di ciò che ci accade quando siamo uniti a Cristo per fede. La storia della Bibbia è diretta verso la consumazione, verso la gloria, non solo verso un’esistenza spirituale da qualche parte lontano da questa terra. Questo ha moltissime implicazioni pratiche per i credenti, specialmente quando affrontano la loro morte o la morte di una persona cara. Ma come possiamo aspettarci che i credenti affrontino la vita (e la morte) motivati da questa storia se non la conoscono?
6. La teologia biblica ci chiama all’unione con Cristo, non soltanto a imitare Gesù.
Per gran parte della mia vita, per qualche ragione, non avevo capito che l’unione con Cristo è l’essenza di ciò che significa essere un cristiano. La teologia biblica ci mostra la bellezza, la necessità e la sufficienza di essere uniti a Cristo per fede—non come un appello evangelistico aggiuntivo, ma in modo organico qualunque sia il testo in cui ci troviamo. Cercare solo di seguire il suo esempio non basta. Abbiamo bisogno di qualcosa di molto più miracoloso.
7. La teologia biblica suscita amore per Cristo.
Spesso vogliamo che gli studi o gli insegnamenti di gruppo siano “pratici”. Tendiamo a volere delle informazioni su Dio semplici, gestibili, a misura di consumatore, da poter usare nel nostro cammino di fede.
Posso capire il desiderio di trovare qualcosa di pratico nella Bibbia, ma lascia che ti dica ciò che penso sia la cosa più pratica che può succedere mentre studiamo la Bibbia da soli o in gruppo: che essa ci faccia amare di più Cristo e desiderare di più il suo ritorno. Questo è il fondamento che dobbiamo avere per vivere una vita trasformata di fede e di obbedienza.
Mentre cresciamo nella nostra conoscenza della storia più grande della Bibbia, acquisiamo una maggiore capacità di individuare i temi biblici che emergono in ogni brano che stiamo esaminando, e miglioriamo la capacità di rintracciare quei temi della vita, morte e risurrezione di Gesù a ciò che accadrà quando egli ritornerà e stabilirà i nuovi cieli e la nuova terra, vediamo la bellezza, il valore, la sufficienza e la necessità di Gesù da ogni angolazione diversa. Tutto questo ci porta a amare Gesù e provare stupore per lui. Ed è questo ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno.
Nancy Guthrie insegna la Bibbia nella chiesa di cui fa parte, Cornerstone Presbyterian Church a Franklin, Tennessee, nonché in conferenze nazionali e internazionali, incluso il suo laboratorio di teologia biblica per donne. È autrice di numerosi libri, tra cui La voce di Dio nella sofferenza e Meglio dell’Eden pubblicati in italiano. Conduce il podcast Help Me Teach the Bible di The Gospel Coalition. Lei e suo marito organizzano ritiri per coppie che hanno perso un figlio e sono co-conduttori della serie di video GriefShare.
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