Sette costi del fare discepoli

Dietrich Bonhoeffer ha scritto pagine indimenticabili sul costo del discepolato, ma è stato pure il primo a sostenere che la vita cristiana è molto più che seguire Gesù solo come suo discepolo.  Per meglio dire, la chiamata di Cristo al discepolato (Luca 14:26–33) include la sua chiamata a fare discepoli (Matteo 28:19).

Tuttavia, viviamo in un’epoca in cui tutto nella vita sembra andare in direzione opposta al fare discepoli investendo la nostra vita in quella di un’altra persona. Siamo onesti: per fare discepoli non ci vuole una laurea. La visione è piuttosto semplice. Non abbiamo bisogno di più informazioni, ma di fare quello che già sappiamo di dover fare, e che in qualche modo vogliamo fare, solo che non l’abbiamo fatto o non lo stiamo facendo. La maggior parte di noi sa come si fa; il problema è che non lo stiamo facendo. Perché? Perché non siamo ancora disposti a pagarne il prezzo. Intuiamo il costo, ma non siamo disposti a pagarlo.

Una cosa che potrebbe aiutarci a superare i nostri impedimenti non è nascondere quanto sia costoso il fare discepoli, ma essere del tutto onesti e sinceri sui costi, e portarli alla luce in modo da poter capire quali sono, e poi vedere se c’è qualcosa in noi che potrebbe ribellarsi alla gloria intrinseca di tutto ciò. Dio ha reso pazza la sapienza di questo mondo, con le sue scorciatoie e la produzione in serie, mediante la follia del fare discepoli, come egli fece quando suo Figlio prese una manciata di popolani senza istruzione, investì a fondo in loro, e li mandò per cambiare il mondo.

Che cos’è il fare discepoli?

Se il Grande Mandato è il primo pilastro del fare discepoli, 2 Timoteo 2:2 probabilmente è il secondo.

Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.

Il fare discepoli implica un’attenzione e una guida personale da parte di un cristiano che sta maturando nei confronti di un altro credente “più giovane” nella fede. Essenzialmente è come fare da genitori spirituali, investendo la propria vita in modo intenzionale e relazionale per la crescita e la maturazione spirituale di pochi discepoli, di cui una cui parte consiste nel formare questi discepoli a discepolare a loro volta altri discepoli, che a loro volta ne discepoleranno altri.

Che cosa lo rende così difficile?

Senza dubbio potremmo elencare decine di costi, ma qui ci limiteremo a elencarne sette in particolare, che provengono dal contesto immediato di 2 Timoteo 2:2.

1. Opposizione

Alcuni di noi hanno sentito tante volte 2 Timoteo 2:2, e sono anche in grado di ripeterlo a memoria, ma quanto spesso abbiamo continuato a leggere e ci siamo soffermati sul versetto successivo? “Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo” (2 Timoteo 2:3).

Che cosa dice l’apostolo Paolo subito dopo aver incaricato il suo discepolo Timoteo di fare discepoli che fanno discepoli al versetto 2? Versetto 3: “Sopporta anche tu le sofferenze”. Dovremmo essere sorpresi? Il maestro del fare discepoli in persona fu messo a morte su una croce. E Paolo sta scrivendo questa lettera al suo discepolo da una prigione. Paolo non fu rinchiuso solo perché era un discepolo di Gesù. Se avesse semplicemente amato Gesù e lo avesse tenuto per se stesso, non avrebbe dovuto passare tutti i guai che lo portarono dentro un carcere. No, egli era in prigione perché era prolifico nel moltiplicare la sua vita facendo discepoli.

Uno dei costi del fare discepoli di cui tenere conto (e che potrebbe diventare sempre più pressante negli anni a venire) è l’opposizione, persino la persecuzione. I nemici di Gesù di solito non infastidiscono i cristiani che amano Gesù in privato. Non ne vale la pena. Ma quando i seguaci di Gesù portano frutto nel fare discepoli, diventano bersagli strategici del nemico. Ben pochi oggi sono contrari al fatto che si professi la fede cristiana; è il proselitismo — o il fare discepoli — che ti metterà nei guai.

2. Attenzione

“Uno che va alla guerra non s’immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato” (2 Timoteo 2:4). Viviamo in un’epoca di distrazione. Fare discepoli non finirà in secondo piano solo se ci intratteniamo con lo smartphone o con altre cose fino allo sfinimento. Satana dispone di migliaia di distrazioni preconfezionate, legate a eventi, per distoglierci dal compiacere Gesù nello svolgere il lavoro sporco per fare avanzare il vangelo chiamato fare discepoli. Siamo bombardati non solo con cose che sono delle evidenti perdite di tempo, ma anche con iniziative apprezzabili che, se non stiamo attenti, non integrano l’attività di fare discepoli, ma la soppiantano.

Il costo di non “immischiarsi in faccende della vita civile” include il restare in missione, ma non solo. E’ necessario essere attenti nella pianificazione dei nostri impegni, e l’attenzione è richiesta anche sul momento, a tavola mentre si mangia o quando si beve un caffè, o in qualunque contesto nel quale concediamo la nostra totale attenzione alle persone nelle quali stiamo investendo.

3. Compiacere gli altri

Per alcuni di noi questo è un costo notevole (e troppo esiguo per altri). Il nostro scopo è “piacere a colui che [ci] ha arruolato” (2 Timoteo 2:4), non a chiunque venga in chiesa, o si reputi degno del nostro investimento regolare. Uno degli aspetti più difficili nel processo di fare discepoli è la “selezione”. Gesù ne scelse dodici, e facendo così ne escluse centinaia, se non migliaia, che avrebbero potuto beneficiare del suo tempo e delle sue energie.

Nel fare discepoli, dobbiamo ricordare che il nostro scopo è piacere a Gesù, e questo ci costerà il favore di alcune persone, specialmente quando dobbiamo dire no a un nostro coinvolgimento nel loro programma/evento o anche a disciplinarle personalmente, perché vogliamo salvaguardare il tempo da investire in altri.

4. Perseveranza

Paolo prosegue: “Un atleta non riceve la corona se non ha lottato secondo le regole” (2 Timoteo 2:5). Fare discepoli spesso sembra come fare un lungo giro di pista intorno al campo di un grande stadio. Sarebbe molto più facile prendere una scorciatoia e attraversare il campo. Siamo tentati a prendere scorciatoie elaborando programmi e sistemi per produrre discepoli in serie senza dover pagare di persona il costo che ciò comporta. Discepoli che fanno discepoli non possono però essere prodotti in serie. Ho visto ripetutamente che quando i credenti sono stati discepolati evento dopo evento (ma non con un modo di fare discepoli intenzionale, relazionale e vangelocentrico) vanno in tilt nei momenti più strani.

Conformarsi ai metodi più facili che traggono ispirazione dal mondo della pubblicità (spesso più a un singolo evento) non può produrre lo stesso grado di profondità di trasformazione del vangelo – e poi alla trasmissione e alla moltiplicazione del vangelo — come il fare discepoli investendo la propria vita nell’altra persona.

5. Energia

Un altro costo che l’immagine dell’atleta nel versetto 5 evoca è l’energia necessaria per fare discepoli. Questo è uno dei costi maggiori, e tra i più sottovalutati. Intense conversazioni la mattina presto e la sera tardi svuotano le nostre riserve emotive. E’ molto più facile evitarle e mettersi a guardare la televisione. Fare discepoli ci costa in termini di energia. Ma quando, dopo una lunga giornata, c’è in agenda un incontro a tu per tu o quando c’è un appuntamento la mattina presto dopo aver dormito poco, colui che discepola dice con Paolo: “E io molto volentieri spenderò e sacrificherò me stesso per voi” (2 Corinzi 12:15).

Quando pensiamo di non potercela fare più, continuiamo a correre verso il traguardo come fa un atleta, imparando così la preziosa dinamica di servire con le forze di un altro (1 Pietro 4:11), affidandoci per fede a Dio per ricevere le energie che non crediamo di avere.

6. Prendere l’iniziativa

“Il lavoratore che fatica dev’essere il primo ad avere la sua parte dei frutti” (2 Timoteo 2:6). Fare il primo passo e prendere l’iniziativa è forse l’ostacolo principale per la maggior parte di noi. Abbiamo una visione. Abbiamo selezionato quei pochi in cui investire in modo strategico per un periodo, ma siamo bloccati dal prendere l’iniziativa perché temiamo il potenziale imbarazzo legato al chiedere di incontrarsi insieme regolarmente per leggere la Bibbia e pregare.

L’iniziativa è molto importante oggi. La leadership in gran parte consiste di iniziativa. Non devi avere tutte le risposte; non devi avere già capito tutto. Spesso le persone hanno semplicemente bisogno di qualcuno che rischi l’imbarazzo e di essere frainteso, e che prenda l’iniziativa di iniziare il processo. Naturalmente, una volta fatto questo, è necessario un minimo di programmazione: quanto spesso ci incontreremo, dove ci incontreremo, che cosa studieremo insieme (se mai dovessimo fare degli studi), quanto durerà l’impegno, in quali ambiti questa persona ha bisogno di crescere e di imparare?

7. Tempo

Di tutti i costi, il tempo è forse il maggiore. Fare discepoli, come un agricoltore che prepara un raccolto, richiede molto tempo. Parecchio tempo. Ci vuole tempo per arare il campo, tempo per seminare, tempo per annaffiare, tempo per concimare, poi tempo per mietere. E così sarà anche con il fare discepoli. Non è un singolo incontro, ma spesso un anno intero di incontri regolari. Non è una sola conversazione, ma a volte una conversazione difficile dopo l’altra. Il che richiede pazienza.

Come nell’agricoltura, non vediamo i progressi tutti in una volta. Tuttavia, con il passare dei mesi, è sorprendente vedere quale tipo di raccolto si può avere.

C’è più gioia nel dare

Alla fine, fare discepoli è costoso perché richiede un dare continuo da parte nostra — dare tempo, dare energie, dare attenzione, prendere l’iniziativa, fare sacrifici, affrontare l’opposizione, perdere la privacy, accettare l’oscurità, anche versare lacrime. Fare discepoli non significa solo condividere il vangelo, ma dare le nostre vite (1 Tessalonicesi 2:8), spendersi e sacrificarsi volentieri per le anime di altre persone (2 Corinzi 12:15). Significa dare, dare, dare.

Ma non ha Gesù stesso detto: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35)? Perciò i cuori dei suoi discepoli, nelle loro fatiche nel discepolare altri, stanno imparando a dire: “Ho più gioia nel darti il mio tempo, le mie energie, la mia attenzione, la mia iniziativa che nel tenerli per me stesso”.


David Mathis (@davidcmathis) è il capo redattore del sito desiringGod.org, pastore della chiesa Cities Church a Minneapolis/Saint Paul, e professore aggiunto al Bethlehem College & Seminary. E’ l’autore di Habits of Grace: Enjoying Jesus through the Spiritual Disciplines.

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