Riscoprire la dottrina dimenticata dell’ascensione di Cristo

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L’ascensione è un aspetto spesso trascurato della vita di Cristo, forse perché l’enfasi è abitualmente posta sulla croce e sulla risurrezione. I dibattiti sono generalmente incentrati su quello che la morte di Cristo ha compiuto e sulla dimostrabilità storica della risurrezione. Intanto, l’ascensione viene messa da parte, completamente ignorata.

Forse non si vuole distogliere l’attenzione da questi altri importanti eventi (incarnazione, croce, risurrezione, ritorno). Tuttavia, enfatizzare l’ascensione di Cristo non danneggia queste altre dottrine. Al contrario, una sana enfasi sull’ascensione le valorizza. Nessuno di questi eventi può essere separato, anche se possono essere distinti, e guadagnano ancora più chiarezza e precisione quando consideriamo come sono collegati tra loro. In questo articolo mi propongo di mostrare come collegare l’ascensione di Cristo alle altre dottrine aiuti a bilanciare un’enfasi eccessiva che potrebbe presentarsi quando ci si concentra su una dottrina a spese delle altre. 

L’ascensione e l’incarnazione

L’ascensione è un momento culminante nell’opera di Cristo. Ma come si integra con l’incarnazione? Anziché distogliere il nostro sguardo da Cristo nella carne, l’ascensione ci riporta all’opera di Cristo sulla terra. L’incarnazione non è una fase inferiore che deve essere superata: l’ascensione adempie e continua lo scopo dell’incarnazione.

Gesù discende nella carne e sale nella carne per redimere la carne. La dimensione temporale, materiale e fisica non è pertanto ripudiata nell’ascensione; è affermata. Nell’ascensione del Messia, la carne viene sollevata nella sfera spirituale dove Dio risiede, mostrando che egli dimorerà per sempre con l’umanità. Gesù esalta l’essenza umana e vive in comunione perfetta con Dio. 

L’ascensione perciò conferma l’incarnazione. Ma in che modo specifico questi due movimenti sono in relazione tra loro? In uno egli discende; nell’altro egli ascende. L’ascensione annulla l’incarnazione? La Bibbia non ne parla in questi termini. Il discendere e l’ascendere sono piuttosto collegati, addirittura sono considerati un unico movimento (cf. Efesini 4:9-10; Filippesi 2:5-11).

Cristo è disceso per ascendere. Questi due atti non si annullano a vicenda, ma ristabiliscono quello che la caduta aveva rovinato. La discesa e l’ascesa sono un duplice movimento. Nel primo, Cristo viene a noi nella carne; nel secondo, egli ci porta nella carne a Dio. Cristo discende per portare Dio all’umanità, e ascende per portare l’umanità a Dio.

L’ascensione e la croce

Alcuni potrebbero sostenere che concentrarci sull’ascensione e sulla signoria di Gesù potrebbe farci cadere nella trappola di trascurare la croce. Se l’ascensione riguarda l’esaltazione di Cristo, allora sarebbe facile trascurare l’infamia della croce. Ma l’umiliazione e l’esaltazione di Cristo non possono essere divise in due, con l’una che oscura l’altra. 

Nelle Scritture, l’umiliazione e l’esaltazione vanno insieme. L’ascensione e la croce sono strettamente collegate; separarle significherebbe distorcere entrambe. Sebbene i legami tra la croce e l’ascensione siano numerosi, mi limito ad esaminarne uno solo.  

L’ascensione (così come la risurrezione) rivela la verità sulla croce. Prima dell’ascensione di Cristo, la realtà della croce era nascosta e celata; ora è rivelata. I cristiani di oggi hanno difficoltà a vedere la croce la vedevano inizialmente i seguaci di Gesù. Tutti i loro scritti ci sono pervenuti dopo l’ascensione di Cristo. Essi dunque parlano della croce in modo diverso da come l’avevano vissuta per la prima volta. Paura, cordoglio e confusione riempivano i loro cuori quando Cristo fu crocifisso. Le tenebre riempivano non solo il cielo ma anche il loro essere mentre Cristo veniva inchiodato alla croce come un criminale. La croce era la più grande tragedia che essi avessero mai conosciuto. 

L’unica ragione per cui più tardi poterono parlare della croce come fondamentale per la buona notizia è perché sulla croce il Padre giustifica l’opera di Cristo. Soltanto dopo la croce emerge chiaramente che l'umiliazione di Cristo diventa la sua via verso la gloria. L’umiliazione e l’esaltazione si fondono, ma soltanto dopo che l’esaltazione viene conferita. L’ascensione non fa a pezzi la croce e l’umiliazione. Nella sua ascensione Cristo, che rimane eternamente colui che è stato umiliato, diventa esaltato. Una cosa deve condurre all’altra.                                                                                               Ne consegue che l’ascensione del Messia conferma e rivela la verità della croce di Gesù. Ciò che sembrava umiliazione per i Giudei e pazzia per i Greci, Dio giustifica. Questo fa dell’umiliazione di Cristo la sua vittoria e la forza centralizzante per gran parte del Nuovo Testamento. L’ascensione ha sollevato il velo sulla gloriosa croce di Cristo. E’ stato l’evento di auto-dichiarazione.

L’ascensione e la risurrezione

Forse la dottrina più difficile da cui distinguere l’ascensione è la risurrezione. Gli autori biblici a volte passano dalla morte di Gesù alla sua esaltazione, unendo in tal modo la risurrezione e  l’ascensione sotto il titolo di “esaltazione” (cf. Atti 5:30-31). La risurrezione e l’ascensione sono inscindibili, perché l’ascensione è semplicemente una conseguenza naturale della risurrezione.

Tuttavia, questi due eventi collegati vanno distinti. Quando Maria si aggrappa a Gesù nel suo stato risorto, Gesù afferma che deve ancora ascendere al Padre (Giovanni 20:17). L’ascensione non estende semplicemente la vita del Cristo risorto; la sua vita ora dimora in un nuovo luogo, e quel luogo conferma e legittima la sua vita. 

La risurrezione si riferisce alla risurrezione fisica di Gesù dai morti, mentre l’ascensione si riferisce al passaggio del corpo esaltato di Cristo dalla terra al cielo. Nella risurrezione, Gesù conquistò la morte; nell’ascensione egli fu esaltato alla destra del Padre.                                       I cristiani credono che Gesù non solo vive ma anche regna, e che un giorno ritornerà. Nell’ascensione, Cristo ottenne una posizione di onore senza precedenti che egli non possedeva nell’intervallo tra la sua risurrezione e ascensione. La risurrezione conferma che Gesù è il Messia e il Figlio di Dio, ma la sua esaltazione lo rende Signore.

Anche se la risurrezione e l’ascensione di Cristo fanno parte dello stesso copione, andrebbero sempre distinte. La risurrezione ha giustificato Cristo, ma la sua ascensione ha confermato quella giustificazione. L’ascensione non è una mera appendice della risurrezione. È un evento a sé stante. 

L’ascensione e l’escatologia

Infine, l’ascensione non solo chiarisce ed eleva l’incarnazione, la croce e la risurrezione, ma anticipa anche la venuta futura di Cristo. L’ascensione non è il momento culminante o la fine della storia. Essa segna l’inizio della fine. 

L’età presente ha un limite temporale. Anche se l’ascensione del Messia è essenziale, è pure temporanea. Egli ritornerà sulla terra per consumare tutte le cose. La parousia quindi non dovrebbe essere considerata soltanto un evento futuro, ma un qualcosa che deve essere rivelato che però è già presente. La signoria di Gesù è attualmente nascosta in cielo. Quando egli ritornerà, la renderà pienamente visibile a tutta la terra.

Quando la chiesa nel presente grida: “Vieni, Signore Gesù!” (Apocalisse 22:20), confessa la sua fede nell’esaltazione di Gesù. Supplicarlo di venire afferma che non ogni occhio comprende questo, e chiamarlo Signore afferma che egli già regna. Viviamo nel periodo di mezzo, aspettando che egli completi la sua opera. 

Il ritorno di Gesù mantiene gli occhi della chiesa rivolti al giorno futuro. Ci rende grati per il ministero presente dello Spirito e grati per l’attuale vittoria di Cristo. Mantiene vivo in noi il desiderio del suo ritorno.


Patrick Schreiner insegna Nuovo Testamento e Greco presso il Western Seminary a Portland, Oregon. Puoi abbonarti al suo podcast, Food Trucks in Babylon e puoi seguirlo su Twitter.

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