Quattro consolazioni per cristiani ansiosi
L’ansia e la depressione colpiscono persone di ogni tipo, indipendentemente dalla maturità spirituale. Nella Bibbia vediamo che la fede può crescere anche tra paure e angosce. Ma c’è una tensione qui: seguire Cristo non ci evita le difficoltà, tuttavia siamo chiamati ad affrontarle in modo diverso da chi non segue Cristo.
Un modo per farlo è meditare sulla Parola di Dio: trarre le sue implicazioni, essere curiosi su ciò che leggiamo e collegare la Scrittura alle nostre reali circostanze. Le nostre difficoltà sono certamente influenzate da fattori di tipo sociale, biologico, psicologico e spirituale, pertanto cercare il parere di un medico può essere una parte importante del processo. Tuttavia, Paolo ci ricorda in Romani 12:2 che la nostra mente ha una notevole capacità di operare un cambiamento. Egli ci esorta ad essere trasformati mediante il “rinnovamento” delle nostre menti. Ma come avviene tale rinnovamento?
Riconosci e ricorda
Leggere la Bibbia non ci garantisce che non avremo più paura, che non saremo più rassegnati, disperati o preoccupati. Questa non è la trasformazione che ci è stata promessa. Piuttosto, il Vangelo ci spinge a crescere sempre di più nella somiglianza a Cristo—anche se le nostre circostanze e le nostre sofferenze non cambiano. La vera prova di maturità spirituale non consiste dunque nell’assenza di problemi di salute mentale quanto piuttosto nel modo in cui reagiamo ad essi. L’autore di Lamentazioni ci offre un modello utile:
Io ricordo sempre [la mia afflizione],
e ne sono intimamente prostrato
Ecco ciò che voglio richiamare alla mente,
ciò che mi fa sperare:
è una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti;
le sue compassioni infatti non sono esaurite. (Lam. 3:20-22)
Possiamo riconoscere la profondità della nostra sofferenza e al tempo stesso scegliere di ricordare il carattere di Dio e le sue promesse. Facendo questo, la Parola di Dio vivente ed efficace (Ebrei 4:12) agisce dentro di noi, aiutandoci a volgere i nostri cuori a lui. La Scrittura offre molte verità piene di speranza che possiamo richiamare alla mente. Eccone quattro che hanno aiutato me e le persone a cui fornisco consulenza.
1. Non siamo soli.
Quando soffro di ansia e di stress, mi sento isolata e sola. Io devo risolvere questa cosa, e devo portare questo peso sulle mie spalle. Ma nel mezzo di questa difficoltà, posso trovare speranza nella promessa di Cristo che egli sarà sempre con me (Matteo 28:20).
Questa promessa può sembrare un po’ scontata nei momenti di sofferenza, ma dobbiamo ricordare la sua importanza nella teologia cristiana. L’intera narrativa biblica fa i conti con la domanda di come un Dio santo può continuare ad essere presente tra persone peccatrici. Ristabilire la relazione spezzata tra Dio e l’umanità è così importante per Dio che egli ha mandato suo figlio a soffrire e a morire per noi. La presenza di Dio con me significa che non sono mai veramente sola, a prescindere da come mi sento. Egli ha portato il cielo sulla terra per garantire questa realtà.
2. Siamo uniti a Cristo.
Quando ci identifichiamo con Cristo, dobbiamo pensare a lui come al nostro sostituto. Paolo scrisse in 2 Corinzi 5:21: “Colui che non ha conosciuto peccato, [Dio] lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui”. Considera questo per un momento: mediante la fede, Cristo diventa la nostra giustizia! Depressione ed ansia possono scoraggiarci e portarci a costruirci un’identità basata sulla nostra paura o disperazione. Dimentico facilmente che il mio problema più grande è il peccato e che Cristo mi ha già redento dal suo potere. Dato che Dio ha già fatto questo, come posso non fidarmi di lui anche per le mie altre difficoltà (Romani 8:32)?
Il Vangelo mi esorta a vivere con una nuova realtà: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20). Cristo ci invita ad identificarci con lui nella nostra sofferenza. In Cristo, troviamo la forza per affrontare le sfide quotidiane.
3. Facciamo parte di una storia redentiva più grande.
La narrativa biblica ci mostra come considerare le nostre prove e sofferenze. Le mie paure stanno molto a cuore a Dio, ma non sono tutta la storia. In effetti, le sfide che ho affrontato hanno rivelato la mia inclinazione verso l'autosufficienza. Dio sta pianificando qualcosa di molto più grande che risolvere il mio problema. Invece, egli sta usando le mie prove per cambiarmi (Romani 8:28-29).
Romani 8 è uno dei miei capitoli preferiti di tutta la Bibbia perché mi ricorda che anche se tutta la creazione è caduta nel peccato, questo non può annullare il proponimento e il piano divino di usare ogni cosa per compiere il bene. Questo non significa che per i discepoli di Cristo la vita sarà facile, tuttavia significa che le prove e le sofferenza hanno uno scopo. Dio è sempre impegnato a perseguire la sua gloria e la nostra crescita nella somiglianza a Cristo. Niente è sprecato.
4. Abbiamo la speranza dell’eternità.
Nella sua lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo ci ricorda che “la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne” (2 Corinzi 4:17-18).
Potremmo pensare che Paolo stia sminuendo il dolore e la pena che accompagnano la sofferenza, ma Paolo non era privo di esperienza in fatto di sofferenza. Egli fu flagellato, fece naufragio, passò intere notti insonni, patì la fame e fu circondato da pericoli da tutte le parti (2 Corinzi 11:24-28). Oltre a ciò, egli fu talmente oppresso da “disperare perfino della vita” (2 Corinzi 1:8-9). Quando Paolo dice che la nostra afflizione è “momentanea”, non parla come una persona che ha sofferto solo per un momento.
Piuttosto, Paolo arriva a questa conclusione rivolgendo la sua mente all’eternità. Egli definisce la sua afflizione “leggera” e “momentanea” perché non è paragonabile al “peso eterno di gloria” preparato per coloro che conoscono e seguono Cristo. La mia speranza non è riposta nell’assenza di stress, paura o disperazione; piuttosto, la mia speranza è riposta nella gloria futura che mi attende grazie a Cristo, indipendentemente da come vanno a finire le mie circostanze o da come reagisco emotivamente ad esse.
Infine, non sarebbe corretto non riconoscere che il rinnovo della nostra mente avviene più facilmente nelle relazioni con altre persone. Nei versetti immediatamente successivi la descrizione del rinnovamento della nostra mente, Paolo sottolinea l’importanza del corpo di Cristo (Romani 12:3-8). Imparare ad estrarre le verità bibliche e collegarle alle tue circostanze particolari richiede tempo e pratica. Parlare di queste cose con un altro credente maturo o con un consulente biblico può essere un grande passo per rendere questi collegamenti più rilevanti.
Beth Claes è la direttrice della consulenza spirituale della chiesa New Heights a Vancouver (Canada). Ha un dottorato in psicologia e ha esercitato la professione da una prospettiva psicologica tradizionale per 10 anni prima di passare ad un approccio vangelocentrico. È sposata e ha tre figli. Sul suo blog (Wrestled Faith) sono disponibili altri suoi articoli.
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