Quando nel ministero ci sembra di costruire castelli di sabbia mentre la marea avanza

A volte nel ministero sembra che niente di quello che stai facendo vada bene e che tutti i tuoi sforzi siano inutili. Come quando investi centinaia di ore con una coppia sposata solo per vedere il loro matrimonio naufragare. Come quando ascolti, preghi e piangi con un membro di chiesa depresso per poi venire a sapere che si è suicidato. Come quando dai tutto te stesso a un discepolo soltanto per vederlo abbandonare completamente la fede.

Ci sono poche cose che ti fanno sentire impotente e che ti spezzano il cuore come vedere una persona che ami prendere decisioni che la danneggiano in questa vita e forse anche in quella futura. Più sono le ore che hai investito, le preghiere che hai fatto e le lacrime che hai versato, più è una cosa a cui è difficile assistere. Sono momenti in cui nel nostro ministero ci sembra di costruire castelli di sabbia mentre la marea avanza. In questi momenti ci chiediamo se tutti gli sforzi che facciamo valgono qualcosa.

Non siamo i primi a sentirci in questo modo. Infatti, la Bibbia ha molto da dirci in questi momenti. Queste sono cinque verità bibliche che dobbiamo tenere in mente se vogliamo andare avanti e non perderci d’animo.

Noi piantiamo e annaffiamo, ma solo Dio fa crescere 

Quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! - 1 Corinzi 3:7

La nostra chiamata è di piantare e annaffiare, ma solo Dio può produrre il vero cambiamento del cuore. E’ frustrante quando sembra che Egli non faccia crescere, almeno non quando e non come vorremmo noi. Tale frustrazione viene moltiplicata quanto più abbiamo a cuore quella persona e quante più ore abbiamo trascorso a parlare e pregare con lei. Se questo castello di sabbia è tuo figlio, non esistono parole per esprimere il dolore, la paura, l’inquietudine e il dubbio che potresti sperimentare.

Giobbe e Davide ci offrono spazio per lottare con Dio in questi momenti. Charles Spurgeon una volta ebbe a dire: “Le migliori preghiere che ho ascoltato durante i nostri incontri di preghiera sono state quelle più piene di argomentazioni. A volte il mio cuore si è alquanto sciolto ascoltando fratelli che andavano davanti a Dio avvertendo un profondo bisogno di ricevere misericordia, perché prima hanno supplicato Dio di concedergliela per questo motivo, e poi per un secondo motivo, e poi per un terzo e poi per un quarto e un quinto finché hanno risvegliato il fervore dell’intera assemblea”.

Mentre investiamo nelle persone, preghiamo per loro, piangiamo con loro e le supplichiamo, dobbiamo sempre riconoscere che la chiave del cuore non è nelle nostre mani. Noi piantiamo e annaffiamo, ma solo Dio fa crescere.

Il nostro lavoro è realmente importante

E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci? - Romani 10:14

Sarebbe facile a questo punto gettare la spugna e domandarci se i nostri sforzi valgono qualcosa. Assolutamente sì! Sono importanti come quelli del seminatore che pianta, del contadino che annaffia e del soldato che combatte.

Ho vissuto a Pisa per quattro anni dove ogni giorno vedevo il vangelo rifiutato e persino deriso. Durante la guerra, come mi è stato riferito, c’erano uomini a Pisa e in altre città italiane che avevano il compito di piazzare bombe sui ponti. Se e quando quelle bombe dovevano esplodere, non era loro decisione. Quella decisione era riservata al Colonnello o al Generale che aveva un quadro migliore della situazione. Nonostante questo, il compito di piazzare quelle bombe era un compito serio e necessario.

Perché allora le mie bombe non sono esplose? Innanzitutto, non puoi sapere se esploderanno. Secondo, in qualche modo Dio benedirà la tua mancanza di frutto. Forse Egli sceglierà di operare più in te che attraverso di te, ma Egli opererà. Terzo, le bombe non sono tue.

Comprendere questo è stato molto utile per farmi capire che ho un vero ruolo da giocare. Il nostro lavoro è realmente importante, le nostre preghiere sono realmente importanti e le nostre lacrime sono realmente importanti. Soltanto nella prossima vita saremo in grado di conciliare pienamente la nostra reale responsabilità con la sovranità di Dio e comprendere il Suo piano. Ma, fino a quel giorno, noi continuiamo a lavorare.

Non ci perdiamo d’animo

Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d'animo - 2 Corinzi 4:1

Leggendo le lettere di Paolo alle chiese e ai pastori di chiese, si ha l’impressione che il suo ministero fosse un disastro totale. Quasi ovunque guardiamo nel Nuovo Testamento troviamo grandi problemi. I Galati stavano credendo in un altro vangelo, a Corinto c’erano divisioni sulla leadership e gravi fallimenti morali, la chiesa di Roma aveva divisioni etniche, i Filippesi erano alle prese con profonde sofferenze e gli Efesini stavano probabilmente iniziando a credere in una forma primitiva del vangelo della prosperità.

Ma Paolo non si perde d’animo, perché sa a chi appartiene veramente il ministero: a Gesù. Noi siamo amministratori, ambasciatori, soldati e collaboratori. Dio è colui che serviamo e i nostri occhi devono essere continuamente fissi su Lui e non sul frutto del nostro ministero, altrimenti diventeremo intollerabilmente orgogliosi o saremo tentati a disperarci e mollare tutto.

Non siamo i Salvatori degli uomini

Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù - 2 Corinzi 4:5

Noi non salveremo nessuno. Non importa quali sono i nostri doni, la nostra formazione, la nostra istruzione, il nostro successo o la nostra consacrazione, non abbiamo quel che serve per cambiare un cuore. Solo Gesù può farlo. Così indichiamo Lui. Se pensiamo di poter salvare qualcuno, ci perdiamo nella nostra co-dipendenza egoistica e il risultato sarà sempre l’orgoglio o la disperazione, che sono due atteggiamenti inappropriati per un cristiano.

Noi siamo semplicemente un cartello che indica il Salvatore. Siamo la guida, non l’eroe. Noi indichiamo Gesù.

Siamo tutti castelli di sabbia in attesa della marea

Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate - Apocalisse 21:4

Noi e il mondo in cui viviamo siamo pallidi accenni di ciò che sarà. Il ritorno di Gesù sarà come una marea che sommergerà ognuno di noi. Per alcuni questa sarà una marea di giudizio, ma per coloro che seguono Gesù, sarà una marea di restaurazione. Lavoriamo con questa marea in mente.

Un giorno, saremo ripuliti dai nostri fallimenti, dalle nostre malattie, dalla nostra tristezza e dal nostro dolore. Gioiremo per l’eternità con dei corpi nuovi in nuovi cieli e in una nuova terra. Non ci disperiamo, non gettiamo la spugna e non ci perdiamo d’animo. Noi lavoriamo in vista di quel giorno. Lavoriamo per quella marea. Lavoriamo per il nostro Signore.


Jim è il pastore per l’insegnamento della Orlando Grace Church. Lui e sua moglie Angela intervengono come oratori in conferenze sul matrimonio. Jim si è laureato in teologia presso il Reformed Theological Seminary di Orlando. Seguilo su twitter: @Jimdavis79.

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