Prudenza sì, ma dobbiamo lo stesso occuparci dei poveri

I ministeri di misericordia possono essere pericolosi per la salute di una chiesa.

Per fare un esempio, la loro attrattiva ci può tentare ad allontanarci dalle priorità che hanno una ricompensa meno immediata. Gli effetti della predicazione, del counseling e del mentoring nelle vite delle persone sono difficili da misurare, mentre è possibile contare il numero di confezioni di pasta distribuite ai poveri, e si può conoscere il numero esatto di cappotti che la tua chiesa ha dato ai bambini bisognosi. Non solo questo, ma le persone (di solito) sono molto grate per l’aiuto che dai loro; molte di meno sono quelle che ti ringraziano con entusiasmo quando predichi loro il vangelo. Aggiungi a questo l’applauso di un mondo che non vede nel cristianesimo molto altro che meriti di essere apprezzato, e avrai un ministero che sarà popolare dentro e fuori la tua congregazione.

A causa di questo, a volte le chiese possono essere distratte dalla proclamazione del vangelo dai bisogni dei ministeri di misericordia. E’ facile lasciare che sempre più energie e risorse della chiesa siano destinate a opere di servizio pratico e mettere da parte la proclamazione del vangelo. Questo è pericoloso per la vita della chiesa, per cui sono contento che qualcuno abbia lanciato un campanello d’allarme. Sono grato per la puntualità e la fedeltà di molte persone nel chiamare la chiesa a restare fedele alla sua missione principale. Lo sono davvero.

Tuttavia sono anche preoccupato.

Quanto costa aiutare i poveri

Se la tua chiesa vuole davvero aiutare i bisognosi, vi costerà sia in termini comunitari sia individuali.

Negli  Stati Uniti, le chiese tendono a pensare ai ministeri di misericordia in termini di aiuti economici alle persone bisognose. E mentre l’aiuto economico spesso è molto importante, è solo una parte di un quadro più ampio. I poveri stessi tendono a descrivere i loro bisogni meno in termini economici (“Ho bisogno di più soldi”, “Ho bisogno di più cibo”) e più termini affettivi e sociali (“Mi sento invisibile”, “Mi sento privo di speranza”, “Mi sento insicuro sul futuro”). Una chiesa con un ministero di misericordia dinamico cercherà quindi di amare il suo prossimo facendo fronte a tutti i suoi bisogni: fisici, emotivi e spirituali.

Oltre a condividere il vangelo, ciò potrebbe voler dire aiutare le persone a procurarsi il cibo, fare amicizie, trovare un alloggio, offrire counseling, istruzione e formazione lavorativa o programmi di disintossicazione. Può essere una sfida ardua. Onestamente, è più facile non farsi coinvolgere.

E se ti metti ad aiutare gente nel bisogno, ben presto le cose si complicano. Per ogni persona che ha veramente bisogno del tuo aiuto, sembra che ce ne siano due che cercano di approfittarsi di te.

Le persone che vivono in situazioni di bisogno estremo —sia nel caso in cui la loro sofferenza  sia auto-inflitta, sia nel caso in cui siano delle vittime, o un mix dai due — hanno di solito un complesso ecosistema di problemi e sfide. I problemi spesso appaiono enormi; fare la differenza anche per una sola persona può essere estenuante. Il fatto che ci sono così tante persone nel bisogno fa apparire i ministeri di misericordia come un tentativo di svuotare l’oceano con un secchio.

La tentazione di nascondere la disubbidienza con delle scusanti

Considerato tutto questo, e considerate le peggiori tendenze del mio cuore, so quanto è facile nascondersi dietro a sottigliezze teologiche e cautele ecclesiologiche per scusare la nostra mancanza peccaminosa di cura e di misericordia. Il nostro egoismo spesso ci impedisce di amare il nostro prossimo.

Dobbiamo quindi stare in guardia contro la tentazione a disubbidire al vangelo trascurando la chiamata a mostrare misericordia, giustificando il nostro peccato con formulazioni teologiche.

In tutta onestà, non ho in mente nessuno di specifico mentre scrivo queste parole. Voglio semplicemente mostrare il pericolo. C’è un motivo se Gesù ha raccontato così tante parabole che ci insegnano a essere amorevoli e misericordiosi.

Valuta il tuo cuore, la tua gente e le tue strutture

Se sei un pastore, misura la temperatura del tuo cuore. Il vangelo ha portato il frutto della compassione e della misericordia nella tua anima? O trovi scuse per non essere disturbato dai bisogni delle persone estranee alla tua chiesa?

Poi misura la temperatura della tua congregazione. Le persone sotto la tua cura si sentono spinte dal vangelo a mostrare l’amore di Cristo ai bisognosi? Vedi l’evidenza che le persone della tua chiesa sono più interessate ad aiutare il povero e il debole di quanto lo sia il non credente medio?

Per ultimo, fai un esame onesto di com’è strutturata la tua chiesa. Ci sono modi in cui potresti incoraggiare la tua gente a mostrare questo tipo di ubbidienza? Ci sono sottili pressioni sociali che impediscono ai membri della tua chiesa di dedicarsi ai bisognosi?

Amare il povero è una gioia  

La verità è che amare il povero e il bisognoso è una fonte di gioia per il popolo di Dio, anche se a volte sembra un peso. Il messaggio del vangelo ci ricorda che Dio si è avvicinato a noi per provvedere per noi nel momento del nostro bisogno. Quando i cristiani interiorizzano questa buona notizia, essa li porta ad agire con generosità, perdono e compassione verso i poveri e gli indifesi. Pur tenendo conto delle diverse sfumature e adottando le necessarie cautele, le nostre chiese dovrebbero comunque essere caratterizzate da una cura solerte e profonda per coloro che si trovano nel bisogno.


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