Perché Satana vuole farti credere che sei solo
“Sono sicuro che nessuno ti ha mai confessato questo”.
“È una cosa davvero brutta. Ora penserai cose orribili su di me”.
“Tutti mi odierebbero se sapessero ciò a cui stavo pensando”.
“Nessuno mi ama per quello che sono”.
Ho sentito ognuna di queste frasi pronunciate con disperazione da persone sedute nel mio ufficio. Parole crude, fragili, strazianti. Esse rivelano la solitudine paralizzante delle persone e la loro paura di essere destinate a rimanere sole.
Ci sono passato anch’io. Lo scoraggiamento sfociò nella depressione, e moltiplicai la mia angoscia impantanandomi nel peccato. Pensavo che nessuno mi avrebbe capito. Avevo troppa paura di chiedere aiuto. Le bugie aggravarono il peccato.
Satana mente
Satana diffonde bugie. Egli vuole che tu creda che Dio non è buono, che tu sei solo e che la tua vergogna non potrà mai essere cancellata. Ognuna di queste bugie è un profondo inganno. 1 Pietro 5:8 ci ricorda: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. Non farti ingannare, dice Pietro; devi combattere per stare lontano dalle fauci del nemico. C’è qualcuno che vuole distruggerti.
Come possiamo combattere le bugie del nemico? Non è un caso che l’ammonizione di Pietro di stare in guardia da Satana venga subito dopo l’esortazione rivolta agli anziani di pascere il gregge, e la conseguente chiamata all’umiltà. Pietro sa infatti che un gregge umile e unito è una potente forza contro le insidie di Satana: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1 Pietro 5:6-7).
Non è un consiglio singolare? Qual è legame tra gli attacchi di Satana, umiliare noi stessi e gettare le nostre preoccupazioni su Dio? Pietro mette il dito su un nostro punto debole in cui Satana ci colpisce: le nostre preoccupazioni, che ci allontanano da Dio e dalla comunità e ci portano a chiuderci in noi stessi.
Quando affrontiamo lo stress e la paura con il nostro orgoglio, Satana è alle nostre calcagna.
Quando siamo preoccupati, non ci sembra che la tentazione più grande sia quella di essere orgogliosi. Ci sentiamo abbattuti. E tuttavia vedi come le osservazioni che esprimono preoccupazione possono essere delle sottili forme di orgoglio? Prendiamo questa: “Non c’è nessuno che mi ami per quello che sono”. C’è qualcuno che è onnisciente? Vedi il giudizio nell’affermazione? Chi parla si erge sopra coloro che cercano di amarlo e dichiara la loro mancanza di compassione.
Se crediamo che nessun altro sia in grado di capirci o aiutarci nelle nostre lotte, ci arroghiamo lo status di supereroi. Rispondiamo alle enormi preoccupazioni che ci affliggono con la sciocca convinzione che se solo ci diamo da fare—o se solo proviamo quest’altra cosa—noi saremo in grado di risolvere il nostro problema. Loro non mi possono assolutamente aiutare.
Non lottare da solo
Quando ci focalizziamo su noi stessi, facciamo il gioco del diavolo. La sua tattica è semplice: separare le pecore in difficoltà dal gregge convincendole a rispondere al peccato e alle preoccupazioni da sole, con orgoglio, non con Cristo e la comunità.
Quando ero ragazzo, mi piaceva giocare a basket. Avevo talento a rimbalzo e il mio tiro non era male, ma mi mancava la capacità di palleggio. Giocare contro squadre che si difendevano pressando a tutto campo mi spaventava. Il coach mi spostava in difesa per aiutare la squadra a rompere il pressing. Quando la difesa collassa su di te, la tentazione universale è smettere di palleggiare e metterti la palla nella pancia per proteggerla. È la cosa peggiore che puoi fare. Palleggia per uscire dalla trappola, o ancora meglio, passa la palla. Qualunque cosa tu faccia, non abbassare la testa e non rimanere con la palla stretta tra le mani.
Così è quando l’ansia colpisce. Possiamo essere tentati a ritirarci e isolarci mentre cerchiamo di risolvere da soli i nostri problemi.
Sei preoccupato? Alza il tuo capo. Guarda prima di tutto a Dio, e poi guarda alla sua famiglia.
La forza del credere che siamo soli ci intrappola nella vergogna. Ci induce a credere che possiamo tirarci fuori dai nostri problemi da soli.
Spezza il ciclo. Grida a Dio. Chiama il tuo pastore. Parla con un fratello in Cristo fidato. Contatta un consulente spirituale. Non sei mai solo.
John Beeson è uno dei pastori della New Life Bible Fellowship a Tucson, Arizona. Ha frequentato il Gordon College e il Princeton Theological Seminary. È sposato e ha due figli. Ha un blog: The Bee Hive.
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